Il premier dimissionario prova a formare un governo di scopo. Retailleau apre spiragli, Le Pen rifiuta ogni dialogo e punta alle urne.
(Foto: il premier dimissionario, Sebastien Lecornu).
Il lampo che ha sconvolto Parigi
La Francia è precipitata in un vortice politico da cui è difficile intravedere una via d’uscita chiara. Il primo ministro Sébastien Lecornu, nominato a settembre, ha rassegnato le dimissioni a poche ore dalla presentazione del suo gabinetto, siglando un esecutivo di durata record. Il presidente Emmanuel Macron, pur accogliendo la rinuncia, gli ha affidato un mandato-lampo: “raggiungere una piattaforma d’azione per la stabilità del Paese”. L’urgenza è duplice: manovra 2026 e dossier Nuova Caledonia, due nodi che richiedono una maggioranza, almeno temporanea.
In un Parlamento frammentato, Bruno Retailleau diventa l’ago della bilancia. Dopo gli strappi dei giorni scorsi, il leader dei Républicains ha aperto uno spiraglio: partito “pronto a governare” se ci sarà una coabitazione che preservi l’identità dei gollisti e impedisca di “diluirli” nel campo presidenziale. Un appoggio condizionato, ma potenzialmente decisivo per un governo di scopo limitato nel perimetro e nel tempo.
Le Pen e Bardella puntano al voto
La destra nazionalista respinge la trattativa. Marine Le Pen e Jordan Bardella boicottano Matignon e rilanciano con forza la via del ritorno alle urne. Bardella avverte: “Se domani ci fossero elezioni legislative, è molto probabile che sarò candidato”, aggiungendo di essere “pronto a tendere la mano” ai Républicains per un possibile accordo. L’obiettivo è chiaro: capitalizzare i sondaggi favorevoli e trasformare la crisi in un test di forza elettorale.
Dall’altra parte, Partito socialista ed ecologisti invocano una coabitazione con un premier di area progressista. Il segretario socialista Olivier Faure prova a ricomporre il campo “rosso-verde”, ma gli attriti con la France Insoumise restano profondi. Senza un’intesa ampia, la “gauche unita” resta una formula sulla carta, più che un progetto di governo credibile.
1) Governo di scopo. Un’intesa minima per approvare la manovra 2026 e gestire la Nuova Caledonia. Un esecutivo a vocazione amministrativa, con impegni circoscritti e calendario serrato.
2) Elezioni anticipate. È la strada su cui spingono Rassemblement National e sinistra radicale. Rischio: un Parlamento ancora più ingovernabile, con maggioranze fluide e instabilità prolungata.
3) Coabitazione moderata. Un patto tra centristi e Républicains, con confini programmatici chiari e garanzie sulla non diluizione dei gollisti. È l’ipotesi più compatibile con le condizioni poste da Retailleau.
L’incertezza politica pesa sui conti. Senza manovra, il governo rischia di procedere con misure provvisorie, mentre gli investitori chiedono chiarezza e un calendario credibile. Nel frattempo, crescono volatilità e premio per il rischio, con riflessi sulla borsa di Parigi e sul costo di finanziamento del debito.
Il test per la Quinta Repubblica
Qualunque esito maturi nelle prossime ore — governo tecnico, voto, coabitazione — la Francia dovrà fare i conti con una frammentazione strutturale. Se Lecornu riuscirà almeno a blindare bilancio e Caledonia, l’Eliseo potrà rivendicare un punto a favore della stabilità. In caso contrario, la spinta verso le urne diventerà irresistibile e il sistema sarà chiamato a una prova di resilienza democratica.