Scuola: la via del paradiso (di Azzolina) lastricata di buone intenzioni

- di: Diego Minuti
 
In qualsiasi Paese, anche quelli che non possono vantare il nostro patrimonio di storia e cultura, uno dei pilastri su cui poggia l'intera costruzione dello Stato è la scuola. In qualsiasi Paese, eccetto che l'Italia e non certo per responsabilità dell'attuale ministro dell'Istruzione, Lucia Azzolina, che forse è stata piazzata, per meri esercizi politicamente alchemici, in un posto che necessitava non tanto di esperienza specifica, ma di un ''personaggio'' dalle spalle talmente larghe da potere affrontare con la necessaria determinazione il problema della gestione della scuola nel tempo della pandemia.

Ma oggi c'è il ministro Azzolina e, verrebbe da dire, è lei che ci dobbiamo tenere.
È, quello della scuola, uno degli argomenti che dovrebbero registrare l'aiuto ed il supporto di tutti, e per tutti intendo ogni partito degno di questa definizione. Ed invece non è così, in ossequio al principio politico secondo il quale più le cose vanno male, più alto sarà il numero di coloro che si sfregano le mano dalla contentezza.

La scuola riaprirà il 14 settembre, ha assicurato ripetutamente Azzolina.
Certo, ma quale scuola?

Purtroppo come Paese paghiamo una serie di problemi che non sono né di oggi o ieri, ma affondano nel tempo, tanti decenni fa, quando la scuole erano costruite secondo criteri, anche di sicurezza, che ora sono obsoleti. Gli istituti scolastici, nella loro quasi totalità sono vecchi e oggi difficilmente adattabili alle nuove esigenze (soprattutto per il richiesto distanziamento fisico tra alunni e studenti) imposte dalla necessità di contenere il contagio.

Qualcosa bisogna pur farla, ma è ben difficile capire cosa potrà accadere di fronte ad una gestione bicefala del problema, con un ministro dell'Istruzione ed un commissario alla scuola, che dovrebbero agire di concerto, ma si sa come vanno certe cose.
Chi ha qualche anno sulle spalle ricorderà che il Ministero della (Pubblica) Istruzione, nel momento in cui si varavano i nuovi governi, era tra i più ambiti perché significava avere un orticello elettorale composto da presidi, professori, bidelli, e non solo loro. Quindi le politiche ''per'' la scuola si tramutavano in politiche ''dalla'' scuola, nel senso che molte iniziative legislative avevano come referenti i potentissimi sindacati di settore, i cui rappresentanti erano capaci di tenere il ministro inchiodato per ore al tavolo delle trattative, reclamando di parlare solo con lui e non con gli sherpa. Oggi, nell'epoca delle pagine Fb, delle dichiarazioni, dei post, la politica della o per la scuola è diventata complessa, quasi che il ministro dell'Istruzione debba interloquire con una miriade di soggetti, ciascuno portatore di una sua istanza, con tanti saluti a quelle degli altri, anche se magari sono più ragionevoli e fondate.

Lucia Azzolina, che pure è espressione del mondo della scuola (è una preside in pectore) forse è troppo coinvolta per essere credibile, perché, come iene pronti ad azzannare la carogna, i suoi avversari (ma soprattutto nemici) politici non la contestano, ma la sommergono di accuse, giungendo all'insulto. Lei, il ministro, ha le sue colpe, che sono molte e sulle quali non si può tacere. Ma quel che è evidente è che il governo di cui fa parte non la stia spalleggiandola, lasciandola perennemente esposta ad attacchi che vanno ben oltre l'incarico politico. Come certa stampa (che vorrebbe essere glamour, ma è solo carta straccia) che non le contesta atti o determinazioni, ma il tasso di cellulite.

Ripeto, forse Lucia Azzolina sarebbe stata un meraviglioso ministro in altri dicasteri, ma come responsabile dell'Istruzione ha mostrato i limiti di chi ha vissuto per anni la politica da avversatrice di tutto e tutti, ma che, una volta raggiunta la poltrona, ha mostrato d'essere troppo tenera per un mondo di squali.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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