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Dazi Usa Ue: accordo sull’orlo del baratro con Trump che alza il tiro

- di: Matteo Borrelli
 
Dazi Usa Ue: accordo sull’orlo del baratro con Trump che alza il tiro
Negoziazioni incandescenti: dazi al 15 20 %, minaccia di 30 %, Bruxelles pronta a reagire con contro misure.

L’ultimo round negoziale tra Washington e Bruxelles, avviato nelle scorse settimane, rischia di affondare all’ultimo miglio sotto il peso di richieste senza precedenti di Donald Trump. Il presidente Usa starebbe ora spingendo per imporre dazi “minimi” tra il 15 % e il 20 % su tutte le merci europee.

Trump rilancia: arcobaleno addio, si torna ai muri commerciali

Dopo un’apparente apertura ad alternativi dazi al 10 %, Bruxelles aveva avanzato un’offerta di scambio: ridurre a zero i dazi su auto Usa in cambio di un abbassamento dei dazi statunitensi al 17,5 % (dal 25 %) su auto europee. Peccato che Trump l’abbia considerata insufficiente e ora pretenda dazi almeno al 15 %.

È in gioco la scadenza fatidica del 1° agosto: pena l’introduzione automatica di dazi al 30 % su tutte le importazioni Ue.

Bruxelles non molla: diplomazia e bazooka

Il negoziatore capo Ue Maroš Šefčovič è stato a Washington, “in collegamento” con Lutnick e Greer, per cercare di ricucire uno strappo. Al rientro, ha riferito ai Ventisette: “Solo sforzi concertati e autentici potranno condurre a un accordo”.

Nel frattempo, l’Ue ha sospeso i primi contro dazi per 21 miliardi di euro in vista del 6 agosto, restando aperta al dialogo. Tuttavia, diversi scenari restano sul tavolo: da un’intesa con dazi intorno al 10-15 %, fino a livelli ben superiori, inaccettabili per l’industria europea.

Contromisure pronte e divergenze interne

Bruxelles ha predisposto pacchetti di contromisure da 21 miliardi di euro, pronti a partire oltre lo stop del primo pacchetto, e un arsenale “bazooka” addizionale da 72 miliardi in caso di escalation.

Dentro l’Ue, la linea non è univoca: Berlino (Merkel/Merz) è favorevole a un accordo “asimmetrico” con dazi ridotti, mentre Parigi invoca misure più aggressive, incluse sanzioni anti coercizione contro i dazi “inaccettabili”.

Effetti veri: industria, consumatori, turismo

Secondo l'European Steel Association, con dazi Usa al 30 %, l’export europeo nel settore dell’acciaio crollerebbe, spingendo la Commissione a soluzioni drastiche.

In Italia, Confindustria avverte che persino un 10 % di dazi Usa comporterebbe una perdita di 20 miliardi di euro di export e 120.000 posti di lavoro; il vino italiano, così come il cognac francese, rischiano di essere travolti da misure punitive.

Dall’altra parte dell’Atlantico, fonti americane notano che, nonostante i 30 % ipotizzati, nel secondo trimestre gli Usa hanno comunque incassato quasi 50 miliardi di dollari di dazi, con impatto marginale sull’inflazione.

Il calendario stringe: doppi vertici asiatici

Bruxelles punta sulle tappe di fine luglio: 23 a Tokyo, 24 a Pechino. Von der Leyen e il premier Costa cercheranno di rilanciare cooperazioni commerciali — come il trattato trans pacifico Cptpp — per dare slancio alla trattativa con gli Usa, chiedendo reciprocità e riallineamenti.

Un “tiro alla corda” geopolitico

Nel gioco di braccio di ferro tra Trump e Ue emergono due verità: la visione dell’Atlantico come patria di dumping e surplus commerciale strutturale, e l’essere ormai un partner strategico, non solo merceologico.

All’orizzonte, l’ipotesi di un’Europa meno dipendente dagli Usa — segnala Merz — e di una Ue pronta a replicare su Big Tech e agrifood.

Se andasse in scena il dazio al 20 %, divergerebbe davvero la tenuta politica europea, mettendo a dura prova la coesione tra Stati, industrie e lavoratori: tra l’opzione pragmatismo “volontario”, con soluzione “asimmetrica” ma stabile, e il rigore politico “coercitivo”.

Per ora, la fine della tregua è solo rimandata… ma resta sospesa.

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