• Tutto con Bancomat. Scambi denaro, giochi ti premi.
  • Esprinet molto più di un distributore di tecnologia
  • Fai un Preventivo

Prezzi del vino, arrivano brutti segnali

- di: Matteo Borrelli
 
Prezzi del vino, arrivano brutti segnali
Prezzi del vino, arrivano brutti segnali
Dall’Umbria la spia di una crisi nazionale: i listini crollano, i consumi arretrano e l’export perde slancio. «La qualità resta alta ma i prezzi non coprono più i costi», avverte Giorgio Mencaroni. Una frenata che mette in allerta l’intera filiera italiana.

L’Umbria non è un caso isolato. Quello che accade oggi nei listini regionali, rilevati dalla Borsa Merci della Camera di commercio dell’Umbria è il sintomo di un disagio che percorre tutta l’Italia del vino. Le quotazioni delle uve scendono in modo verticale, con riduzioni che arrivano a un terzo in un solo anno e oltre il 50% rispetto al 2023. Una discesa tanto rapida quanto pericolosa, perché non è legata a un calo della qualità ma a una trasformazione strutturale dei mercati.

Un mercato che cambia volto

Nel giro di due stagioni, il sistema vitivinicolo italiano si trova a fronteggiare un duplice shock: da un lato, la contrazione dei consumi interni, che riduce la capacità di assorbimento del mercato nazionale; dall’altro, la frenata dell’export, appesantita da tassi di cambio sfavorevoli, dazi e un rallentamento generale dell’economia europea. È una combinazione che mette in crisi la catena del valore: chi produce si trova schiacciato tra costi in aumento e prezzi in caduta.

In Umbria, ma anche in Toscana, Veneto, Marche e Sicilia, si registrano quotazioni minime per Sangiovese, Merlot e Trebbiano. Le varietà che un tempo garantivano stabilità oggi non coprono più i costi di produzione. Restano in controtendenza solo poche uve di nicchia, come il Trebbiano spoletino, sostenute da una domanda superiore all’offerta. Tutto il resto si muove in zona rossa.

La fotografia dei listini

I dati umbri del 14 ottobre 2025 parlano da soli: prezzi medi in flessione del 30% sui minimi e del 33% sui massimi rispetto al 2024. In confronto al 2023, la caduta raggiunge -50% per molte varietà rosse e bianche. Le uve Doc e Docg che rappresentano l’eccellenza regionale, come Sangiovese, Merlot, Cabernet e Grechetto, oscillano tra 22 e 35 euro al quintale. Il Sagrantino regge su livelli più alti, ma anch’esso segna un calo significativo rispetto a due anni fa.

La forbice dei prezzi 2023–2025 è eloquente: Sangiovese -52,5%, Merlot -51,7%, Cabernet e Gamay -50,8%, Trebbiano -46,7%, Grechetto, Pinot e Chardonnay -44%, Vermentino -40,9%. Si tratta di numeri che, se proiettati su scala nazionale, delineano un quadro critico. E se l’Umbria fa da termometro, la febbre è alta in tutto il Paese.

La voce degli operatori

“I dati della vendemmia 2025 fotografano una situazione che mette a dura prova la resistenza di molte cantine umbre. La qualità dei vini resta elevata, ma il valore riconosciuto ai produttori continua a scendere”, sottolinea Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di commercio dell’Umbria. “La Borsa Merci è uno strumento di trasparenza, perché registra i prezzi realmente pagati. Ma la trasparenza, da sola, non basta: serve una politica nazionale di sostegno alla filiera e di innovazione per mantenere sostenibilità economica”.

“La flessione dei prezzi riflette una crisi di domanda che non risparmia nessuno. I consumi interni arretrano e il rallentamento europeo, insieme ai dazi verso gli Stati Uniti, accentua le difficoltà”, osserva Bruno Diano, presidente della Borsa Merci. “Molte cantine vendono a cifre che non coprono i costi: il nodo cruciale è la redditività”.

Consumi dimezzati e nuovi comportamenti

Il consumo medio di vino in Italia si è dimezzato negli ultimi quindici anni. Oggi siamo a poco più di 30 litri pro capite l’anno, contro i 70 degli anni Ottanta. Il cambiamento culturale è profondo: i giovani bevono meno, in modo più selettivo e occasionale; cresce l’attenzione verso la salute, la guida sicura, la sostenibilità. Ma la contrazione dei volumi non è compensata da un aumento sufficiente del valore aggiunto. L’effetto combinato è devastante per i produttori medi e piccoli.

Le abitudini d’acquisto stanno mutando anche nella distribuzione: le grandi catene impongono sconti e promozioni continue, mentre il canale horeca – ristoranti, bar, wine bar – non è ancora tornato ai livelli pre-pandemia. Il risultato è una compressione dei margini che spinge molti operatori verso il limite della sopravvivenza.

