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Taglio Irpef e rottamazione quinquies: il piano di Leo e Salvini

- di: Bruno Coletta
 
Taglio Irpef e rottamazione quinquies: il piano di Leo e Salvini
Aliquota al 33% per il ceto medio, nuova rottamazione e IVA agevolata per il mercato dell’arte: ecco tutte le novità sul tavolo del governo.
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Il governo punta sul ceto medio: Irpef al 33%
L’esecutivo Meloni accelera sul fronte fiscale con un obiettivo chiaro: alleggerire il carico fiscale su quel ceto medio “che regge il Paese” ma “sta impoverendosi”. Così ha detto il viceministro dell’Economia Maurizio Leo dal palco del Festival dell’Economia di Trento, indicando la prossima mossa del governo: abbassare dal 35% al 33% l’aliquota Irpef per i redditi tra i 28.000 e i 50.000 euro.
“È un passaggio importante”, ha dichiarato Leo, “perché riguarda una fascia ampia di contribuenti, quelli che oggi rischiano di scivolare verso la povertà pur essendo formalmente nella classe media. Ma ogni intervento dovrà essere coperto”.
La misura, che si inserisce nella riforma Irpef avviata con la legge di Bilancio 2025 (che ha già ridotto gli scaglioni da quattro a tre), è stata sostenuta con forza anche dal vicepremier Antonio Tajani: Siamo i veri difensori del ceto medio – ha detto – e questa riduzione è un segnale preciso”.
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Pace fiscale entro l’estate: il pressing della Lega
Sul fronte fiscale, Matteo Salvini ha rilanciato con forza il progetto della pace fiscale, proponendo un nuovo condono selettivo perchi ha fatto la dichiarazione dei redditi ma non è riuscito a pagare tutto”.
“La pace fiscale si farà entro l’estate 2025”, ha assicurato il leader leghista da Trento. “Non parliamo di evasori, ma di italiani in difficoltà che possono tornare in regola. Questa misura porta soldi allo Stato che altrimenti non arriverebbero mai”.
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Verso la rottamazione quinquies
Dietro le parole di Salvini si profila un nuovo intervento straordinario sul modello della “rottamazione quater”, la misura varata nel 2023 e prorogata fino al 2024, che ha permesso a migliaia di contribuenti di regolarizzare la propria posizione con il fisco pagando solo l’importo originario, senza sanzioni e interessi.
Ora si parla esplicitamente di una “rottamazione quinquies”, cioè un quinto provvedimento di saldo agevolato. La proposta della Lega, attualmente all’esame della Commissione Finanze del Senato, prevede la possibilità di saldare i debiti fiscali in 120 rate in dieci anni, senza sanzioni e senza interessi, ma solo per chi dimostra una reale condizione di difficoltà.
Secondo fonti di maggioranza, l’obiettivo è duplice: fare cassa (nella speranza che molti contribuenti aderiscano) e dare respiro a famiglie e piccole imprese strozzate da cartelle esattoriali ormai fuori controllo. Il modello ricalca quello già applicato alla “rottamazione ter” del 2018 e alla “quater” del 2023, che hanno generato introiti non trascurabili per le casse pubbliche.
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Ma Leo frena: “No a sanatorie generalizzate”
Non mancano però le resistenze. Lo stesso viceministro Leo ha mostrato perplessità: “La commissione è al lavoro, ma bisogna valutare bene costi e benefici. L’intervento non potrà essere indiscriminato. Solo chi è davvero in difficoltà potrà accedervi”.
Tradotto: non ci sarà un condono di massa, ma una misura limitata, calibrata su criteri di merito e sostenibilità. Le stime della Ragioneria dello Stato parlano chiaro: ogni rottamazione ha un impatto sul gettito potenziale futuro e rischia di indebolire l’autorità del fisco se reiterata troppo spesso.
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IVA sulle opere d’arte: il fronte dimenticato che ora si riapre
Un altro dossier fiscale su cui si lavora è la riduzione dell’IVA sulle opere d’arte, oggi al 22% contro il 5-7% della media europea. L’Italia rischia di perdere competitività in un settore che, nel 2023, ha generato un giro d’affari di 1,36 miliardi di euro secondo il Rapporto Nomisma, ma che da anni registra una progressiva contrazione.
Il ministro della Cultura Alessandro Giuli ha promesso: “Siamo vicini a un risultato importante. Se messi in condizione di competere ad armi pari, possiamo vincere su tutti i mercati”. Il MEF ha dato un primo via libera: l’IVA potrebbe scendere al 5%, con vantaggi per tutta la filiera – da artisti a restauratori, da trasportatori a galleristi.
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Sugar tax rinviata al 2026: esultano le imprese
Altro capitolo caldo è la sugar tax, l’imposta sulle bevande zuccherate pensata per promuovere una dieta più sana, ma osteggiata dalle imprese del settore. Prevista per luglio 2025, sarà con ogni probabilità rinviata a gennaio 2026.
“Serve una proroga”, ha confermato Leo. La Ragioneria generale stima in 60 milioni di euro la perdita di gettito nel 2025, ma il governo sembra pronto a sacrificare questa entrata per evitare ricadute su consumatori e produttori.
Secondo Assobibe, la sugar tax comporterebbe un aumento del 28% della tassazione sulle bevande e metterebbe a rischio 5.000 posti di lavoro. Forza Italia, con Maurizio Gasparri in testa, ha già fatto sapere che spingerà per una “abolizione definitiva”.
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Equità, ma anche conti da far tornare
Il mosaico fiscale del governo Meloni è ancora in costruzione, ma l’impianto è chiaro: meno tasse per il ceto medio, tregua con i contribuenti in difficoltà, incentivi ai settori culturali ed economici strategici. Ma il tutto dovrà fare i conti con la copertura finanziaria, la sostenibilità dei conti pubblici e le aspettative di Bruxelles.
Come ha chiosato Leo: “Stiamo aprendo la strada a un fisco più equo e moderno, ma ogni passo dev’essere misurato. Le promesse si fanno con responsabilità, non con leggerezza”.

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