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Caltagirone spara su Donnet: “Generali non cada in mani sbagliate”

- di: Jole Rosati
 
Caltagirone spara su Donnet: “Generali non cada in mani sbagliate”

Il costruttore alza il tiro: “Partnership fragile con Natixis, serve una strategia per l’Italia”

Caltagirone (foto) all’attacco: “Generali non cada in mani sbagliate”
Francesco Gaetano Caltagirone, imprenditore romano e azionista di peso di Generali con una quota superiore al 7%, esprime forti critiche nei confronti del CEO Philippe Donnet e della sua strategia di espansione. Caltagirone ha dichiara: “Quello che ho costruito basterà per generazioni, guadagnare un euro in più o in meno non significa più nulla per me. Ho iniziato a pensare al bene comune. Assicurarmi che Generali non cada nelle mani sbagliate è qualcosa che conta”.
La principale preoccupazione di Caltagirone riguarda la joint venture proposta tra Generali e la francese Natixis, che mira a creare uno dei più grandi gestori patrimoniali in Europa. Secondo l’imprenditore, l’accordo rappresenta una “partnership fragile” priva di una valida giustificazione economica e rischia di compromettere la solidità costruita in due secoli di storia del gruppo assicurativo.
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La joint venture con Natixis: un progetto ambizioso ma controverso
Il piano di Generali prevede la fusione delle attività di gestione patrimoniale con Natixis, controllata dal gruppo bancario francese BPCE, per creare un colosso europeo con circa 1.900 miliardi di euro di asset under management. La nuova entità avrebbe sede legale ad Amsterdam e hub operativi in Italia, Francia e Stati Uniti, con un’espansione prevista in Asia. 
Nonostante le rassicurazioni di Donnet sul mantenimento del controllo delle decisioni di investimento e sulla continuità delle politiche di gestione del risparmio per i clienti italiani, il governo italiano ha espresso preoccupazioni riguardo alla possibilità che l’accordo possa compromettere la gestione dei risparmi nazionali, fondamentali per il finanziamento del debito pubblico. Il governo sta valutando l’applicazione del “golden power” per proteggere gli interessi strategici del Paese.
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Mediobanca e l’offerta su Banca Generali: una mossa strategica
In parallelo, Mediobanca ha lanciato un’offerta pubblica di scambio volontaria sulla totalità delle azioni di Banca Generali, valutata circa 6,3 miliardi di euro. L’offerta prevede il concambio di 1,7 azioni Generali per ogni azione Banca Generali, con un premio dell’11,4% rispetto al valore di mercato. 
L’operazione mira a rafforzare la posizione di Mediobanca nel settore del wealth management, creando un gruppo con 210 miliardi di euro di masse gestite e ricavi annuali stimati in 2 miliardi di euro . Tuttavia, l’offerta è subordinata all’approvazione dell’assemblea degli azionisti di Mediobanca, prevista per il 16 giugno, e all’ottenimento delle necessarie autorizzazioni regolamentari. 
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Unicredit si defila, ma il risiko continua
Nel contesto di consolidamento del settore bancario italiano, Unicredit ha recentemente acquisito una partecipazione del 6,7% in Generali. Tuttavia, l’amministratore delegato Andrea Orcel ha escluso l’intenzione di lanciare un’offerta su Generali, definendo l’investimento come puramente finanziario e non strategico.
Nel frattempo, Monte dei Paschi di Siena ha lanciato un’offerta pubblica di scambio su Mediobanca, valutata 13,3 miliardi di euro, con l’obiettivo di creare il terzo gruppo bancario italiano. Mediobanca ha respinto l’offerta, definendola ostile e priva di razionale industriale.
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Il futuro di Generali in bilico
Il destino di Generali si gioca su più fronti: la joint venture con Natixis, l’offerta di Mediobanca su Banca Generali e le dinamiche interne tra azionisti e management. Le decisioni che verranno prese nei prossimi mesi avranno un impatto significativo non solo sul futuro del gruppo assicurativo, ma anche sull’intero sistema finanziario italiano.
In questo scenario complesso, la capacità di conciliare interessi divergenti e di mantenere l’equilibrio tra crescita internazionale e tutela degli interessi nazionali sarà cruciale per determinare il percorso futuro di Generali.


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