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Bilancio Ue da 2.000 miliardi, pioggia di critiche dagli Stati membri: "Incremento inaccettabile"

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Bilancio Ue da 2.000 miliardi, pioggia di critiche dagli Stati membri: 'Incremento inaccettabile'

La Commissione Europea ha presentato un progetto di bilancio pluriennale straordinario da 2.000 miliardi di euro, destinato a coprire il periodo 2028-2034. Una cifra mai raggiunta prima, pensata per affrontare in modo sistemico le sfide geopolitiche, tecnologiche e ambientali che attendono l’Unione. Il piano, illustrato dalla presidente Ursula von der Leyen, prevede un aumento esponenziale delle spese per la difesa e il settore spaziale, con una voce dedicata da ben 130 miliardi di euro, quintuplicata rispetto al periodo precedente. “È un bilancio che guarda al futuro, senza chiedere un solo euro in più ai contribuenti nazionali”, ha assicurato Von der Leyen, cercando di placare le prime reazioni critiche arrivate già nelle ore successive.

Bilancio Ue da 2.000 miliardi, pioggia di critiche dagli Stati membri

A Berlino, però, la risposta è stata tutt’altro che rassicurante. Il governo tedesco ha definito “inaccettabile” l’incremento complessivo del bilancio, con il cancelliere Friedrich Merz che ha parlato di “una deriva espansiva che non tiene conto dei limiti delle finanze pubbliche dei singoli Stati”. Anche altri Paesi del cosiddetto “fronte del nord”, come Olanda, Svezia e Danimarca, si sono detti contrari a un piano che rischierebbe di accrescere il debito comune senza garanzie sufficienti. La questione non è solo economica, ma anche politica: dopo l’avanzata delle forze conservatrici ed euroscettiche alle ultime elezioni europee, molte capitali stanno rivedendo i propri impegni verso l’integrazione finanziaria.

Le rassicurazioni della Commissione non bastano

Nel corso della conferenza stampa, Von der Leyen ha ribadito che nessuno Stato membro sarà chiamato a versare più risorse rispetto a quanto già previsto dal quadro finanziario attuale. I fondi aggiuntivi proverranno – secondo la Commissione – da una riforma dei meccanismi di contribuzione interna e da nuove entrate autonome, come la tassa sulle transazioni finanziarie e il contributo sul carbonio alle frontiere. Tuttavia, queste misure non convincono i governi più scettici, che temono una redistribuzione poco equa e la difficoltà di mantenere la sostenibilità fiscale a lungo termine. Il commissario al Bilancio Johannes Hahn ha parlato di una “svolta necessaria per salvaguardare la competitività europea”, ma anche lui ha ammesso che il negoziato sarà lungo e complesso.

Difesa europea e sovranità spaziale: le priorità

La voce che più ha fatto discutere è quella relativa alla difesa: dai 26 miliardi del bilancio precedente si passerà a 130 miliardi, destinati a finanziare un esercito europeo più integrato, l’acquisto congiunto di armamenti e la cyber-difesa. Anche il programma spaziale Galileo riceverà un notevole incremento di fondi, con l’obiettivo di ridurre la dipendenza da tecnologie americane e cinesi. Si tratta di scelte coerenti con la nuova linea strategica di “sovranità europea”, promossa dalla Commissione e appoggiata da Francia, Italia e Spagna. Ma proprio queste priorità spaccano l’Unione, poiché i Paesi più piccoli e quelli con una tradizione di neutralità, come Irlanda e Austria, temono una deriva militarista in contrasto con i principi fondanti dell’Ue.

L’Europarlamento promette battaglia
Oltre agli Stati membri, anche il Parlamento europeo si prepara a dare battaglia. Alcuni gruppi, come i Verdi e la Sinistra unitaria, si oppongono frontalmente all’aumento delle spese per la difesa e chiedono un riequilibrio verso il welfare, la transizione ecologica e i fondi di coesione. Al contrario, l’Ecr e il Ppe vogliono condizionare il via libera del Parlamento a una maggiore attenzione al controllo dei confini, alla sicurezza energetica e alla lotta all’immigrazione illegale. Le prime audizioni parlamentari hanno mostrato un’Unione spaccata in almeno quattro blocchi, con divergenze profonde che rischiano di rendere il piano inapplicabile senza compromessi radicali. La procedura per l’approvazione richiederà almeno due anni, tra passaggi tecnici, votazioni in aula e ratifiche nazionali. Intanto, la macchina negoziale è già partita, tra pressioni incrociate, veti incipienti e un’opinione pubblica sempre più attenta a come vengono impiegati i fondi europei.

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