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Francia, spread in caduta libera: il punto dell’Osservatorio CPI

- di: Marta Giannoni
 
Francia, spread in caduta libera: il punto dell’Osservatorio CPI
Francia, spread in caduta libera: l’allarme dell’Osservatorio CPI
Galli e Olmastroni avvertono: Parigi ora paga interessi più alti di Grecia e Spagna, il debito corre al 135% entro il 2034.

Lo spread francese ha raggiunto quello italiano. È il dato clamoroso che emerge dal nuovo report dell’Osservatorio Conti Pubblici Italiani (CPI), firmato da Giampaolo Galli e Gianmaria Olmastroni, che squarcia il velo sullo stato di salute delle finanze transalpine. “Un tempo i titoli francesi erano tra i più sicuri d’Europa, oggi rendono più di quelli spagnoli e greci”, affermano Galli e Olmastroni, sottolineando come Parigi rischi di diventare l’anello debole dell’Eurozona.

Da primato positivo a campanello d’allarme

Nel 2020 lo spread francese era tra i più bassi dell’area euro, appena 50 punti base sopra i Bund tedeschi. Ora è a quota 79, praticamente affiancato all’Italia (84) e in crescita costante. “La Francia potrebbe presto diventare il Paese dell’Eurozona con lo spread più alto”, puntualizza il report dell’Osservatorio CPI. È un cambio di prospettiva radicale: da colonna di stabilità a sorvegliata speciale dei mercati.

La politica che brucia governi

L’indagine dell’Osservatorio CPI lega la fragilità finanziaria alla crisi politica senza precedenti che Parigi sta vivendo. In meno di un anno la Francia ha consumato tre governi. L’ultimo, guidato da François Bayrou, è caduto dopo aver chiesto la fiducia su una legge di bilancio da 40 miliardi di tagli. “La caduta dell’esecutivo mostra che manca la volontà politica per riportare sotto controllo i conti pubblici”, osservano Galli e Olmastroni. Per la prima volta dal 1958 un governo è caduto non per una mozione di censura, ma per una fiducia respinta: i rendimenti OAT sono schizzati, quasi allineandosi ai BTP, nonostante il debito francese sia più basso in percentuale di Pil.

Agenzie di rating in pressing

Le agenzie internazionali hanno già acceso il semaforo giallo: i giudizi sono stati abbassati e gli outlook si sono fatti più cauti. “È un segnale forte, perché i downgrade arrivano quando il deterioramento appare strutturale, non passeggero”, evidenzia il report dell’Osservatorio CPI. In parallelo, l’Italia, pur con un debito più elevato, mostra un recupero di credibilità: deficit 2024 al 3,4% contro il 4,3% programmato e un quadro politico relativamente stabile. “La stabilità italiana viene premiata dai mercati e dalle stesse agenzie”, sottolineano Galli e Olmastroni.

Spesa fuori controllo

Alla base del problema francese, insistono i due economisti, c’è la spesa pubblica strutturalmente elevata, tra le più alte al mondo. Nel 2023 ha toccato il 57% del Pil, sette punti sopra la media dell’Eurozona. Pensioni, protezione sociale e sanità pesano più che in qualsiasi altro grande Paese europeo. “Il recente peggioramento del deficit è dovuto non a un’esplosione della spesa, che pure resta altissima, ma a un calo delle entrate”, puntualizzano Galli e Olmastroni. Il risultato è un apparato rigido che assorbe risorse mentre l’economia rallenta e il gettito delude.

Il confronto con l’Italia

La comparazione con Roma è inevitabile. L’Italia resta sotto osservazione per il peso del debito, ma negli ultimi due anni ha mostrato una disciplina fiscale inattesa e una maggiore stabilità politica. “Paradossalmente oggi i mercati vedono l’Italia come più credibile della Francia”, affermano Galli e Olmastroni. Un ribaltamento impensabile nel 2011, quando Parigi guidava l’asse che guardava all’Italia con sospetto; oggi i ruoli si invertono: l’Italia guadagna punti, la Francia arretra.

Previsioni nere fino al 2034

Lo scenario delineato dall’Osservatorio CPI è netto: con politiche invariate, il debito francese salirebbe dal 113% al 135% del Pil entro il 2034. “Una traiettoria che si avvicina pericolosamente a quella italiana, ma senza il sostegno di avanzi primari”, evidenziano Galli e Olmastroni. Per raddrizzare la rotta servirebbero tagli alla spesa sociale, revisione di benefici pensionistici, ticket su servizi non essenziali e una cura dimagrante della burocrazia, oltre alla rimozione di regimi fiscali agevolati. “Nelle condizioni politiche attuali, un piano così ambizioso appare difficilmente realizzabile”, concludono i due autori.

La nuova “pecora nera” d’Europa

Il quadro che emerge dal lavoro di Galli e Olmastroni è inequivocabile: la Francia è passata in pochi anni da porto sicuro dei mercati a sorvegliata speciale. “Senza un cambio radicale di rotta, Parigi vedrà crescere debito e spread, con impatti sulla credibilità e sull’Eurozona”, avvertono Galli e Olmastroni. È l’istantanea – dura e precisa – che l’Osservatorio CPI consegna oggi a Bruxelles e agli investitori.

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