Parigi critica la visita di Meloni a Trump: “Così si rompe l’unità europea”
- di: Cristina Volpe Rinonapoli

La visita della premier Giorgia Meloni a Washington, per incontrare Donald Trump, ha suscitato riserve ufficiali da parte del governo francese. Il ministro dell’Industria Marc Ferracci (nella foto) ha parlato apertamente del rischio che “l’unità europea, oggi presente, finisca per spezzarsi” se i leader dei Paesi membri cominceranno a gestire singolarmente rapporti bilaterali con gli Stati Uniti. “Trump potrebbe usare queste divisioni”, ha aggiunto Ferracci, “e l’Europa sarebbe più debole”. Una dichiarazione che, a Parigi, è stata letta come un richiamo non solo all’Italia, ma più in generale alla necessità di tenere compatta la posizione dell’Unione su dossier cruciali come commercio, dazi e relazioni transatlantiche.
Parigi critica la visita di Meloni a Trump: “Così si rompe l’unità europea”
Le parole del ministro francese non sono piaciute a Roma. A replicare è stato Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera: “Vorrei rivolgere una domanda agli amici francesi, così preoccupati per l’incontro Meloni-Trump: come mai quando il presidente Macron si reca a Washington tutto sembra andare bene, mentre quando è la Meloni ad andare, invece no? Rispetto e reciprocità, cari amici francesi. Non ci sono nazioni di serie A e nazioni di serie B”. Una risposta che evidenzia il nervo scoperto delle relazioni franco-italiane, già scosse in passato da polemiche su immigrazione, Libia e dossier energetici.
Parigi frena: “Meloni è libera, ma serve attenzione”
Dopo le polemiche, l’Eliseo ha cercato di stemperare i toni. La portavoce del governo, Sophie Primas, ha dichiarato: “Non siamo preoccupati dalla visita della premier Meloni. Tutte le voci che favoriscono il dialogo con gli Stati Uniti sono benvenute”. Ma ha poi aggiunto: “Quello che chiediamo è che i rapporti bilaterali non compromettano l’unità dell’Unione”. Un appello alla cautela più che una censura, che però fotografa bene la tensione sottile che attraversa le cancellerie europee in queste ore.
Nel cuore della guerra commerciale
Il viaggio della premier italiana negli Stati Uniti avviene in un momento particolarmente delicato. Donald Trump ha appena annunciato una stretta unilaterale sulla Cina, con dazi al 125%, e una pausa temporanea di 90 giorni nei confronti dell’Europa. Una tregua apparente, che potrebbe servire più alla sua agenda elettorale che a un reale disarmo tariffario. E se la linea ufficiale dell’Unione è quella del coordinamento e della prudenza, l’iniziativa della Meloni viene letta in Francia — ma anche in Germania — come una mossa solitaria, potenzialmente disallineata rispetto agli orientamenti comuni.
I rischi della bilateralizzazione
Il punto sollevato da Parigi è tutt’altro che formale. In un contesto di tensione globale e di disallineamenti strategici tra Bruxelles e Washington, ogni tentativo dei singoli Paesi di trattare direttamente con gli Stati Uniti può minare la forza negoziale dell’UE nel suo complesso. La Francia teme che il ritorno di Trump possa inaugurare una stagione di relazioni “a somma zero”, in cui ogni capitale cercherà il proprio vantaggio. È per questo che Parigi insiste su un principio: o si va insieme, o si rischia di essere divisi. E sconfitti.
Il dilemma italiano
Per l’Italia, il viaggio di Meloni rappresenta anche una scommessa politica interna: mostrarsi come leader riconosciuta anche a livello internazionale, rafforzando un profilo personale nel pieno di un difficile passaggio europeo. Ma resta il dilemma: fino a che punto l’interesse nazionale può essere perseguito senza danneggiare quello collettivo europeo? E quanto può reggere la coerenza di una politica estera comune se ognuno comincia a muoversi da solo? A queste domande, oggi, né Roma né Parigi hanno risposte definitive. Ma intanto, la distanza si è fatta più visibile.