Stangata di giugno: 59 miliardi in tasse, e l’Imu è solo l’inizio
- di: Matteo Borrelli

Entro domani, lunedì 16 giugno, versamenti record per imprese e autonomi. Cgia: “Tax day da 42 miliardi”. E a fine mese arriva l’Ires.
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Imu, countdown fiscale per 25 milioni di immobili
C’è un lunedì cerchiato in rosso sul calendario dei contribuenti italiani: il 16 giugno. Non solo perché scade l’acconto Imu 2025, ma perché coincide con quello che la Cgia di Mestre definisce un vero e proprio “tax day”, una maratona fiscale da 42,3 miliardi di euro. L’Imu da sola pesa per circa 11 miliardi, e riguarda 25 milioni di immobili: dalle seconde case ai terreni edificabili, dagli immobili commerciali ai fabbricati rurali, con esclusione delle prime case – a meno che non siano classificate come di lusso (categorie A/1, A/8, A/9).
La prima rata si versa entro domani lunedì 15 giugno, mentre il saldo è fissato per il 16 dicembre. Resta comunque possibile il pagamento in un’unica soluzione. Sono tenuti al versamento proprietari, usufruttuari, concessionari di aree demaniali e locatari in leasing. Gli enti non commerciali, come fondazioni e associazioni, pagano in tre rate, come stabilito dal calendario del Ministero dell’Economia.
Un giugno da record per le entrate fiscali
Secondo lo studio pubblicato il 14 giugno dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre, giugno porterà nelle casse pubbliche ben 59,3 miliardi di euro, con la prima metà del mese dominata dal pagamento di Irpef, Iva e Imu da parte di imprese e lavoratori autonomi. Soltanto il 16 giugno si concentrano almeno 34 miliardi di incassi: 14,4 miliardi di Irpef sui lavoratori dipendenti e collaboratori familiari, 13,2 miliardi di Iva, 5 miliardi di Imu e 1,3 miliardi di Irpef sui professionisti.
Ma non è finita: il 30 giugno si prevede un’ulteriore ondata da 17 miliardi, tra Ires (9,8 miliardi), Irap (4,9), Irpef (1,5) e addizionali locali (900 milioni). Numeri che raccontano una pressione fiscale concentrata e poco modulata, che rischia di strozzare liquidità e programmazione, soprattutto nelle PMI.
Addio discrezionalità, Comuni vincolati sulle aliquote
Dal 2025 cambia anche la governance dell’Imu: i Comuni non possono più decidere liberamente le aliquote, ma devono attenersi a fattispecie “tipizzate” indicate dal MEF. Le nuove regole, introdotte con l’obiettivo di semplificare e uniformare il sistema, impongono l’uso di un’applicazione informatica (il Portale del federalismo fiscale) per la redazione del prospetto aliquote, parte integrante della delibera comunale.
Le agevolazioni previste dalla legge nazionale – come la detrazione di 200 euro per l’abitazione principale di lusso o lo sconto al 75% per gli affitti a canone concordato – restano in vigore automaticamente, ma fuori dal campo d’intervento delle giunte. Se il Comune non delibera in tempo, scatteranno le aliquote di base nazionali.
Cgia: “Serve respiro fiscale per le imprese”
“Il 16 giugno si conferma il giorno più critico per chi lavora in proprio”, ha dichiarato Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi Cgia, da Mestre. “In un solo giorno, imprenditori e autonomi dovranno fare fronte a versamenti che drenano quasi l’80% delle imposte del mese. Un sistema del genere non è sostenibile sul lungo periodo: servono misure di dilazione strutturale e una vera riforma del calendario fiscale”.
L’allarme è condiviso anche da Confartigianato: “Gli autonomi stanno pagando il prezzo più alto di una fiscalità ipertrofica e mal distribuita”, ha denunciato il presidente Marco Granelli in una nota, invocando un “taglio selettivo e permanente delle imposte sul lavoro e sulla produttività, non una tantum occasionali”.
L’Italia e il calendario fiscale più folle d’Europa
Secondo i dati Ocse 2024, l’Italia è tra i Paesi con la più alta concentrazione di versamenti in singole scadenze, superata solo da Francia e Belgio. La Germania, ad esempio, distribuisce gli obblighi contributivi su base trimestrale e consente a molte PMI di rateizzare fino a 10 mesi. Il Regno Unito adotta un sistema “a saldo e acconto” semestrale con possibilità di differimento, mentre la Spagna ha introdotto il pagamento mensile solo per imprese con fatturato superiore ai 6 milioni.
“Serve una riforma che accompagni la vita economica del contribuente, non che la ostacoli con scadenze-lampo che penalizzano chi produce”, osserva l’economista Carlo Cottarelli.
Imu, la tassa più odiata (e più redditizia)
Nonostante non gravi sulla prima casa, l’Imu resta tra le imposte più impopolari. Secondo un sondaggio Swg pubblicato per RaiNews24, il 64% degli italiani ritiene l’Imu “ingiusta”, soprattutto per la sua incidenza su immobili ereditati o sfitti. Eppure, secondo il MEF, è una delle voci più stabili del gettito locale, e rappresenta oltre un quarto delle entrate tributarie dei Comuni italiani.
Nel 2024, l’Imu ha garantito ai municipi 21,2 miliardi. Una cifra destinata a crescere, nonostante i tentativi di razionalizzazione. “Il vero problema – afferma la ricercatrice Ilaria Furlan dell’Università di Padova – è la mancata revisione delle rendite catastali, che porta a evidenti squilibri: due immobili dello stesso valore di mercato possono generare Imu molto diverse”.
Una stretta senza strategia
Il mese di giugno 2025 conferma ancora una volta l’assenza di una visione strategica nella politica fiscale italiana. L’impianto resta incentrato sulla riscossione a scatti, con scadenze simultanee e carico elevato su chi produce reddito. Mentre si dibatte di riforma fiscale, digitalizzazione e semplificazione, la realtà dei contribuenti racconta di un’Italia che pretende tanto, troppo, e tutto insieme.