Borse: la debole crescita cinese condiziona i mercati asiatici

- di: Redazione
 
I mercati borsistici asiatici hanno risentito, nelle contrattazioni odierne, della debole crescita della Cina nell'ultimo trimestre rispetto a quelle che erano le previsioni (6,3%, ben al di sotto del 7% che ci si aspettava). Il quadro generale deve tenere, comunque, conto che i mercati giapponesi sono stati chiusi per una festività, mentre la borsa di Hong Kong non ha tenuta la sua seduta a causa di un tifone di cui era stato annunciato per tempo l'arrivo.

Borse: la debole crescita cinese condiziona i mercati asiatici

L'indice Shanghai Composite è sceso dell'1,1% a 3.201,09. L'economia cinese dovrebbe rallentare ulteriormente nei prossimi mesi, anche se gli investitori si aspettano che Pechino attui un pacchetto di misure per sostenere la crescita.

A Seul, il Kospi ha perso lo 0,4% a 2.617,03, mentre l'S&P/ASX 200 australiano è sceso di meno dello 0,1%, a 7.301,90. Il SET di Bangkok ha guadagnato lo 0,6%, il Sensex indiano lo 0,2%.
Venerdì, nella seduta di chiusura della settimana di Wall Street, l'S &P 500 è sceso dello 0,1% a 4.505,42, mentre il Dow Jones Industrial Average è salito dello 0,3% a 34.509,03 e il Nasdaq Composite è arretrato dello 0,2% a 14.113,70.

Mentre gli analisti prevedono il peggior calo degli utili per azione per le società S&P 500 dalla primavera del 2020 (cosa che segnerebbe un terzo trimestre consecutivo in cui i profitti sono crollati) e due rapporti hanno mostrato che l'inflazione negli Stati Uniti ha continuato a diminuire a giugno, ora l'attenzione è sulle prossime mosse della Federal Reserve che, dopo un temporaneo stop alla sua politica di aumenti ravvicinati dei tassi di interesse, nella riunione fissata tra due settimane, potrebbe decidere un nuovo rialzo. Con gli investitori che sembrano scommettere che potrebbe essere l'ultimo rialzo.
Il greggio di riferimento statunitense ha perso 72 centesimi a 74,70 dollari al barile nel commercio elettronico sul New York Mercantile Exchange. Il greggio Brent, la base dei prezzi per il commercio internazionale, è sceso di 74 centesimi a 79,13 dollari al barile.
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