La caduta del Boeing 787 Dreamliner di Air India, precipitato poco dopo il decollo da Ahmedabad con 242 persone a bordo, non rappresenta solo un dramma umano: è una frattura profonda nella narrazione industriale di uno dei velivoli più innovativi e costosi della storia dell’aviazione civile.
Il Dreamliner cade, Boeing crolla
L’unico sopravvissuto, un passeggero indiano, ha raccontato un inferno di fuoco e corpi disseminati, ma intorno al suo miracolo ruota una tragedia che tocca direttamente le fondamenta della fiducia globale nella Boeing. La compagnia americana, già scossa negli ultimi anni dagli scandali legati al 737 Max, subisce ora un nuovo colpo, forse il più duro, perché questa volta a cedere è stato il “modello perfetto”, il gioiello tecnologico da oltre 200 milioni di dollari ad esemplare.
Mercati in fuga: 7 miliardi di capitalizzazione bruciati in 12 ore
Non è bastato il tempo dei soccorsi a contenere l’emorragia in Borsa. Nelle ore successive alla tragedia, il titolo Boeing ha perso oltre l’8% al NYSE, con una fuga di capitali pari a circa 7 miliardi di dollari di valore di mercato. Gli investitori hanno reagito immediatamente, fiutando il rischio di un nuovo effetto domino in termini reputazionali e legali. Se verranno accertate responsabilità progettuali o difetti di fabbricazione, la compagnia potrebbe trovarsi di nuovo al centro di contenziosi miliardari, come già accaduto con il 737 Max nel 2019. A ciò si aggiunge il possibile congelamento di nuovi ordini da parte delle compagnie aeree e una raffica di ispezioni straordinarie da parte delle autorità aeronautiche internazionali.
Un aereo da sogno che diventa incubo
Il Dreamliner è stato presentato fin dal 2011 come il simbolo della nuova generazione dell’aeronautica civile: materiali compositi, risparmio di carburante, lunga autonomia. Più di 1.100 esemplari consegnati in tutto il mondo, un programma da 32 miliardi di dollari in sviluppo. Eppure, in questo primo disastro mortale legato al modello, tutto si ribalta. Il velivolo, partito con rotta Londra, avrebbe perso potenza subito dopo il decollo, precipitando in una zona urbana e schiantandosi contro uno studentato. Cinque studenti sono morti, oltre 50 i feriti a terra. Le scatole nere sono state recuperate e le indagini si concentrano su una possibile anomalia nei flap o nei carrelli, ma non si esclude nemmeno un errore umano o una manutenzione approssimativa.
Effetto domino sull’intero comparto aerospaziale
L’incidente rischia di trascinare a fondo anche una parte dell’indotto globale che ruota attorno a Boeing. Aziende europee, asiatiche e americane coinvolte nella produzione di componenti – dai motori Rolls-Royce ai sistemi avionici Honeywell – hanno visto crollare i rispettivi titoli in Borsa. Anche Airbus, il concorrente europeo, ha risentito del panico degli investitori: nel breve termine, gli incidenti coinvolgono tutto il comparto. Nel medio periodo, però, Airbus potrebbe beneficiare del colpo inferto alla credibilità di Boeing, proprio mentre il costruttore europeo lancia nuovi programmi di modernizzazione della flotta.
Turbolenze geopolitiche e pressione regolatoria
Non è solo il mercato a tremare. Il Dipartimento dei Trasporti statunitense ha già chiesto alla FAA (Federal Aviation Administration) un’indagine parallela sull’intero programma Dreamliner. Le autorità indiane e britanniche – dato che molti passeggeri erano originari di questi Paesi – chiedono trasparenza e prontezza nelle risposte. Intanto, l’incidente diventa un argomento sensibile anche a livello geopolitico, considerato il peso strategico della produzione Boeing nell’economia americana e nelle relazioni transatlantiche. Joe Biden potrebbe trovarsi costretto a intervenire, soprattutto alla vigilia delle elezioni presidenziali, per contenere l’effetto su uno dei campioni industriali nazionali.
Una fiducia da ricostruire, a costi altissimi
Più ancora che i danni materiali, a preoccupare è la perdita di fiducia. Dopo il doppio incidente del 737 Max, Boeing aveva cercato di ricostruire una narrazione fatta di rigore, trasparenza e sicurezza. Il Dreamliner era il perno di questa rinascita, anche grazie alla sua assenza pressoché totale di incidenti fatali. Ora tutto viene rimesso in discussione. Compagnie come Lufthansa, ANA, Qatar Airways e American Airlines hanno richiesto verifiche approfondite sulle loro flotte. Anche l’Italia ha una flotta limitata di Dreamliner in operazione, soprattutto per voli intercontinentali: i controlli sono già partiti, ma le compagnie italiane escludono coinvolgimenti diretti.
Il futuro dell’aviazione passa dalla crisi
Mentre si contano i morti e si cercano risposte, il mercato dell’aviazione civile entra in una nuova fase. La domanda globale di voli è in crescita costante, ma la percezione della sicurezza si rivela ancora una volta vulnerabile. La sfida sarà capire se l’incidente di Ahmedabad segnerà solo una parentesi drammatica o una rottura strutturale nella fiducia verso Boeing e i suoi aerei di punta. Per ora, il Dreamliner non vola più sulle ali dell’orgoglio tecnologico, ma su quelle della paura.