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Irpef, taglio da ceto medio? I numeri non dicono questo

- di: Jole Rosati
 
Irpef, taglio da ceto medio? I numeri non dicono questo
Irpef, taglio da ceto medio? I numeri dicono altro
Promessa di sollievo per tutti, ma la spinta vera va in alto: pochi euro per operai e pensionati, centinaia per chi guadagna di più. Il governo rivendica rigore e tutela dei redditi medi. Aperture su affitti e dividendi, partita rovente in Parlamento.

Il cuore della manovra è il ritocco della seconda aliquota Irpef, dal 35% al 33% sullo scaglione tra 28 e 50 mila euro. Una mossa presentata come sollievo al ceto medio, che però, alla prova delle stime ufficiali, concentra la gran parte dei benefici sulle fasce più agiate. Il risultato? Un vantaggio medio modesto per la platea più ampia, e un risparmio più visibile man mano che i redditi salgono entro il perimetro dei 50-200 mila euro.

Chi guadagna davvero

Dentro i numeri si vede la forbice: poche decine di euro l’anno per molti lavoratori, ben più di cento per alcuni impiegati e qualche centinaio per i profili apicali. La fotografia restituisce un paradosso: lo sconto promesso al ceto medio risulta più generoso verso l’alto, mentre operai e pensionati intercettano effetti quasi simbolici.

Il ceto medio allo specchio

L’ultimo triennio ha eroso potere d’acquisto: tra inflazione e salari fermi, la spesa quotidiana pesa più che in passato. In questo contesto, uno sconto fiscale che si assottiglia proprio dove i bilanci sono più tesi rischia di non spostare i consumi e, quindi, la crescita. Il tema non è solo “quanto” si taglia, ma “dove” cade il beneficio.

La linea del governo

Il ministro dell’Economia rivendica la rotta: “Tutela dei redditi medi”, assicura Giancarlo Giorgetti, difendendo la coerenza di una politica di bilancio improntata al rigore in un quadro internazionale incerto. E, a chi lo incalza sul merito della misura, replica: “Ho rispetto per chi ci critica, ma tocca a noi decidere”. Sul cosiddetto fiscal drag il messaggio è netto: “Per i redditi più bassi l’effetto è stato coperto fino a 35 mila euro”.

I nodi: affitti, dividendi, rottamazione

Nelle prossime ore si cercano aggiustamenti su tassazione degli affitti e dividendi, mentre la partita della rottamazione resta delicata: c’è il timore che, nel lungo periodo, premi i contribuenti meno fedeli e indebolisca l’adesione spontanea alle regole. Sul contributo aggiuntivo delle banche e sull’eventuale ampliamento delle sanatorie pesano i conti: le coperture non sono un dettaglio.

Opposizioni e imprese, fronti contrapposti

L’opposizione alza i toni. Per Elly Schlein è “una manovra ostile e senza visione”, mentre Giuseppe Conte parla di un “Paese alla rovescia”. Dal lato delle imprese cresce l’attesa per gli emendamenti: si guarda al cantiere del Senato per capire se e come la distribuzione dei benefici potrà essere riequilibrata.

Cosa può cambiare in Parlamento

La prossima settimana si entra nel vivo con gli emendamenti: margini stretti per via dei nuovi parametri europei, ma spazi per correzioni mirate su famiglie a reddito medio-basso, lavoro dipendente e giovani. Il banco di prova sarà duplice: equità distributiva e credibilità dei conti. Se il Parlamento ritoccherà davvero la mappa dei benefici, il taglio Irpef potrà diventare meno regressivo e più pro-crescita.

La traiettoria favorisce l’alto della distribuzione 

 Lo sconto c’è, ma la traiettoria favorisce l’alto della distribuzione. La sfida ora è riscrivere i dettagli senza sfilacciare i saldi: equità, lavoro e investimenti sono i tre cardini per non sprecare la finestra della manovra.

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