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Generali: utili record, maxi buy-back e partita aperta con Mediobanca

- di: Jole Rosati
 
Generali: utili record, maxi buy-back e partita aperta con Mediobanca
Generali: utili record, buy-back da 500 mln e partita con Mediobanca
Primo semestre in forte crescita, 500 milioni per riacquisti e un tavolo di trattative che può ridisegnare la mappa del wealth management italiano.

(Foro: Philippe Donnet, Ceo Generali).

Un semestre che brilla

Il primo semestre 2025 di Generali non è soltanto una prova di solidità: è un manifesto di ambizioni. L’utile netto normalizzato è salito del 10,4 %, raggiungendo i 2,2 miliardi di euro, mentre l’utile operativo ha toccato quota 4 miliardi, in crescita dell’8,7 % rispetto all’anno precedente. È la conferma di un gruppo capace di generare valore in un contesto in cui tassi, mercati e geopolitica impongono prudenza.

La spinta è arrivata da tutte le aree: il ramo danni ha messo a segno una performance da manuale, con premi in aumento del 7,6 % e un Combined Ratio sceso al 91,0 %, indice di efficienza tecnica e controllo dei sinistri. Nel ramo vita, i flussi netti hanno superato i 6,3 miliardi (+25,2 %), spinti soprattutto dai prodotti protezione, ibridi e unit-linked.

Un patrimonio che parla di forza

Con un Solvency Ratio al 212 %, Generali mostra una solidità patrimoniale che va oltre i requisiti regolamentari e si traduce in margini di manovra per crescere e remunerare gli azionisti. Ed è proprio su questo fronte che arriva la mossa più appariscente: un buy-back da 500 milioni di euro, avviato il 7 agosto e destinato a concludersi entro fine anno. Un segnale forte di fiducia e di volontà di restituire valore diretto agli investitori.

“Questo riacquisto – hanno spiegato dalla compagnia – si inserisce in una strategia di remunerazione equilibrata, che combina dividendi sostenibili e interventi mirati sul capitale”. Gruppo Generali

Il tavolo con Mediobanca: molto più di un affare

Ma il dato finanziario è solo un lato della storia. L’altro, più strategico e potenzialmente dirompente, si gioca sul tavolo delle trattative con Mediobanca. Il 6 agosto, Generali ha confermato ufficialmente la propria disponibilità a valutare l’offerta pubblica di scambio lanciata dall’istituto guidato da Alberto Nagel per acquisire Banca Generali. Sul piatto non c’è solo una banca, ma l’opportunità di creare un gigante italiano del wealth management, capace di competere con i grandi player europei.

Una scadenza che fa tremare i polsi

La partita si gioca in tempi stretti: Mediobanca punta a far approvare il via libera all’operazione già nell’assemblea del 21 agosto, per anticipare la mossa di Monte dei Paschi di Siena, che ha un’offerta ostile in scadenza l’8 settembre. Il pressing di Nagel è evidente: “Non è una delega in bianco – ha chiarito – ma un passaggio tecnico necessario a ripristinare i poteri sospesi dalla passivity rule e dare esecuzione all’offerta”. Alberto Nagel

Sul fronte opposto, il gruppo Caltagirone – azionista di peso in Generali – mantiene le critiche, denunciando rischi di opacità. Mediobanca risponde sottolineando che l’accordo con Generali è già stato deliberato in CdA e reso pubblico, e che l’operazione ricalca intese già in vigore tra la compagnia e Banca Generali.

Il verdetto dei proxy advisor

A dare forza alla posizione di Mediobanca è il fronte compatto dei proxy advisor: ISS, Pirc e Glass Lewis raccomandano agli investitori istituzionali di sostenere l’operazione, lodando i passi avanti fatti per definire un accordo industriale a lungo termine tra le parti. Non un dettaglio: questi pareri sono spesso determinanti per orientare il voto di fondi e investitori internazionali.

Tra strategia e identità di mercato

Se l’assemblea del 21 agosto darà luce verde, Mediobanca avrà in mano una leva decisiva per blindarsi dall’offensiva di MPS e, al tempo stesso, per salire di scala nel wealth management. Per Generali, l’operazione significherebbe rafforzare i legami distributivi, mantenere un ruolo centrale nella nuova entità e monetizzare parte dell’investimento in Banca Generali senza rinunciare alla partnership.

Il rischio? Che le tensioni tra soci e la complessità regolamentare rallentino o facciano saltare l’intesa, lasciando sul campo un’occasione rara in un settore dove le finestre strategiche si aprono e si chiudono rapidamente.

Uno sguardo oltre il 2025

Il resto dell’anno dirà se Generali potrà archiviare il 2025 come un anno di crescita lineare o come il momento in cui ha contribuito a ridisegnare la geografia della finanza italiana. In entrambi i casi, la combinazione di risultati solidi, buy-back generoso e posture negoziali aperte lascia intendere che il Leone di Trieste non intende restare spettatore. 

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