Clima, Fridays for Future in piazza: protesta in 35 città italiane

- di: Barbara Bizzarri
 

Da Torino a Napoli, i ragazzi sono scesi in piazza in 35 città italiane in occasione dell’iniziativa Fridays for Future per porre l’attenzione sull’emergenza climatica.
A Venezia, ultima tappa delle manifestazioni, il movimento del Fridays for Future di Venezia ha appeso uno striscione davanti alla Basilica di San Marco, mostrando così di aderire allo sciopero climatico globale. “Venezia è simbolo della crisi climatica, saremo la laguna che si ribella. No grandi scavi, no grandi navi, basta moto ondoso”, recita lo slogan. “La nostra città è l’emblema della crisi climatica, la frontline in Europa della devastazione ambientale, alimentata dallo sfruttamento del territorio, dall’abbandono al turismo di massa e dalla materiale distruzione della laguna.

Clima, Fridays for Future in piazza: protesta in 35 città italiane

Ogni giorno Venezia è minacciata da tassi d’inquinamento esponenziali e dal moto ondoso causato da un traffico lagunare così incessante e violento che mangia le rive dei nostri canali”, dicono i giovani attivisti per il clima. Questo è il risultato, affermano, “di anni di immobilismo di fronte alla crisi climatica, un’incapacità di agire che investe i governi mondiali per arrivare all’amministrazione della nostra città. Qualche settimana fa, alla notizia che la città è stata esclusa per un soffio dalla “black list” dei patrimoni a rischio, Comune, Autorità portuale e Regione si sono affrettati ad annunciare con orgoglio i nuovi scavi nel canale Vittorio Emanuele, che collega Fusina alla Marittima, per permettere entro il 2027 il ritorno delle grandi navi in città, ora ormeggiate nell’area industriale di Marghera”.

Gli attivisti, inoltre, hanno comunicato che parteciperanno all’assemblea prevista oggi, 9 ottobre, nella sala San Leonardo, organizzata dal comitato No grandi navi, per decidere le mobilitazioni dei prossimi mesi.

“L’Italia è a un nuovo capitolo della storia climatica: ondate di calore, alberi sradicati dal vento, chicchi di grandine come palle da tennis e alluvioni. È il capitolo della devastazione, che rende l’azione collettiva indispensabile. Un governo che, all’indomani della catastrofe, nega ogni correlazione tra fenomeni estremi e crisi climatica è un governo negazionista. E per questo inadeguato a indicare risposte per prevenire i peggiori scenari prospettati dalla scienza climatica”, ha sostenuto Giacomo Zattini, portavoce del movimento, aggiungendo che “il nostro Paese ha una responsabilità importante nelle politiche di mitigazione mondiali, date le sue emissioni storiche. L’Italia dovrà superare gli obiettivi di decarbonizzazione dell’Unione Europea, riducendo le sue emissioni di gas climalteranti dell’80% entro il 2030 e decarbonizzando totalmente il settore elettrico entro il 2035. Secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia, significa abbandonare immediatamente ogni nuovo investimento in carbone, petrolio e gas.  Una linea in controtendenza rispetto al piano Mattei, con il quale il governo vincola il paese al fossile e lo condanna a eventi estremi sempre più frequenti e intensi”.

Alessandro Marconi, attivista di Roma, ha ribadito che “la protesta contro gli investimenti fossili è un atto di resistenza. Non resteremo a guardare mentre il mondo viene condannato a morire. Possiamo vivere senza combustibili fossili, ma non sopravviveremmo un giorno senza le risorse del pianeta. Non possiamo bere il petrolio”.

Il movimento propone alcune soluzioni per tutelare l’acqua e garantire maggiori difese naturali ai fenomeni estremi, tra cui: ridurre i consumi, ripristinare gli alvei originari dei fiumi, tutelare e promuovere la salute del suolo, favorire l’assorbimento dell’acqua nel suolo, spingere la forestazione, ripristinare i fondi del PNRR per il dissesto idrogeologico.

“Continuiamo a resistere, non lasciamoci immobilizzare dall’eco-ansia ma combattiamola definitivamente attraverso l’attivismo. Lottiamo insieme e costruiamo comunità resilienti e sostenibili. È il momento di esserci fisicamente, perché la resistenza è un atto fisico, che non si fa stando in casa, ma manifestando insieme nelle piazze e proponendo alternative concrete per tutti e tutte”, ha sottolineato Ester Barel, di Fridays for Future Milano.

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Italia Informa n° 2 - Marzo/Aprile 2024
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