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Gaza sotto assedio, nuova proposta Usa per la tregua: Lapid dice sì, Hamas conta i morti

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Gaza sotto assedio, nuova proposta Usa per la tregua: Lapid dice sì, Hamas conta i morti

Nel tentativo di fermare l’ennesima escalation di violenze nella Striscia di Gaza, gli Stati Uniti hanno avanzato una nuova proposta per una tregua immediata della durata di sessanta giorni. Secondo quanto trapelato da fonti diplomatiche americane, il piano prevede il rilascio di dieci ostaggi israeliani ancora in vita e la restituzione di diciotto corpi attualmente in mano a Hamas.

Gaza sotto assedio, nuova proposta Usa per la tregua: Lapid dice sì, Hamas conta i morti

In cambio, Israele libererebbe 125 detenuti palestinesi, oltre a consegnare i corpi di 180 prigionieri morti in carcere. L’obiettivo dichiarato di Washington è creare le condizioni per una distensione duratura che apra alla negoziazione di un cessate il fuoco permanente. Il premier israeliano Yair Lapid ha chiesto al governo di accettare “immediatamente” l’accordo, definendolo “un’occasione cruciale per fermare il sangue senza cedere sul fronte della sicurezza”.

Il bilancio delle vittime nella Striscia
Nel frattempo, i raid israeliani sulla Striscia non si sono fermati. Nella notte tra martedì e mercoledì, almeno quarantuno persone sono morte a seguito di attacchi mirati contro diverse aree densamente popolate. Solo nel campo profughi di al-Bureij, nel centro della Striscia, si contano diciannove vittime, secondo quanto riferisce il ministero della Sanità palestinese, controllato da Hamas. I raid avrebbero colpito senza preavviso edifici residenziali, provocando vittime anche tra donne e bambini. Il bilancio complessivo della giornata di bombardamenti si attesta, al momento, a trentasette morti, ma il numero potrebbe salire con il prosieguo delle operazioni di soccorso tra le macerie. I medici locali parlano di ospedali al collasso e di carenza di medicinali e materiali chirurgici essenziali.

Israele annuncia nuovi insediamenti in Cisgiordania
In parallelo all’escalation militare, Tel Aviv ha ufficializzato la creazione di ventidue nuovi insediamenti in Cisgiordania. La decisione, che ha sollevato la condanna dell’Unione Europea e di diverse organizzazioni internazionali, viene letta come un segnale di continuità nella politica di espansione territoriale, anche in un momento di massima tensione. Le autorità israeliane difendono la mossa come necessaria per garantire “la sicurezza e la presenza strategica” nelle aree contese, mentre i palestinesi denunciano una violazione flagrante del diritto internazionale. La costruzione degli insediamenti, avvertono le Nazioni Unite, rischia di compromettere ogni tentativo di soluzione negoziale basata sulla coesistenza di due Stati.

Metsola: “Situazione tragica a Gaza”

Anche il Parlamento europeo è intervenuto sulla crisi. La presidente Roberta Metsola ha parlato di “una situazione tragica, che impone uno sforzo diplomatico straordinario”. Nel suo discorso davanti all’Eurocamera, ha chiesto a Israele e Palestina di accogliere con serietà l’iniziativa americana, ricordando che “ogni ora senza un cessate il fuoco aumenta il costo umano e allontana la prospettiva di una pace giusta”. Parole forti, che riflettono l’inquietudine crescente in Europa rispetto alla possibilità di un allargamento del conflitto in tutta l’area mediorientale. Secondo alcuni analisti, infatti, la pressione militare su Gaza e le tensioni con Hezbollah al confine nord rischiano di provocare un’escalation incontrollabile.

Hamas prende tempo, la Casa Bianca insiste
La risposta ufficiale di Hamas alla proposta americana non è ancora arrivata. Fonti interne al movimento islamista parlano di una riflessione in corso, mentre sul campo si continua a combattere. Il braccio militare di Hamas, le Brigate al-Qassam, ha diffuso un comunicato in cui accusa Israele di voler “guadagnare tempo” con la diplomazia mentre continua a “massacrare civili”. Dal canto suo, la Casa Bianca insiste: “Serve coraggio e responsabilità da entrambe le parti. Il nostro piano è l’unico sul tavolo che può salvare vite e creare un percorso credibile verso una tregua stabile”. In attesa di una risposta definitiva, il tempo scorre e il bilancio dei morti cresce.

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