Il governo regge, ma i conti pubblici entrano in zona rossa.
(Foto: Sebastien Lecornu, primo ministro francese).
La Francia si avvia a chiudere l’anno senza una vera legge di bilancio. È il secondo esercizio consecutivo che scivola oltre il termine costituzionale del 31 dicembre, costringendo l’esecutivo a ripiegare su una legge speciale per garantire la continuità dello Stato ed evitare la paralisi amministrativa.
Il compromesso è saltato nella commissione mista tra deputati e senatori: confronto lampo, distanze enormi, nessuna intesa. Risultato: il dibattito proseguirà nel nuovo anno e il governo prepara un testo-ponte per pagare stipendi, pensioni e spese essenziali.
Un governo che resta in piedi, ma esce ammaccato
Dal punto di vista politico l’esecutivo resta in carica. Due mozioni di sfiducia sono state respinte grazie a un sostegno trasversale, in particolare dell’area socialista. Ma il fallimento sul bilancio pesa, soprattutto perché la missione assegnata al premier al momento della riconferma era chiara: chiudere i conti entro fine anno.
Il cosiddetto “metodo del dialogo” ha funzionato sulla previdenza sociale, dove un accordo è arrivato. Sul bilancio dello Stato, invece, il muro contro muro ha prevalso. L’obiettivo ora è arrivare a un’intesa entro gennaio, così da varare la manovra prima delle elezioni amministrative previste nel 2026.
Il nodo del 49.3 e l’appello al coraggio
Nelle ultime ore è tornato al centro del dibattito l’articolo 49.3 della Costituzione, lo strumento che consente al governo di far passare una legge senza voto parlamentare, salvo mozione di censura. Esponenti della destra gollista e della sinistra riformista invitano l’esecutivo a usarlo per sbloccare la situazione.
Secondo questa linea, in un Parlamento frammentato è difficile costruire una maggioranza sia sul bilancio sia su una censura. Il rischio politico esiste, ma potrebbe essere inferiore a quello di una paralisi prolungata.
Il vero pericolo: finanza pubblica e credibilità
Il fronte più delicato resta quello economico. La legge speciale non è un bilancio: consente solo la gestione ordinaria e congela investimenti e nuovi progetti. «È un servizio minimo», avvertono dal ministero dei Conti pubblici, «che non può durare senza conseguenze pesanti».
Gli economisti mettono in guardia: con una gestione provvisoria diventa difficile rispettare gli impegni europei. Le stime parlano di un deficit potenzialmente oltre il 5%, una soglia considerata critica. Anche la Banca centrale nazionale ha sottolineato che superarla esporrebbe il Paese a seri rischi di credibilità sui mercati.
Uno sguardo oltreconfine: il caso Spagna
C’è chi invita a ridimensionare l’allarme ricordando che altri Paesi convivono con l’assenza di un budget. La Spagna, ad esempio, è da anni senza una nuova legge di bilancio: in mancanza di accordo politico, gli stanziamenti vengono prorogati automaticamente.
La differenza è sostanziale: in Francia serve una legge speciale, mentre a Madrid il meccanismo è automatico. Due modelli diversi, con effetti diversi su investimenti e programmazione.
Un gennaio decisivo
Gennaio sarà il mese della verità. O il Parlamento trova un compromesso, oppure l’esecutivo dovrà scegliere se forzare la mano. In gioco non c’è solo la sopravvivenza politica del governo, ma la stabilità finanziaria del Paese e il suo peso negoziale in Europa.