Diritto all’oblio oncologico: una rivoluzione sociale e giuridica
- di: Cristina Volpe Rinonapoli

Il diritto all’oblio oncologico è una conquista storica per milioni di persone in Italia, sancita dal decreto legge n. 193 del 7 dicembre 2023. Grazie a questa normativa, chi è guarito da un tumore può finalmente vivere libero da discriminazioni, senza dover rendere conto della propria storia clinica in contesti come l’accesso a mutui, assicurazioni, concorsi pubblici e persino adozioni.
Diritto all’oblio oncologico: una rivoluzione sociale e giuridica
Una delle principali novità riguarda i tempi. Se fino a qualche anno fa erano necessari dieci anni senza ricadute per essere considerati guariti, oggi il periodo si è ridotto sensibilmente per molti tipi di tumore. In alcuni casi, come per i pazienti oncologici che si sono ammalati prima dei 21 anni, sono sufficienti cinque anni dalla fine delle cure. Per alcune patologie meno aggressive, il diritto all’oblio si applica già dopo un anno. Questo cambio di paradigma ha un impatto potenzialmente rivoluzionario su circa un milione di italiani guariti da almeno dieci anni, cui si aggiungono milioni di persone ancora in cura o guarite da meno tempo.
Una svolta culturale e sociale
La legge rappresenta una pietra miliare non solo dal punto di vista giuridico, ma anche sociale e culturale. “Finalmente viene scardinata l’idea che il cancro sia sinonimo di morte o di malattia inguaribile”, si legge nel Sedicesimo rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici. Non si tratta soltanto di permettere a chi ha vinto la battaglia contro il tumore di accedere a opportunità precluse in passato, ma di ridare dignità e libertà di progettare il futuro, senza il peso di un passato che, pur essendo parte della loro storia, non deve più definirli.
Come richiedere il certificato
Tra le novità introdotte dai decreti attuativi del 2024, spicca la possibilità di richiedere un certificato di guarigione oncologica. Questo documento, utile ad esempio per rinegoziare un mutuo o un’assicurazione stipulati a condizioni meno favorevoli, si può ottenere senza costi presso strutture sanitarie accreditate, medici del Servizio sanitario nazionale o il medico di base. La procedura è semplice: basta compilare un modulo predisposto dal Ministero della Salute e allegare la documentazione medica che attesta la guarigione. Il certificato deve essere rilasciato entro 30 giorni e garantisce la massima riservatezza, senza alcun riferimento alla patologia.
Adozioni e diritto all’oblio
Un tema più complesso è quello delle adozioni, dove il diritto all’oblio si intreccia con il diritto dei bambini a una famiglia stabile. In questi casi, il certificato di guarigione è imprescindibile. “È necessario bilanciare due diritti fondamentali,” spiega Francesco Perrone, presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM). “I giudici devono poter verificare lo stato di salute degli adottanti, ma chi ha diritto all’oblio può dimostrare di essere guarito e idoneo a diventare genitore.”
Un messaggio di speranza
Questa legge è un messaggio di speranza per chi è ancora in cura e per chi sta progettando un futuro libero dal tumore. “I guariti sono oggi cittadini a pieno titolo, senza il peso di uno stigma sociale,” osservano gli esperti. I numeri confermano l’urgenza di questo cambiamento: in Europa sono oltre 20 milioni le persone che vivono libere da cancro, mentre i tassi di sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi continuano a crescere.
Il diritto all’oblio oncologico non è solo una norma: è un atto di giustizia e un invito alla società a vedere il cancro con occhi diversi, come una battaglia che si può vincere e dopo la quale si può tornare a vivere, senza dover dare spiegazioni.