Covid-19: mettiamoci l'anima in pace, non sarà un Natale come gli altri

- di: Diego Minuti
 
Non sarebbero servite le nuove misure restrittive per capirlo ma ormai dobbiamo accettarlo: quello del 2020 non sarà un Natale usuale e né potrebbe essere altrimenti, perché la situazione è quella che è, con i numeri della pandemia che sono ancora troppo elevati per lasciarsi andare ad un minimo di ottimismo. Le strategie per fermare il contagio hanno solo contribuito ad attenuare l'emergenza, che però resta e questo non ci fa sperare in vacanze di fine anno serene. Se poi ci si mette anche il Governo, con un Dpcm approssimativo, che a detta di tutti è pieno di buchi, allora è meglio mettersi l'anima in pace e pensare che in fondo Edward Aloysius Murphy aveva ragione.

A chi si sta chiedendo chi sia Murphy diciamo che è l'inventore della famosa "legge" che porta il suo nome, che legge proprio non è, trattandosi della presa d'atto: se ci si trova in una situazione brutta, state tranquilli che può ancora peggiorare. "Se ci sono due o più modi di fare una cosa, e uno di questi modi può condurre a una catastrofe, allora qualcuno la farà in quel modo", postulò Murphy che era un ingegnere aeronautico incaricato dal governo americano di studiare l'effetto sul corpo umano di violente accelerazioni.

In base alla legge di Murphy se giudichiamo il prossimo Natale come uno dei peggiori della nostra esistenza, state certi che lo sarà ancora di più. Come dare torto ai pessimisti, se si cerca di interpretare il dettato del Dpcm che intende blindare le nostre feste per evitare il contagio, anche nella consapevolezza di dare una spallata alle nostre consuetudini?
Ma le misure che sono state adottate - e che si spera possano essere oggetto, a breve, di una revisione ragionata - sono, in alcuni punti, non tanto sbagliate, quanto slegate dalla nostra tradizione dal momento che non tengono conto di una realtà che non può essere corretta in corso, con pochi tratti di matita. Quasi che gli italiani siano un popolo omogeneo e che, quindi, una limitazione sia applicabile a tutti, senza distinguere situazione diverse.

L'Italia non è fatta solo di grandi città, ma anche di piccoli centri, magari di borghi isolati colpiti della rarefazione demografica e che quindi vedono sovente la presenza di persone anziane. Non diciamo non autosufficienti, ma solo in età avanzata e che magari non possono mettersi in viaggio per raggiungere i parenti con i quali - vista le limitazioni agli spostamenti - trascorrere le vacanze di fine anno.

Intendiamoci, non sposiamo i paroloni con cui dall'opposizione si contesta il Decreto (qui nessuno, almeno speriamo, vuole rubare il Natale a chicchessia), ma ne facciamo una questione pratica. Forse proprio in questo periodo, in cui - ad eccezione di chi nega l'esistenza di un problema Covid, nonostante continuino a morire in troppi - si vedono andare vie persone care, sarebbe il caso di ridare un briciolo di speranza consentendo al maggior numero di persone possibile di vivere le festività di fine anno secondo tradizione. Che non significa fare finta che tutto vada bene, ma affrontare le festività con un minimo di cautela, adottando tutte le precauzioni necessarie.
A volerla dire tutta, il Paese forse non è maturo per sopportare anche questo.
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