Conquista inaspettata o preludio a battaglia aperta? Dagli assetti ai numeri, uno sguardo frizzante sul duello tra Siena e Milano.
(Foto: fotomontaggio, a sinistra Alberto Nagel, Ceo di Mediobanca e a destra Luigi Lovaglio, Ceo di Mps).
L’operazione dell’estate: un’accelerata vivace e carica d’ansia
A metà agosto l’offerta pubblica di scambio (OPS) lanciata da Banca Monte dei Paschi di Siena (MPS) su Mediobanca ha raggiunto un’adesione di poco superiore al 13,47 %, pari a oltre 112,28 milioni di richieste di sottoscrizione.
L’operazione, partita il 14 luglio 2025 e in scadenza l’8 settembre 2025, non ammette azioni acquistate successivamente tra il 5 e l’8 settembre.
Il CEO Luigi Lovaglio di MPS punta a superare il 66 % di adesioni — “sono convinto di raggiungerlo” — ma l’azione basterebbe già con una soglia tecnica del 35 % per esercitare un controllo di fatto su Piazzetta Cuccia.
Al momento, le adesioni non includono la quota di circa il 10 % legata al gruppo Caltagirone e quella del 20 % riconducibile a Delfin.
Contesto e retroscena: non è solo una questione di numeri
L’offerta da 13,3 miliardi di euro in azioni MPS (23 per ogni 10 azioni Mediobanca, premiate del 5 %) è stata lanciata il 24 gennaio 2025, in pieno difficile contesto bancario italiano.
Il Consiglio di Mediobanca aveva già bollato l’iniziativa come ostile, priva di razionalità industriale e finanziaria, ribadendo la sua totale inadeguatezza per gli azionisti.
Dal punto di vista regolamentare, l’offerta ha ricevuto il via libera sia dalla governance italiana (via poteri golden powers) nel 14 aprile 2025, sia dalla Banca Centrale Europea, che ha autorizzato l’operazione — anche con adesioni inferiori al 50 % — dietro condizioni quali la presentazione di un piano di integrazione in sei mesi.
Mediobanca aveva già bocciato l’offerta all’inizio del 2025, denunciandone il carattere value-destructive e i rischi derivanti dallo strapotere del debito non performing e dei contenziosi in capo a MPS.
Lo stato dei giochi: numeri, protagonisti, scenari futuri
- Adesioni al 14 agosto 2025: ~13,47 %, ossia 112,28 milioni di titoli.
- Scadenza dell’offerta: 8 settembre 2025 (incluso).
- Obiettivo MPS: soglia ambita al 66 %; controllo di fatto possibile già dal 35 %.
- Quote non incluse: ~10 % (Caltagirone), ~20 % (Delfin).
- Reazione Mediobanca: rifiuto netto e opposizione strategica.
- Approvazioni: Governo italiano (aprile) e BCE (giugno).
- Rischi residui: potenziali conflitti di interesse, esecuzione operativa, valutazione sottostimata di MPS.
È davvero una svolta
I numeri portano una scossa: 13 % in un mese e mezzo non è roba da poco. Ma siamo ancora lontani da livelli di controllo effettivo. Se Delfin e Caltagirone — ingombranti nella galassia finanziaria italiana — entrassero nella partita, il gioco si potrebbe complicare in maniera spettacolare.
La sfida ora è: riuscirà MPS a spingere le adesioni verso l’alto, sfruttando la spinta regolamentare e politica? Oppure l’assetto azionario complesso di Mediobanca, unito alle resistenze interne, riuscirà a tenere a bada l’avversario toscano?
La posta in gioco non è solo un controllo di fatto su Mediobanca, ma una ridefinizione del potere bancario in Italia. Ecco perché questa OPS non è una mera operazione finanziaria: è un colpo di scena nella saga della ricostruzione del sistema finanziario italiano.