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Giappone, primo stop agli utili in sei anni: auto e acciaio giù

- di: Marta Giannoni
 
Giappone, primo stop agli utili in sei anni: auto e acciaio giù
Giappone, primo stop agli utili in sei anni: auto e acciaio giù
Profitti attesi in calo del 7,8% per le società di Tokyo con esercizio a marzo 2026. Dazi Usa e domanda più fiacca comprimono margini; lo yen debole aiuta l’export ma non basta. Nel mirino auto, acciaio, energia e shipping.

Che cosa dicono i numeri

Gli analisti prevedono per l’insieme delle quotate del Prime Market una contrazione degli utili del 7,8% sull’anno, il primo arretramento dal 2019. Il comparto manifatturiero è indicato in discesa, con un arretramento dell’utile netto intorno al 5,4%. Nel dettaglio, il segmento dei mezzi di trasporto – che comprende le grandi case automobilistiche – potrebbe subire una caduta vicina al 26%. Ancora più pesante il quadro per le acciaierie, per cui si stima un tracollo dei profitti oltre il 70%. Fuori dalla manifattura, il calo prospettico degli utili sfiora il 12%, con navigazione e utilities indicati tra i più deboli.

Perché i dazi mordono

Le barriere tariffarie statunitensi su auto e prodotti siderurgici hanno alzato i costi di accesso al primo mercato extra Asia per molte aziende giapponesi, riducendo volumi, listini e profittabilità. Le case auto si trovano a gestire una doppia pressione: da un lato la stretta sui margini all’export, dall’altro investimenti elevati per l’elettrificazione e i software di bordo. Nel siderurgico, l’effetto è amplificato da una domanda globale più debole: quando i prezzi dell’acciaio scivolano, l’impatto dei dazi sulle vendite diventa moltiplicativo.

Lo yen aiuta ma non salva

Il deprezzamento dello yen ha offerto un cuscinetto ai conti degli esportatori, migliorando la competitività in dollari e generando plusvalenze di conversione. Ma il vantaggio di cambio non compensa la combinazione di dazi, input costosi e domanda più tiepida in Nord America e in parte dell’Europa. Inoltre, l’oscillazione del cambio complica le strategie di prezzo e la copertura dei rischi.

Logistica e tariffe

Il capitolo noli container resta volatile: dopo fasi di discesa, le compagnie hanno alternato tagli di capacità e nuovi sovrapprezzi per stabilizzare i ricavi. Per gli operatori giapponesi della navigazione, la somma di rotte meno redditizie e costi più alti si sta traducendo in guidance più caute. Anche le utilities soffrono: fra energia elettrica e gas pesa l’aggiustamento dei listini all’ingrosso e la normalizzazione dei consumi, con un conseguente raffreddamento degli utili.

Auto e acciaio, il cortocircuito delle filiere

La filiera dei mezzi di trasporto “assorbe” i dazi lungo la catena del valore: componentistica, acciai speciali, elettronica di potenza. Quando i listini finali non possono salire, il margine si erode a monte. Nel metallo, le grandi aziende stanno accelerando su efficienza e razionalizzazione degli impianti: tagli di capacità selettivi, più vendite a maggior valore aggiunto, contratti di fornitura indicizzati.

Che cosa guardare nei prossimi mesi

  • Trade policy Usa: eventuali modifiche tariffarie su auto e acciaio possono cambiare rapidamente i conti del 2026.
  • Cambio dollaro/yen: un’ulteriore stabilizzazione ridurrebbe le plusvalenze da conversione ma darebbe visibilità ai listini export.
  • Noli marittimi: capacità, blank sailing e sovrapprezzi influenzeranno costi e tempi di consegna per tutta la manifattura.
  • Capex e mix prodotti: più investimenti su veicoli elettrici, software e acciai avanzati per risalire la curva del valore.

Voci dal mercato

“La priorità è proteggere margini e occupazione mentre si completano gli investimenti nella transizione tecnologica”, affermano manager del comparto auto. Nel siderurgico, il messaggio è simile: “La volatilità internazionale ci impone efficienza e selettività sulle produzioni con più valore aggiunto”. 

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