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Perché il PNRR non spinge davvero l’Italia (nonostante 194 miliardi)

- di: Jole Rosati
 
Perché il PNRR non spinge davvero l’Italia (nonostante 194 miliardi)

Milioni stanziati, crescita quasi ferma e una burocrazia che pesa: cosa non ha funzionato.

(Foto: una riunione della cabina per il Piano nazionale di ripresa e resilienza).

Nei corridoi di Palazzo Chigi e nei ministeri si muovono cifre imponenti: oltre 194 miliardi di euro sono stati stanziati per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) italiano. Eppure il motore della crescita fatica a ingranare: il pil è previsto salire appena dello 0,7 % nel 2025. Come è possibile? Il quadro che emerge è fatto di ambizione sì, ma anche di lentezze, inefficienze e opportunità mancate.

Il bilancio: cifre che spaventano

Il PNRR italiano prevede una dotazione complessiva di circa 194,4 miliardi di euro, tra sovvenzioni e prestiti. Ma l’effetto previsto sulla crescita è crollato. Secondo un’analisi della Confindustria, l’impatto aggiuntivo stimato per il 2024 era pari a +0,9 punti percentuali di crescita, ma nella revisione di fine settembre si è ridotto a soli +0,1 punti. La previsione della Commissione europea conferma: +0,7 % per il 2025 e +0,9 % per il 2026. (maggio 2025).

Dunque: miliardi a disposizione, crescita stagnante. Dove si inceppa il meccanismo?

Burocrazia, complessità e frammentazione

Uno degli ostacoli più citati è la macchina amministrativa. Un esempio: dati Reuters del novembre 2024 indicavano che l’Italia aveva speso circa 53,5 miliardi su un totale a disposizione di 194,4 miliardi, meno del 30 %. (novembre 2024). Le procedure lente, i bandi incompleti (oltre il 60 % non conclusi nel 2023-24) e la necessità di rispettare “obiettivi e milestone” più che semplice spesa, rendono l’uso dei fondi più farraginoso del previsto.

In parallelo, la stessa Confindustria evidenzia che la valutazione dell’efficienza è scesa da «alta» a «media», segnale evidente che non basta ottenere i soldi: occorre saperli usare bene. (maggio 2025).

Investimenti ma competitività ferma

Il PNRR punta su sei “missioni” (digitalizzazione, transizione ecologica, infrastrutture, istruzione, parità di genere, coesione territoriale) e sedici azioni principali.

Tuttavia, la crescita della spesa in R&S in Italia è modesta rispetto agli altri paesi: tra il 2013 e il 2023 solo +6 % di incremento per l’Italia, mentre molti altri Stati europei avanzano più rapidamente. (giugno 2025).

In termini di competitività, un rapporto evidenzia che, malgrado l’azione del PNRR, il contesto italiano resta segnato da tassi reali elevati (anche per inflazione bassa – +1,1 % in Italia nel 2024) e condizioni finanziarie meno favorevoli. (maggio 2025).

Il “fattore esterno” e il recupero mancato

Non tutto dipende dal piano e dall’Italia: la Commissione europea ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita italiana, citando tassi più alti, produttività in stagnazione e tensioni sul commercio internazionale (tariffe USA).

Insomma, anche le condizioni globali non sono state piene di vento favorevole. Ma questo non basta a spiegare perché con 194 miliardi la crescita sia così piatta.

Una voce disturbante: Marine Le Pen e i fondi europei

Sul versante politico europeo emerge anche un commento che riguarda indirettamente il tema dei fondi: la leader francese Marine Le Pen è stata condannata il 31 marzo 2025 per aver partecipato a un sistema che ha distratto oltre 4 milioni di euro di fondi del Parlamento europeo. Pur non riferendosi direttamente all’Italia, il caso Le Pen torna utile per riflettere sul tema generale dell’uso dei fondi europei: quando i controlli, la trasparenza e la governance non funzionano, rischiano di emergere criticità – che l’Italia deve evitare.

Le domande che restano

  • Perché, malgrado l’alta dotazione, l’Italia registra una crescita reale così bassa?
  • Quanto pesa la frammentazione in migliaia di micro-progetti (si parla di oltre 447 mila) che rendono difficile un forte impatto aggregato?
  • Quanto sarebbe migliorabile la performance se la spesa fosse più rapida e più efficiente?
  • Sono sufficienti gli strumenti attivati (modelli organizzativi, competenze nei ministeri, meccanismi di monitoraggio) per trasformare i fondi in crescita strutturale?

Prospettive e raccomandazioni

Per dare davvero spinta all’economia italiana servono tre ingredienti fondamentali: velocità, qualità e coordinamento. I fondi non sono solo da erogare, ma da utilizzare con intelligenza. Serve un minor numero di progetti ben integrati, con risultati misurabili; una burocrazia più snella; e un dialogo stretto tra governo, regioni, imprese e innovazione.

Se l’Italia riuscisse a migliorare l’efficienza della spesa, ad esempio recuperando anche solo 0,2-0,3 punti percentuali in più di crescita ogni anno, il divario europeo potrebbe ridursi sensibilmente.

Risultati sono stati al di sotto delle speranze

In sintesi: il PNRR rappresenta una gigantesca opportunità per l’Italia, ma finora i risultati sono stati al di sotto delle speranze. Non è solo questione di “quanto” si spende, ma di “come”. E la macchina italiana deve mettersi al lavoro in modo più agile, meno dispersivo e più strategico. Altrimenti resterà raccolto il paradosso: miliardi disponibili e una crescita che stenta.

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