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Generali e Natixis: sì all'alleanza strategica tra tensioni e polemiche

- di: Matteo Borrelli
 
Generali e Natixis: sì all'alleanza strategica tra tensioni e polemiche

Generali e Natixis: un’alleanza che fa discutere tra strategia e polemiche
Il consiglio di amministrazione di Generali ha dato il via libera a un accordo preliminare con Natixis Investment Managers, un’intesa destinata a ridisegnare il panorama europeo della gestione del risparmio. Dopo una riunione durata cinque ore nella sede milanese di CityLife, il consiglio ha approvato con 10 voti favorevoli e 3 contrari un memorandum of understanding che verrà ufficialmente presentato oggi dai rispettivi amministratori delegati, Philippe Donnet (nella foto) e Nicolas Namias. Tuttavia, le tensioni tra i principali azionisti, Delfin e Caltagirone, e il management di Generali promettono sviluppi futuri, forse anche legali.

Un’alleanza strategica per il risparmio gestito
L’accordo non vincolante riguarda la gestione di enormi masse di risparmio, con Generali che apporta 632 miliardi di euro e Natixis che contribuisce con 1.200 miliardi. La nuova entità sarà guidata da Woody Bradford, attuale CEO di Generali Investment Holding, e nasce con l’obiettivo di creare un’offerta più competitiva a livello globale. Il piano, per ora, non prevede cessioni significative, come confermato dalla stessa Generali in una lettera ufficiale: “Non è previsto nessun accordo destinato a far perdere il controllo della società di asset management delle Generali”, una rassicurazione necessaria per placare le critiche degli azionisti.

I dubbi dei grandi azionisti
Delfin, che detiene il 9,77% di Generali, e Francesco Gaetano Caltagirone, con il 6,23%, hanno espresso forti riserve sull’operazione. Le perplessità si concentrano principalmente sui rischi per la “sovranità finanziaria italiana” e sulle implicazioni di una partnership con un grande gruppo francese come BPCE, controllante di Natixis. Stefano Marsaglia, rappresentante della lista Caltagirone, ha votato contro l’intesa nel comitato investimenti, un segnale delle profonde spaccature all’interno del gruppo.
Questo accordo non tutela adeguatamente gli interessi strategici di Generali e potrebbe comportare rischi significativi per il controllo della società”, ha dichiarato una fonte vicina a Delfin in forma anonima a Reuters.

Mediobanca al centro del dibattito
Il ruolo di Mediobanca, azionista di riferimento con il 13,13%, appare centrale in questa complessa vicenda. L’istituto milanese, partecipato a sua volta da Delfin (19,81%) e da Caltagirone (7,76%), ha sostenuto il management di Donnet, creando ulteriore attrito con gli altri azionisti di peso. Secondo fonti interne, Mediobanca sarebbe pronta a sostenere una lista di maggioranza per il rinnovo del consiglio di amministrazione, previsto nell’assemblea di maggio a Trieste.

Le prospettive legali e il clima di tensione
Il clima tra i soci si fa sempre più teso. Delfin e Caltagirone non escludono la richiesta di un’assemblea straordinaria per discutere l’operazione. Il Messaggero, giornale controllato da Caltagirone, ha recentemente evidenziato presunte criticità dell’accordo, prontamente contestate da Generali. L’azienda ha dichiarato che sta valutando “opportune iniziative legali per tutelare tutti gli interessi rilevanti”, come riportato in una nota ufficiale del 20 gennaio. 

I prossimi passi
Il piano strategico triennale di Generali verrà presentato il 30 gennaio a Venezia, un appuntamento che potrebbe fornire ulteriori dettagli sull’intesa con Natixis e sugli sviluppi futuri. Tuttavia, le divisioni interne e le tensioni con gli azionisti lasciano presagire un percorso non privo di ostacoli. Con l’assemblea generale all’orizzonte, la governance del Leone di Trieste rimane sotto i riflettori, in un equilibrio delicato tra innovazione e difesa degli interessi nazionali.


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