• Tutto con Bancomat. Scambi denaro, giochi ti premi.
  • Esprinet molto più di un distributore di tecnologia
  • Fai un Preventivo

Cina a muso duro contro gli Stati Uniti: “No al bullismo economico, pronti a resistere fino alla fine”

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Cina a muso duro contro gli Stati Uniti: “No al bullismo economico, pronti a resistere fino alla fine”
La tregua commerciale tra Stati Uniti ed Europa non ha placato la tensione con la Cina, anzi l’ha amplificata. Il governo di Pechino ha risposto duramente alla conferma delle tariffe americane, ribadendo il proprio rifiuto a ogni forma di pressione unilaterale. “Non accetteremo mai pressioni estreme e bullismo da parte degli Stati Uniti”, ha dichiarato il portavoce del ministero del Commercio He Yongqian, in un intervento che ha ricalcato i toni più duri della diplomazia cinese degli ultimi anni. Le parole sono arrivate all’indomani della decisione di Donald Trump di rinviare i dazi verso tutti i Paesi esclusa la Cina, mossa che appare come un chiaro tentativo di isolare Pechino nella contesa globale.

Un messaggio diretto alla Casa Bianca: “Non ci fermeremo”

Il tono della dichiarazione del governo cinese è quello di un confronto aperto e ormai strutturale. “Il dialogo ha principi, la consultazione deve avere un risultato finale. Ma se gli Stati Uniti insisteranno nel seguire la propria strada, la Cina li seguirà fino alla fine”, ha affermato He Yongqian nel briefing settimanale con la stampa. Il messaggio è indirizzato direttamente alla Casa Bianca, e conferma che la strategia cinese non prevede concessioni unilaterali. L’84% di dazi sull’export americano entrati in vigore nelle ultime ore rappresentano solo una prima risposta, che potrebbe preludere a ulteriori misure restrittive nel caso la tensione continui a salire.

Una guerra commerciale senza vincitori

La Cina insiste su un principio che ormai è diventato parte integrante della sua narrazione geopolitica: “Non c’è vincitore in una guerra commerciale”. A differenza di Washington, che ha usato i dazi come strumento politico per condizionare le alleanze globali, Pechino si presenta come il difensore del libero scambio multilaterale. La retorica usata da He Yongqian richiama i temi della giustizia economica e della resistenza agli abusi, dipingendo la Cina non come aggressore ma come vittima delle imposizioni americane. Il messaggio è chiaro: Pechino vuole continuare a dialogare, ma solo se le regole del gioco saranno eque e rispettose della sovranità economica di ciascun Paese.

L’impatto sui mercati e la reazione internazionale

Il clima di scontro ha avuto effetti immediati anche sui mercati. Mentre le Borse europee festeggiano la tregua bilaterale con gli Stati Uniti, i future su Wall Street registrano un andamento negativo, a testimonianza delle incertezze che ancora pesano sull’economia globale. Il protezionismo americano, unito alla risposta cinese, rischia di provocare nuove rotture nelle catene di approvvigionamento, già indebolite dalla pandemia e dalle tensioni geopolitiche legate alla guerra in Ucraina. Le cancellerie europee osservano con preoccupazione l’evolversi dello scontro, consapevoli che una spirale di ritorsioni tra Pechino e Washington avrebbe effetti devastanti anche sugli equilibri economici interni dell’Unione.

La Cina si muove anche sul piano diplomatico

Oltre alla risposta economica, Pechino intensifica le proprie mosse sul fronte diplomatico. Il governo cinese ha ribadito il proprio impegno a rafforzare le relazioni con i Paesi del Sud globale e a promuovere accordi commerciali alternativi al modello statunitense. La Belt and Road Initiative, il grande piano infrastrutturale lanciato dieci anni fa, viene rilanciata come simbolo di cooperazione e sviluppo condiviso, in contrasto con le logiche sanzionatorie dell’Occidente. In questo quadro, la Cina si presenta come punto di riferimento per un ordine economico multipolare, destinato a sostituire le egemonie del passato.

Una strategia di lungo periodo fondata sull’autosufficienza


Dietro le dichiarazioni ufficiali si intravede una strategia di lungo periodo. Il governo cinese ha accelerato negli ultimi anni sul fronte dell’autosufficienza tecnologica e industriale, riducendo la dipendenza da fornitori americani in settori chiave come i semiconduttori, le batterie, il digitale e la difesa. La guerra commerciale viene così trasformata in un’opportunità per ristrutturare l’economia nazionale e rafforzare la resilienza interna. Non si tratta più solo di contenere i danni, ma di usare il conflitto come leva per ridefinire il ruolo globale della Cina.

Il mondo osserva una nuova fase dello scontro


Quello che si apre ora è un nuovo capitolo della rivalità tra Stati Uniti e Cina, più sottile ma anche più strutturale. Non è più una semplice disputa sui dazi, ma un confronto tra due modelli di potere economico e politico. Pechino non si limita a reagire: rilancia, costruisce alleanze alternative, cerca nuove vie per affermare la propria centralità. Gli Stati Uniti, dal canto loro, continuano a usare lo strumento delle tariffe per consolidare il proprio asse con Europa e Giappone. Tra questi due poli si muove un mondo che rischia di dover scegliere da che parte stare.

Notizie dello stesso argomento
Nessun record risponde ai criteri di ricerca
  • Con Bancomat, scambi denaro, giochi e ti premi.
  • Punto di contatto tra produttori, rivenditori & fruitori di tecnologia
  • POSTE25 sett 720