Consumi ancora deboli, Buttarelli (Federdistribuzione): "Necessario sostegno a famiglie e imprese"

- di: Redazione
 

I dati diffusi da Istat relativi alle vendite al dettaglio del mese di maggio evidenziano un incremento tendenziale a valore del +3,0%, al quale corrisponde un calo a volume del -4,7%.

Consumi ancora deboli, Buttarelli (Federdistribuzione): "Necessario sostegno a famiglie e imprese"

Carlo Alberto Buttarelli, Presidente di Federdistribuzione (nella foto), ha commentato così i dati: "L’andamento dei consumi fa registrare ancora segnali di debolezza per quanto riguarda i volumi di vendita, penalizzati anche dagli effetti dell’inflazione cumulata nei mesi scorsiAnche se l’andamento del dato inflattivo sta rallentando, i consumi restano deboli sia nel comparto alimentare, dove registriamo una contrazione a volume di circa -4% su base annua, sia nel settore del non alimentare. In particolare, le categorie di prodotto legate all’abbigliamento hanno subito gli effetti negativi dell’andamento meteorologico e dell’arrivo in forte ritardo della stagione estiva. L’avvio dei saldi in questi giorni, che al momento non indica particolari inversioni di tendenza, rappresenta quindi un appuntamento importante per molte imprese e sarà una cartina di tornasole per valutare l’andamento dei consumi futuri. Permane comunque una prospettiva di incertezza alla quale occorre dare risposta attraverso iniziative di sostegno alle famiglie e alle imprese, con l’obiettivo di favorire la ripresa della domanda interna".

Preoccupazioni condivise da Confesercenti e espresse in una nota: "A rimetterci sono soprattutto i negozi. Sulla spinta del carovita, le vendite stanno infatti seguendo andamenti differenziati a seconda dei canali di acquisto utilizzati. Il commercio tradizionale continua a soffrire di più, facendo registrare un ulteriore calo del -0,6% su maggio 2022, a fronte di un aumento del +6,5% della Gdo. Nella grande distribuzione le preferenze delle famiglie ricadono inoltre soprattutto verso i formati più convenienti: i discount registrano una variazione tendenziale del +11%, l’incremento più elevato da settembre 2022. Questo canale potrebbe aver sfruttato al meglio per alcuni prodotti il gap di prezzo rispetto ai formati di vendita più tradizionali e mantenuto la competitività pur trasferendo maggiori rincari sui consumatori. L’e-commerce, esploso durante le restrizioni, pur mantenendosi su un terreno positivo mostra invece un rallentamento (+1,5% a maggio rispetto al 4,3% del quadrimestre). L’inflazione continua a mantenersi su livelli elevati, svuota portafogli e buste della spesa: gli italiani spendono di più per acquistare di meno. Un contesto particolarmente difficile per le piccole superfici di vendita, che per contenere i prezzi sono costrette a ridurre i propri margini, già sotto pressione per l’aumento generale dei costi. In particolare, sulle imprese come sulle famiglie, sta ora pesando anche l’aumento dei tassi di interesse: l’aumento dei mutui non solo frena gli investimenti delle imprese, ma spiazza anche i bilanci delle famiglie. Raccogliamo l’appello lanciato dal Presidente dell’Abi Antonio Patuelli: servono regole europee più flessibili, e l’allungamento della durata dei mutui".

In ultimo riportiamo il commento dell'Ufficio Studi Confcommercio: "Un dato certamente non positivo, se si guarda al confronto annuo in termini di volumi, che va letto però anche alla luce del deterioramento che si osservava da alcuni mesi su questo versante: dopo quattro mesi le vendite in quantità sono infatti tornate a mostrare una variazione congiunturale debolmente positiva, elemento che potrebbe preludere all’inizio di un periodo meno negativo, favorito anche dal rientro delle dinamiche inflazionistiche. La domanda evidenzia però ancora importanti cadute in termini di volumi per gli alimentari, soprattutto quelli venduti presso le aziende di minori dimensioni. Analogamente per l’abbigliamento e le calzature, su cui ha inciso anche una stagione meteorologicamente non favorevole, i consumi si confermano in netto ridimensionamento. Il quadro complessivo rimane dunque di difficile interpretazione e, per adesso, privo di una direzione chiara. L’idea prevalente è che il 2023, dopo un primo quarto favorevole, procederà a ritmi molto lenti, sempre sul crinale di un moderato, ma doloroso, rischio di recessione. Qualora, in assenza di impulsi positivi sul versante della produzione industriale, si dovesse indebolire la spinta propulsiva derivante dal turismo e dai servizi, nelle more di una piena attuazione del PNRR, ne potrebbe risentire gravemente anche il mercato del lavoro".

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