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Il carovita esplode: voli europei +156%, olio d’oliva +60% in 4 anni

- di: Marta Giannoni
 
Il carovita esplode: voli europei +156%, olio d’oliva +60% in 4 anni

Rincari da record sui viaggi e generi alimentari tra crisi Ucraina e shock energetico.

(Foto: Massimiliano Dona, presidente Unione nazionale consumatori).

Il costo della vita in Italia ha subito impennate drammatiche negli ultimi quattro anni, colpendo soprattutto chi viaggia, mangia o semplicemente accende la luce. A lanciare l’allarme è l’Unione Nazionale Consumatori (Unc), che ha rielaborato i dati Istat in una classifica dettagliata dei rincari registrati tra giugno 2021 e giugno 2025. È una fotografia eloquente del peso che la guerra in Ucraina, lo shock energetico e l’instabilità globale continuano ad avere sulle tasche degli italiani.

I rincari shock: cosa vola davvero più in alto

Secondo l’Unc, i rincari più pesanti si registrano nel settore dei trasporti aerei: i voli europei sono aumentati del 156,5% rispetto a giugno 2021, mentre i voli nazionali sono cresciuti del 124,9%. Solo nell’ultimo anno, i collegamenti interni hanno visto un ulteriore incremento del 38,7%. Sono numeri che raccontano l’impatto esplosivo del caro-carburante, delle tensioni internazionali e della ripresa post-Covid su un settore già fragile.

Al terzo posto tra i beni più colpiti si trova l’olio d’oliva, che ora costa quasi il 60% in più rispetto a quattro anni fa. Seguono il burro (+58,6%) e l’energia elettrica nel mercato libero (+54,7%). Aumenti pesanti anche per i gioielli (+53,5%), alberghi e motel (+52,7%), riso (+49,1%) e caffè (+46,6%). Chiude la top ten il prezzo dei pacchetti vacanza nazionali, aumentato del 45,8% rispetto al 2021.

Cosa incide davvero sui bilanci delle famiglie

La classifica dell’Unione Consumatori parte da giugno 2021, per tenere conto della stagionalità e della già allora crescente pressione energetica. Su una media d’inflazione generale pari al 17,8%, i rincari di molti beni superano il doppio. E il dato più inquietante è che 29 delle 40 voci in classifica sono beni alimentari, quindi spese quotidiane e non comprimibili.

Oltre all’olio d’oliva, spiccano le patate (+44%), i gelati (+41,6%), lo zucchero (+35,3%), il riso (+49%) e le uova (+32,8%). Anche cioccolata in polvere e olio di semi restano sopra i livelli pre-crisi. L’olio diverso da quello d’oliva è oggi più caro del 25,7% rispetto al 2021.

L’analisi di Dona (Unc): “Prezzi ancora insostenibili”

A commentare questi dati è stato il presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, Massimiliano Dona, che non nasconde la preoccupazione:

“Sono tutti rincari comunque inaccettabili, anche se attenuati rispetto ai picchi del passato. L’inflazione oggi è più contenuta, ma il problema è che molti prezzi restano bloccati su livelli altissimi. È un’inflazione che ha fatto danni permanenti, soprattutto sui beni alimentari. Rispetto ai tempi normali, alcuni prodotti costano ancora almeno il 25% in più”.

Secondo Dona, è un errore illudersi che la frenata dell’inflazione mensile significhi automaticamente un ritorno alla normalità. I prezzi non sono tornati indietro. Il loro livello resta insostenibile per ampie fasce della popolazione.

I motivi: crisi globali, clima e speculazione

Ma perché questi aumenti così marcati? Le cause sono molteplici. L’invasione russa dell’Ucraina ha sconvolto i mercati energetici e alimentari, facendo schizzare verso l’alto il costo di gas, elettricità e materie prime. Gli effetti si sono riverberati su trasporti, agricoltura e consumo.

L’olio d’oliva ha risentito della siccità e di raccolti disastrosi in Spagna e Italia. Le compagnie aeree hanno scaricato sui passeggeri il caro-carburante, la carenza di personale e la pressione sulle rotte. L’energia elettrica resta critica, soprattutto per chi ha lasciato il mercato tutelato: nel mercato libero l’aumento è del 54,7%, contro il 29,5% della tutela.

Il paradosso dei carburanti: aumenti minimi

Un dato sorprendente riguarda i carburanti per auto. La benzina è aumentata solo del 5,8% e il gasolio del 9,7%. Incrementi molto più contenuti rispetto ad altri settori. Secondo l’Unc, ciò è dovuto a concorrenza tra gestori, misure governative e minore speculazione.

Cosa può fare il governo: servono interventi mirati

L’Unc chiede azioni concrete per calmierare i prezzi dei beni primari, rafforzare i controlli contro le speculazioni alimentari e proteggere le fasce deboli della popolazione.

Il carrello della spesa per una famiglia media costa oggi 112 euro in più al mese rispetto al 2021. Una cifra pesante in un contesto di salari stagnanti e precarietà lavorativa.

Un problema strutturale

Il vero nodo, secondo molti analisti, non è più solo l’inflazione in sé, ma la persistenza di un livello dei prezzi alterato. Anche se l’aumento si è fermato, i prezzi rimangono elevati e non sembrano destinati a calare.

Le famiglie italiane vivono in un nuovo equilibrio instabile: consumano di meno, risparmiano con difficoltà e puntano su beni di qualità inferiore.

In sintesi: il carovita in Italia tra il 2021 e il 2025 ha lasciato cicatrici profonde, non solo economiche ma anche sociali. E la vera domanda, ora, è quanto a lungo saremo disposti ad accettare che l’eccezione diventi la regola.

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