Export in frenata, eccesso di offerta interna

Nel 2025 le esportazioni italiane di vino hanno segnato una contrazione del 4% in volume e dell’1,5% in valore. Stati Uniti, Germania e Regno Unito restano i primi mercati di sbocco, ma con dinamiche incerte: la concorrenza dei vini del Nuovo Mondo e della Spagna, a costi più bassi, è sempre più aggressiva. In parallelo, le scorte interne crescono. Le cantine, per liberare i magazzini, sono costrette a immettere sul mercato vino a prezzi ribassati, alimentando la spirale discendente.

La guerra dei prezzi non risparmia neppure le denominazioni blasonate. Molte aziende rinunciano a produrre parte delle quantità previste dai disciplinari per evitare un eccesso di offerta che deprimerebbe ulteriormente i listini. Ma i costi fissi restano invariati: energia, vetro, tappi, trasporti e manodopera continuano a pesare come prima.

L’effetto domino sulla filiera

Il crollo dei prezzi si riflette a catena su tutta la filiera: dagli agricoltori ai conferitori, dalle cooperative ai trasformatori, fino al turismo enogastronomico. Se il vino perde valore, l’intero sistema locale ne risente. Le aziende agricole rinviano investimenti e innovazione, le cantine riducono le promozioni, i territori rischiano di vedere indebolita la propria immagine. In Umbria, come altrove, il vino è parte dell’identità culturale e del paesaggio: ogni euro perso all’origine si traduce in meno risorse per manutenzione, tutela ambientale, accoglienza.

In molte zone collinari, la viticoltura di qualità è anche presidio del territorio. Se le rese non garantiscono redditività, cresce il rischio di abbandono dei vigneti e di perdita di biodiversità. È una questione economica ma anche ambientale e sociale.

Strategie per la ripartenza

Gli esperti concordano su una direzione: innovazione, differenziazione e programmazione. Serve una gestione più intelligente dell’offerta per evitare eccessi produttivi, un maggiore coordinamento tra consorzi e istituzioni, e una promozione mirata nei mercati in crescita – Asia e Nord America su tutti. Cruciale anche l’enoturismo, che può diventare una leva di reddito e di valorizzazione territoriale, soprattutto nelle regioni interne come l’Umbria.

Fondamentale sarà anche il ruolo della finanza: linee di credito agevolate, fondi rotativi e strumenti di sostegno che aiutino le imprese a superare la fase di stress. Come sottolinea Mencaroni, “il vino è un patrimonio collettivo: non può essere lasciato alle sole logiche di mercato. Occorre una visione di sistema, in cui trasparenza, sostenibilità e innovazione procedano insieme”.

Un caso regionale che parla a tutta l’Italia

L’Umbria, con la sua Borsa Merci che rileva i prezzi reali, rappresenta oggi un osservatorio privilegiato su ciò che accade nell’intero Paese. Da Nord a Sud, il copione è simile: produzioni abbondanti, consumi stagnanti, costi alti, margini in caduta. Ma proprio da queste difficoltà potrebbe nascere una stagione nuova. Le regioni che sapranno puntare su qualità percepita, sostenibilità e innovazione digitale avranno più chance di restare competitive.

Il 2026, secondo gli analisti, sarà l’anno della verità. Se la domanda non ripartirà, molti produttori dovranno scegliere tra ridurre le superfici vitate o cambiare modello di business. Per questo il messaggio che arriva dall’Umbria è chiaro: non basta più fare un buon vino, serve costruire valore attorno ad esso.

Il quadro 

 La qualità non è in crisi, lo è l’economia del vino. L’Umbria l’ha capito prima degli altri, mostrando i numeri di un cambiamento che non si può ignorare. Se i prezzi continuano a scendere, il rischio non è solo per i produttori, ma per l’identità stessa del vino italiano.

Notizie dello stesso argomento
Trovati 83 record
04/12/2025
Fincantieri e KAUST lanciano una borsa di studio sulla sicurezza marittima
Programma congiunto su cyber-resilienza e tecnologie per la navigazione
04/12/2025
Confcommercio: la sfida digitale dell’Ue e il nuovo equilibrio nei pagamenti elettronici
Trasparenza, co-badging e una strategia nazionale per imprese e consumatori
04/12/2025
Manovra, la Bce avverte Roma: “Riserve d’oro, Bankitalia resta autonoma”
La norma sulle riserve auree contenuta nella manovra accende un faro europeo.
04/12/2025
Il pane tedesco in pericolo: crisi, chiusure e addio alla tradizione
In Germania chiudono centinaia di panifici l’anno: costi energetici, mancanza di eredi e c...
04/12/2025
Chiusure mercati Asia: Tokyo sprinta, il resto del continente rallenta
Chiusura contrastata delle Borse asiatiche: Tokyo corre con i tecnologici, Cina e India fi...
Trovati 83 record
  • Con Bancomat, scambi denaro, giochi e ti premi.
  • Punto di contatto tra produttori, rivenditori & fruitori di tecnologia
  • POSTE25 sett 720