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Ue sotto pressione: dazi Usa al 15% su vino & liquori

- di: Jole Rosati
 
Ue sotto pressione: dazi Usa al 15% su vino & liquori
Accordo al fotofinish, ma nessuna esenzione per il settore agroalimentare nella prima tranche.

In attesa del gong di oggi 1° agosto 2025, l’Unione europea si ritrova sospesa su un fragile equilibrio: l’accordo raggiunto in Scozia tra Ursula von der Leyen e Donald Trump prevede una tariffa del 15 % su gran parte delle esportazioni Ue verso gli Stati Uniti, inclusi vino, champagne e liquori – settori strategici per Italia e Francia, finora esclusi dalle esenzioni iniziali.

Un’intesa tesa ma incompleta

L’accordo politico scaturito tra la presidente della Commissione europea e il tycoon è “una roadmap non vincolante”, un impegno politico che certifica il tetto del 15 %, ma lascia aperti molti nodi operativi.

  • Il portavoce Ue, Olof Gill, ha reso noto che vino e liquori non sono attesi nella prima ondata di esenzioni annunciate dagli Usa il 1° agosto; di conseguenza, saranno colpiti automaticamente dalla tariffa al 15 %.
  • Le esenzioni invece riguardano già settori definiti strategici come aeronautica, chimica selettiva, farmaci generici e sughero, ma l’enogastronomia è rimasta a margine per ora.

Gli impatti sul vino Ue

Il 15 % sarà applicato dal 1° agosto 2025, fino a nuove intese o esenzioni concordate in autunno. L’Italia e la Francia, che insieme rappresentano circa il 60 % delle esportazioni Ue nel settore, sollecitano un trattamento speciale: “Il comparto è vulnerabile senza carve-out”, ha dichiarato Bernard Arnault (LVMH). L’Unione Italiana Vini stima un impatto di oltre 317 milioni € in export solo per il vino italiano.

Risposta Ue: misure compensative in stand-by

I negoziati proseguono, mentre Bruxelles ha già pronta una controffensiva economica: da il 7 agosto scattano, salvo intese, controdazi su beni Usa per un valore pari a €93 miliardi. L’esecutivo Ue ha affermato: “Se tutto procederà come previsto, sospenderemo nuovamente i dazi”.

Clima politico e reazioni europee

  • Il 1° agosto 2025, Trump ha firmato un ordine esecutivo per rendere operative le nuove tariffe, confermando la soglia del 15 % per l’Ue salvo accordi contrari entro quella data, mentre Canada e Svizzera vedranno aumenti maggiori (fino al 35‑39 %).
  • In Europa, il primo ministro francese ha definito l’accordo come un “dark day per l’Europa”, denunciando un’evidente capitolazione nei confronti della pressione americana, pur in assenza di opposizione unanime: Merkz e Meloni vedono l’intesa come un male necessario per evitare un’escalation.
  • Il contesto interno è teso: a settembre Ursula von der Leyen dovrà affrontare l’esame davanti all’Europarlamento, palco dove l’opposizione della sinistra radicale francese ha già promosso una mozione di censura che definisce l’intesa come un “patto sotto ricatto”.
Una piattaforma debole 

L’intesa Ue‑Usa supera lo spettro dello scontro totale, riducendo da 30 % a 15 % i dazi su larga scala. Tuttavia, sulla carta resta una piattaforma debole: senza un accordo giuridicamente vincolante e con le esenzioni ancora da negoziare, settore agroalimentare e diplomazia europea navigano a vista. Il rischio politico ed economico è concreto: se vino, champagne e liquori saranno esclusi dalle esenzioni future, il prezzo da pagare – sul piano commerciale e simbolico – sarà molto alto.

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