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I vaccini anti-Covid avrebbero un effetto collaterale “positivo”: potenziano l’immunoterapia contro il cancro

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
I vaccini anti-Covid avrebbero un effetto collaterale “positivo”: potenziano l’immunoterapia contro il cancro

Uno studio recentemente pubblicato apre a uno scenario sorprendente: i vaccini a mRNA contro il virus SARS-CoV-2 — introdotti in tempi rapidi per contenere la pandemia — potrebbero offrire un beneficio inatteso anche nella cura di alcuni tumori. I ricercatori hanno osservato che, in pazienti sottoposti a immunoterapie oncologiche, la somministrazione del vaccino entro un arco temporale definito sembra migliorare l’efficacia del trattamento.

I vaccini anti-Covid avrebbero un effetto collaterale “positivo”: potenziano l’immunoterapia contro il cancro

Alla base della scoperta c’è una sinergia tra il meccanismo d’azione del vaccino e quello delle terapie immunitarie. I vaccini a mRNA stimolano il sistema immunitario “istruendolo” a riconoscere un marcatore virale: in pratica, insegnano al corpo a difendersi dal virus. Ma gli studi mostrano che questa attivazione può avere effetti più ampi, incrementando la capacità del sistema immunitario di riconoscere anche cellule tumorali “dormienti” o “invisibili”.

Nei pazienti trattati con inibitori dei checkpoint immunitari — farmaci che liberano il freno alle difese dell’organismo — la vaccinazione ravvicinata all'inizio della terapia si è associata a un aumento significativo della sopravvivenza a tre anni. Il vaccino sembra “risvegliare” la risposta immunitaria in modo tale da rendere i tumori più vulnerabili all’attacco.

Un caso concreto: polmoni e pelle sotto osservazione
I risultati sono stati osservati in pazienti con tumore al polmone non a piccole cellule e melanoma in fase avanzata. In questi casi, la combinazione vaccino + immunoterapia ha mostrato un vantaggio evidente: i soggetti vaccinati entro 100 giorni dall’inizio del trattamento hanno vissuto più a lungo rispetto a quelli non vaccinati. Questo suggerisce che l’effetto non è casuale, ma probabilmente legato a un’interazione reale tra vaccinazione e risposte immunitarie antitumorali.

Non è un miracolo, ma un potenziamento delle terapie esistenti
È importante essere chiari: il vaccino non è un farmaco antitumorale e non elimina da solo il cancro. Ciò che emerge è che — se usato come complemento dell’immunoterapia — può aumentare le probabilità che questa funzioni meglio. In pratica, offre quella “spinta iniziale” che, in alcuni casi, può fare la differenza tra un tumore che resiste e uno che cede.

Implicazioni per il futuro della ricerca oncologica
Questa scoperta apre a scenari di grande rilievo: i vaccini a mRNA — grazie alla loro diffusione, costo contenuto e relativa sicurezza — potrebbero trasformarsi in strumenti aggiuntivi nella lotta contro i tumori. Se confermate da studi clinici ampi e rigorosi, le evidenze potrebbero modificare protocolli terapeutici, rendendo la vaccinazione una parte integrante del percorso oncologico, in combinazione con immunoterapie e altri trattamenti.

La cautela necessaria
La comunità scientifica è però prudente. Occorre confermare i risultati con studi più estesi, verificare gli effetti in diversi tipi di tumori, valutare tempi e modalità di somministrazione ideali. È prematuro parlare di “cura” ma, come sottolineano gli esperti, il dato è “eccitante”: suggerisce nuove strade, solleva domande e fa sperare che la tecnologia mRNA — nata per un’emergenza sanitaria — possa rappresentare una svolta anche nella lotta al cancro.

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