Crisi: Draghi uber alles ma il difficile arriva ora, tra nomi e formule

- di: Diego Minuti
 
Se non fosse per il nome, i riconoscimenti internazionali ed il profilo morale dell'uomo, il moltiplicarsi di attestati di stima per Mario Draghi sembrerebbe persino esagerato. Come se, all'improvviso, tutti i giocatori di questa partita politica si fossero resi conto che la situazione è grave, molto di più di come è stata definita da chi ha alimentato la genesi e l'evoluzione della crisi.
L'impressione è che ormai tutti - anche coloro che avevano mugugnato, al sentire pronunciare il nome di Mario Draghi da parte del portavoce del presidente Mattarella, Giovanni Grasso - abbiano capito che non esiste una alternativa all'ex capo della BCE e che continuare ad avversarlo sarebbe un mezzo suicidio politico.

Se ritenete questa asserzione esagerata, basta andare a leggere le dichiarazioni di esponenti della Lega, ovvero il partito che sino a ieri spingeva per lo scioglimento delle Camere ed il ritorno al voto, che ora tessono le lodi del presidente incaricato. Draghi ha infatti raccolto i consensi persino di Borghi e Bagnai, dichiaratamente anti-europei e dai quali tutto ci si poteva aspettare meno i peana che hanno innalzato in lode e gloria di "Supermario". Per il quale, ora, viene il difficile nel momento in cui dovrà decidere il profilo che avrà il suo esecutivo: solo tecnico; anche tecnico; istituzionale, ma forse no. Le formule si sa valgono poco in termini assoluti, se non trovano applicazione negli uomini. E mai per Draghi scelta di uomini potrebbe essere stata più difficile.

Ma, come detto, dipende dalle formule perché se Draghi dovesse decidere di puntellare politicamente il governo, dovrebbe anche capire davanti a quali caselle mettere i nomi di Di Maio o Orlando, nella speranza che qualcuno dei suoi interlocutori non cada nella forte tentazione di autocandidarsi o di proporre nomi impresentabili.
La sfida che Draghi si trova davanti è sia interna che proiettata verso scenari internazionali. Non è quindi facile per lui capire chi dovrà delegare a rappresentarlo in Europa, consapevole del fatto che con un tecnico potrebbe subito trovare un accordo, mentre con un politico dovrebbe confrontarsi con un partito ed una ideologia.
Sempre che ce ne sia una.

Gli applausi che punteggiano ormai anche i sospiri di Draghi sembrano quasi costringerlo a prendere atto che il suo carro è ormai troppo esiguo per farvi salire tutti quelli che si attribuiscono meriti nell'esecutivo prossimo venturo e, quindi, quando andrà alla stretta finale sui nomi, dovrà calibrare tutto, col bilancino dello speziale, per non bruciare parte del suo patrimonio di credibilità. Su questo il numero dei ministeri avrà la sua importanza, anche perché parecchi dei prossimi "ex ministri" hanno dato prova di tale pochezza da quasi giustificare la cancellazione o l'accorpamento dei loro dicasteri. Una scelta che se Draghi la ritenesse opportuna farebbe schizzare ancora più in alto la considerazione di cui gode già ora, che è appena all'inizio dell'opera.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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