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Redditi sotto controllo: il ritorno del redditometro

- di: Bruno Coletta
 
Redditi sotto controllo: il ritorno del redditometro
Il nuovo algoritmo del Fisco tra promesse di equità e timori di sorveglianza.
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Il ritorno del redditometro: tra innovazione e controversie
Dopo anni di sospensione, il redditometro torna al centro dell’attenzione fiscale italiana. Il decreto ministeriale del 7 maggio 2024, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 20 maggio, ha riattivato questo strumento, suscitando un acceso dibattito politico e sociale. Il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, ha firmato il provvedimento, sottolineando l’intento di rafforzare la lotta all’evasione fiscale attraverso un sistema più preciso e meno invasivo rispetto al passato. 

Come funziona il nuovo redditometro?
Il redditometro è uno strumento di accertamento sintetico che consente all’Agenzia delle Entrate di determinare il reddito presunto di un contribuente sulla base delle spese sostenute. Il nuovo algoritmo analizza quattro macro-categorie di spesa: consumi, investimenti, risparmi e trasferimenti. Tra le voci esaminate figurano spese per l’abitazione, l’alimentazione, i trasporti, l’istruzione, la salute e il tempo libero. L’obiettivo è verificare la coerenza tra il tenore di vita del contribuente e il reddito dichiarato.
Una delle principali novità introdotte riguarda la soglia per l’attivazione dell’accertamento: il Fisco potrà procedere solo se il reddito presunto supera di almeno il 20% quello dichiarato e se la differenza è pari ad almeno dieci volte l’importo dell’assegno sociale annuo, ovvero circa 70.000 euro. 

Le reazioni politiche e sociali
La reintroduzione del redditometro ha generato tensioni all’interno della maggioranza di governo. Forza Italia e Lega hanno espresso forte contrarietà, definendo lo strumento invasivo e contrario ai principi del centrodestra. Il presidente della commissione Finanze, Marco Osnato (Fratelli d’Italia), ha cercato di smorzare le polemiche, affermando che si tratta di un aggiornamento tecnico e non di una svolta epocale. 
Anche tra i contribuenti e le associazioni dei consumatori si registrano preoccupazioni. Molti temono che il nuovo redditometro possa trasformarsi in uno strumento di controllo eccessivo, penalizzando soprattutto le famiglie numerose e i piccoli risparmiatori. Altri, invece, vedono nella misura un passo avanti nella lotta all’evasione fiscale, purché applicata con equità e trasparenza.

Le garanzie per i contribuenti
Per mitigare i timori di un uso arbitrario del redditometro, il decreto prevede alcune garanzie per i contribuenti. In particolare, è stato introdotto un doppio contraddittorio: il contribuente ha la possibilità di fornire spiegazioni e documentazione già nella fase preliminare dell’accertamento e, successivamente, durante la procedura di accertamento con adesione. 
Inoltre, il Fisco dovrà tenere conto delle specifiche situazioni familiari e territoriali, evitando generalizzazioni eccessive. Le spese saranno valutate anche in relazione al nucleo familiare e all’area geografica di appartenenza, per garantire una maggiore equità nell’applicazione dello strumento.

Rafforzamento della lotta all’evasione fiscale 
Il ritorno del redditometro rappresenta un tentativo del governo di rafforzare la lotta all’evasione fiscale attraverso strumenti più sofisticati e mirati. Tuttavia, le polemiche politiche e le preoccupazioni sociali evidenziano la necessità di un’applicazione equilibrata e trasparente, che tuteli i diritti dei contribuenti senza rinunciare all’efficacia del controllo fiscale. Solo il tempo dirà se il nuovo redditometro sarà in grado di conciliare queste esigenze contrastanti.

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