Giappone: chiudono due giornali nati per aiutare gli sfollati dello tsunami 2011

- di: Redazione
 
Quando un giornale cessa le pubblicazioni è una sconfitta per tutti, a cominciare dalla democrazia che perde una voce. Ma, in un'epoca in cui la Rete governa tutto, non sono più notizie rare. Ma quella che arriva dal Giappone ha un sapore diverso perché hanno chiuso le pubblicazioni quasi contemporaneamente due quotidiani a diffusione regionale, fondati nei giorni successivi allo tsunami del 2011 per informare la popolazione di quanto si stava facendo per porre riparo al disastro. Le motivazioni sono le stesse: declino della popolazione, calo dei lettori e della pubblicità.
Si tratta del Kamaishi Shimbun (che ha chiuso il 31 marzo) e dell'Otsuchi Shimbun a Otsuchi (che ha pubblicato l'ultima sua edizione l'11 marzo, decimo anniversario del disastro).
A riferire delle chiusure è l'Asahi Shimbun, uno dei quotidiani più importanti del Giappone, che ha parlato con il redattore capo del Kamaishi Shimbun, Shuichi Kawamukai, che ha mostrato reazioni apparentemente contrastanti dicendo che "non avremmo mai pensato di poter arrivare così lontano", ma non dimenticando gli sforzi per portare informazione a chi voleva solo sapere quale fosse il futuro dopo che lo tsunami aveva travolto le loro vite: "Abbiamo faticato a scrivere ogni parola".

Il Kamaishi Shimbun ha avuto una tiratura di poco inferiore a 4.000, coprendo circa un quarto di tutte le famiglie della città. Con una foliazione da quattro a sei pagine, dopo la sua fondazione, l'11 giugno 2011, il Kamaishi Shimbun, confezionato da una decina di persone, arrivava gratuitamente ai lettori due volte a settimana, riferendo di eventi a sostegno dei residenti, di unità abitative temporanee, di cerimonie per innovativi progetti di ricostruzione, degli annunci del governo locale e di molti altri aspetti della vita di tutti i giorni delle aree colpite dal disastro. Gli articoli erano scritti in uno stile scarno, quasi come fosse un diario.
Per Kawamukai l'11 marzo 2011 resta un insieme di ricordi incancellabili, perché, mentre stava scattando delle fotografie ad un gruppo di bambini che venivano evacuati, vide il palazzo della tipografia del giornale per il quale lavorava all'epoca inghiottito da un'onda gigantesca. Lo tsunami si portò via due suoi colleghi e, se non fosse stato per l'incoraggiamento del sindaco di Kamaishi e suo ex compagno di scuola, Takenori Noda, a fondare un nuovo giornale, Kawamukai avrebbe abbandonato la professione. Ma il giornale era necessario per informare la gente di quanto si stava facendo per aiutare gli abitanti a tornare ad una vita normale. Utilizzando i sussidi del governo centrale, il giornale ha distribuito gratuitamente circa 20.000 copie a tutte le famiglie della città.

Il Kamaishi Shimbun rischiava di chiudere gli affari dopo la fine dei sussidi, ma ha ricominciato da capo come giornale in abbonamento con una tiratura di circa 5.000 copie.
Un punto di svolta è arrivato nell'autunno 2019 quando il Giappone ha ospitato la Coppa del mondo di rugby e in città si è tenuta una partita ma una volta che l'entusiasmo è svanito, le entrate pubblicitarie sono diminuite. E poiché anche il numero di eventi da coprire è diminuito a causa della nuova pandemia di coronavirus, i redattori hanno deciso di pubblicare su base settimanale, solo per vedere precipitare le entrate degli abbonamenti.
Con sette dipendenti su 10 di almeno 60 anni, la società ha deciso di interrompere la pubblicazione del giornale, l'edizione finale è stata numerata 930.
“Non potevamo porre domande ai sopravvissuti in modo diretto. È stato difficile per noi entrare in profondità nei loro sentimenti perché anche noi siamo sopravvissuti" - ha ricordato Kawamukai - "Ma era significativo tenere traccia dei nostri sforzi per il recupero".

L'ultimo numero di Otsuchi Shimbun è stato il 385/mo.
Originariamente era un settimanale che la giornalista Yukiko Kikuchi aveva fondato nel giugno 2012 perché pensava che ai residenti non fossero fornite informazioni sufficienti su come ricostruire le loro vite e su come venivano effettuati gli sforzi di ricostruzione.
Utilizzando inizialmente i sussidi statali e successivamente le entrate pubblicitarie e i fondi di sostegno, ha continuato a consegnare gratuitamente il giornale a tutte le famiglie della città fino a marzo 2020, ad eccezione di alcuni periodi.
Quando le difficoltà economiche hanno reso difficile proseguire nell'esperienza giornalistica, Kikuchi ha deciso di sospendere le pubblicazione. Ma ora fa altro, tiene conferenze su quanto è accaduto e su quanto fatto dopo lo tsunami: "Voglio che le persone sappiano perché è stato necessario fare così tanti sacrifici e traggano insegnamenti dagli attuali sforzi di recupero che non stanno necessariamente andando bene".
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