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Ex Ilva, da cassa integrazione a nuovo pretendente: il piano a 4 anni

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Ex Ilva, da cassa integrazione a nuovo pretendente: il piano a 4 anni

Un “piano di decarbonizzazione” articolato su un orizzonte di quattro anni, “nel più breve tempo possibile, con mantenimento della continuità produttiva”, così da consentire all’Italia di “diventare il primo Paese europeo a produrre solo acciaio verde”: è questa la linea strategica presentata dal governo ai sindacati sul futuro dell’ex Ilva di Taranto, secondo quanto reso noto dalla Fiom-Cgil.

Ex Ilva, da cassa integrazione a nuovo pretendente: il piano a 4 anni

Il piano, illustrato nel corso dell’incontro con le organizzazioni dei lavoratori, rappresenta la nuova roadmap per rilanciare l’ex Ilva, con l’obiettivo di superare la crisi industriale e ambientale che da anni grava sul polo siderurgico. Il progetto mira a coniugare la riconversione energetica degli impianti con il mantenimento dell’occupazione, assicurando la continuità produttiva del sito e la salvaguardia della filiera dell’acciaio nazionale.

Secondo quanto riferito dalla Fiom, il governo intende accelerare i tempi di transizione, avviando un processo di profonda trasformazione tecnologica che dovrebbe portare, entro il 2029, a una produzione interamente basata su forni elettrici e tecnologie a basse emissioni di CO₂.

Aumenta la cassa integrazione
Uno dei punti più rilevanti del piano riguarda la gestione degli organici. È prevista infatti una cassa integrazione straordinaria per 5.700 lavoratori, con una progressiva estensione fino a 6.000. La misura, spiega la Fiom, si inserisce in un contesto di ristrutturazione e riorganizzazione produttiva, necessario per permettere l’avvio degli interventi di decarbonizzazione e l’installazione dei nuovi impianti.

Il sindacato ha sottolineato la necessità che la cig non diventi un anticamera per i licenziamenti, ma uno strumento temporaneo di tutela e di accompagnamento alla riconversione industriale.

Nuovo potenziale acquirente estero
Parallelamente, il governo ha comunicato ai sindacati di essere impegnato in negoziati con un nuovo potenziale acquirente estero, il quale sta attualmente svolgendo una prima ricognizione sugli impianti e sulla situazione finanziaria del gruppo. L’obiettivo, secondo quanto trapela, è individuare un partner industriale solido in grado di garantire capitali, know-how tecnologico e sostenibilità gestionale nel lungo periodo.

La ricerca di un nuovo soggetto subentrante avviene dopo mesi di tensioni con l’attuale gestione e in un quadro in cui il governo punta a riportare stabilità e visione strategica nel principale polo siderurgico del Paese.

Continuità produttiva e tutela ambientale
Nel documento illustrato ai sindacati si sottolinea l’impegno a mantenere la produzione attiva durante l’intera fase di transizione, evitando interruzioni che potrebbero compromettere le forniture e la tenuta occupazionale. Il piano prevede investimenti mirati alla riduzione delle emissioni e al potenziamento delle infrastrutture ambientali, con l’obiettivo di portare il sito di Taranto a zero emissioni nette nel medio periodo.

Per il governo, la sfida è duplice: rilanciare la competitività industriale del comparto siderurgico e al contempo sanare definitivamente la ferita ambientale che da anni segna la città e l’intero territorio pugliese.

Le richieste dei sindacati
La Fiom, nel rendere pubblico il contenuto della proposta, ha chiesto chiarezza sui tempi e sulle garanzie occupazionali, ribadendo che il piano dovrà “tenere insieme la sostenibilità ambientale e quella sociale”. Per il sindacato, è indispensabile che il percorso di decarbonizzazione sia accompagnato da investimenti pubblici e privati concreti, dalla riconversione delle professionalità interne e da un rafforzamento del ruolo dello Stato nella governance.

Verso un nuovo modello industriale
Il piano rappresenta, nelle intenzioni dell’esecutivo, una svolta strutturale per l’industria siderurgica italiana, chiamata a diventare un modello europeo di produzione sostenibile. L’obiettivo è fare dell’ex Ilva il primo polo nazionale interamente decarbonizzato, in grado di contribuire alla strategia di transizione ecologica del Paese e agli obiettivi di riduzione delle emissioni fissati dall’Unione Europea.

Se i negoziati con il nuovo partner andranno a buon fine, il governo punta a chiudere l’accordo entro i primi mesi del 2026, avviando subito dopo la fase operativa del piano quadriennale.

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