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Gaza tra nuove violenze e spiragli di tregua: assalto a un magazzino di viveri

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Gaza tra nuove violenze e spiragli di tregua: assalto a un magazzino di viveri

Due civili palestinesi sono morti a seguito di un assalto a un magazzino di viveri nella zona di Deir el Bala, nella Striscia di Gaza, dove da settimane si moltiplicano gli episodi di fame, saccheggi e scontri tra miliziani e civili per l’accesso alle poche risorse disponibili.

Gaza tra nuove violenze e spiragli di tregua: assalto a un magazzino di viveri

Secondo le prime ricostruzioni, l’edificio era stato adibito alla distribuzione di aiuti umanitari ma non sarebbe stato protetto da forze armate. L’attacco, le cui responsabilità restano incerte, ha provocato anche numerosi feriti, mentre le forze israeliane avrebbero chiuso l’accesso all’area poco dopo l’incidente.

L’episodio si inserisce in un contesto di crescente tensione interna, in cui le condizioni umanitarie nella Striscia continuano a peggiorare, rendendo estremamente fragile il già complicato equilibrio tra cessate il fuoco temporanei, raid aerei e promesse di mediazione internazionale. Il caos si mescola a un clima di attesa, mentre da più parti arrivano segnali di un possibile accordo per una tregua più estesa.

Witkoff: “Siamo vicini a un’intesa”
Il rappresentante speciale degli Stati Uniti per il Medio Oriente, Daniel Witkoff, ha dichiarato di avere “ottime sensazioni” riguardo la possibilità di raggiungere un nuovo accordo preliminare che potrebbe portare a una tregua duratura tra Israele e Hamas. “Siamo a un passo da un’intesa che può aprire la strada a un cessate il fuoco stabile e all’inizio di un vero processo di de-escalation. L’obiettivo – ha aggiunto – è mettere fine al ciclo di violenze e facilitare il ritorno a casa degli ostaggi ancora trattenuti a Gaza”.

Secondo fonti diplomatiche, l’intesa riguarderebbe un pacchetto in tre fasi: un cessate il fuoco immediato, lo scambio di ostaggi con prigionieri palestinesi e infine l’ingresso coordinato di aiuti umanitari e osservatori internazionali nella Striscia. La bozza del documento sarebbe già stata trasmessa alle parti e si attenderebbe solo una conferma ufficiale da Israele, mentre Hamas avrebbe manifestato una disponibilità “condizionata”.

Tajani: “Serve un atto di responsabilità, Israele si fermi”
Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani è intervenuto in Parlamento riferendo sull’evoluzione del conflitto e della posizione dell’Italia. “Chiediamo con forza che le operazioni militari cessino, che siano salvaguardate le vite dei civili e che si creino le condizioni per il ritorno di tutti gli ostaggi. Siamo pronti a fare la nostra parte in qualsiasi processo negoziale”, ha detto. Tajani ha anche ribadito la disponibilità dell’Italia a partecipare a missioni di osservazione e cooperazione sul campo, a patto che siano garantite condizioni minime di sicurezza.

Il suo intervento ha scatenato scintille in aula, con il responsabile Esteri del Partito Democratico, Peppe Provenzano, che ha accusato il governo di “stringere mani sporche di sangue” per il sostegno non critico nei confronti di Israele. “Ogni giorno muoiono bambini, donne e anziani – ha detto Provenzano – e il nostro Paese ha il dovere di condannare ciò che sta accadendo con fermezza, non con ambiguità”. Tajani ha replicato parlando di “strumentalizzazioni gravi” e ha chiesto rispetto per la complessità dello scenario.

La pressione delle famiglie degli ostaggi e della comunità internazionale

In queste ore cresce la pressione anche da parte delle famiglie degli ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas. In un appello congiunto lanciato da Tel Aviv, i parenti hanno chiesto al governo Netanyahu di “fermare il conflitto e riportare a casa i rapiti”. Il documento, firmato anche da ex ostaggi recentemente liberati, invoca un’azione diplomatica rapida e concreta, e mette in guardia dal rischio che la situazione possa precipitare ulteriormente.

Allo stesso tempo, anche l’Unione Europea è intervenuta per chiedere una pausa umanitaria immediata. La presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha dichiarato che “i bombardamenti devono cessare, soprattutto nei centri abitati densamente popolati. Non si può tollerare un livello così alto di violenza, indipendentemente dalle ragioni politiche”. Il segnale è chiaro: Bruxelles vuole giocare un ruolo più incisivo nella mediazione, anche per evitare un allargamento del conflitto in Libano o in Cisgiordania.

Crosetto: “Fake news sugli F35 israeliani in Italia”

A margine delle polemiche sul ruolo dell’Italia nel conflitto, il ministro della Difesa Guido Crosetto ha smentito categoricamente la notizia, circolata su alcuni canali internazionali, secondo cui caccia F35 israeliani sarebbero atterrati in basi italiane per operazioni militari. “Si tratta di un’infame mistificazione, una bugia pericolosa e irresponsabile. Le nostre basi non ospitano mezzi israeliani né hanno partecipato a manovre operative con Tel Aviv”, ha detto Crosetto, parlando di “una campagna di disinformazione che alimenta tensioni e pregiudizi”.

Le parole del ministro arrivano mentre in rete si moltiplicano immagini e post non verificati su presunti movimenti di truppe e velivoli in Sardegna e Sicilia. Il governo italiano ha ribadito il proprio impegno a mantenere una linea autonoma e prudente, nel rispetto del diritto internazionale e della diplomazia multilaterale.

Una tregua necessaria ma fragile

L’eventuale accordo annunciato da Witkoff rappresenterebbe una svolta attesa e necessaria, ma al tempo stesso fragile e complicata. Troppe volte negli ultimi mesi, le tregue sono saltate a causa di provocazioni reciproche, raid notturni, sabotaggi o dissidi interni ai movimenti armati. La vera sfida, ora, sarà riuscire a trasformare l’intesa in un percorso stabile, capace di fermare il bagno di sangue e di riaprire uno spazio politico dove il diritto e la convivenza non siano solo parole.

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