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Fmi: crescita mondiale al 3% nel 2025. Per l’Italia stima +0,5%

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Fmi: crescita mondiale al 3% nel 2025. Per l’Italia stima +0,5%

Il Fondo Monetario Internazionale ha diffuso nuove stime di crescita che segnano un cambio di prospettiva rispetto ai mesi precedenti. Secondo il World Economic Outlook, nel 2025 l’economia mondiale registrerà un’espansione del 3%, un dato migliore di quanto indicato nelle previsioni precedenti, nonostante l’incertezza legata ai dazi e alle tensioni commerciali tra le principali potenze. Per l’Italia, la crescita attesa è dello 0,5%, un valore positivo ma ancora lontano dai livelli degli altri grandi Paesi europei.

Fmi: crescita mondiale al 3% nel 2025. Per l’Italia stima +0,5%

Il rapporto del Fondo evidenzia come, nonostante i rischi legati alle politiche protezionistiche, la domanda interna e alcuni settori trainanti abbiano sostenuto l’andamento economico globale. Il rialzo delle stime è stato accolto con cautela dai mercati, che osservano la persistenza di instabilità geopolitiche e i contraccolpi delle guerre commerciali. Tuttavia, il segnale lanciato dall’istituzione internazionale è chiaro: l’economia mondiale ha dimostrato una capacità di resilienza superiore alle aspettative.

Italia in crescita lenta
Per l’Italia la previsione di un +0,5% rappresenta una piccola boccata d’ossigeno, ma mette ancora in luce il divario rispetto ad altri Paesi europei, dove la media di crescita sarà superiore all’1%. Secondo il Fondo, i punti critici restano gli investimenti contenuti, la fragilità del mercato del lavoro e la necessità di accelerare sulle riforme strutturali. La spinta positiva arriverà soprattutto dalle esportazioni e da una ripresa dei consumi, ma la tenuta rimane legata alla stabilità politica e alla capacità di attrarre capitali.

L’impatto dei dazi e le incognite geopolitiche
Il Fondo non sottovaluta l’impatto delle politiche protezionistiche che continuano a pesare sulle prospettive globali. L’introduzione di nuove tariffe e la minaccia di escalation commerciale, in particolare tra Stati Uniti, Cina e Unione europea, rappresentano un rischio concreto. Allo stesso tempo, però, la capacità delle economie di adattarsi e di diversificare gli scambi ha limitato gli effetti negativi, spingendo a rivedere le stime in positivo.

Le prospettive per l’Europa
Per l’Eurozona, la crescita prevista si attesta all’1,2%, con la Germania in recupero dopo la fase di rallentamento industriale. La Francia si muove in linea con la media, mentre la Spagna mostra un ritmo più sostenuto grazie alla vitalità del settore turistico e delle esportazioni. In questo quadro, l’Italia resta fanalino di coda, costretta a confrontarsi con un ritmo di espansione dimezzato rispetto ai partner.

Uno scenario aperto
Il messaggio del Fondo è duplice: da un lato la resilienza dimostrata dalle economie è incoraggiante, dall’altro i rischi rimangono elevati. Le guerre commerciali, l’instabilità geopolitica in Medio Oriente e in Ucraina, le tensioni sui mercati energetici sono fattori che potrebbero rapidamente ridisegnare lo scenario. Per questo l’invito rivolto ai governi è quello di rafforzare la cooperazione internazionale e mantenere politiche fiscali e monetarie capaci di sostenere la crescita in un contesto incerto.

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