• Tutto con Bancomat. Scambi denaro, giochi ti premi.
  • Esprinet molto più di un distributore di tecnologia
  • Fai un Preventivo

Laurea, specializzazione e poi? Guadagni meno di un rider

- di: Marta Giannoni
 
Laurea, specializzazione e poi? Guadagni meno di un rider
Il paradosso italiano: tra studio e lavoro, il merito non paga.
________________________________________
Il merito tradito: così l’Italia umilia i suoi giovani più preparati
In Italia l’ascensore sociale è rotto, e a restare bloccati tra un piano e l’altro sono soprattutto i giovani più qualificati. Chi si laurea, chi si specializza, chi accumula master e tirocini, spesso finisce in un mercato del lavoro che non solo non premia il merito, ma lo penalizza attivamente. Secondo l’ultimo Rapporto Almalaurea 2024, a un anno dal titolo i neolaureati triennali guadagnano in media 1.384 euro netti al mese, quelli magistrali 1.432. Una cifra ben lontana dalle promesse di un tempo, quando si diceva che “studiare ti farà guadagnare di più”.
Dopo cinque anni lo stipendio cresce, ma non abbastanza: si arriva a 1.706 euro per i triennali, 1.768 per i magistrali. Non solo: come sottolineano le rilevazioni dell’OCSE e di Eurostat, l’Italia è tra i pochissimi Paesi europei dove il tasso di occupazione dei laureati è inferiore a quello dei diplomati. Una contraddizione clamorosa.
________________________________________
Chi lavora in bici guadagna più di chi lavora in biblioteca
Nel frattempo, i rider – il simbolo della gig economy – guadagnano cifre che spesso eguagliano o superano quelle di un laureato junior. A seconda della piattaforma e dell’area urbana, un ciclofattorino può portare a casa tra 850 e 1.700 euro netti al mese, grazie a una combinazione di consegne rapide, bonus orari e mance. Non è un caso se molti rider, oggi, sono laureati disillusi o studenti fuori sede che preferiscono pedalare piuttosto che accettare stage non retribuiti.
Deliveroo, Glovo, Just Eat, Uber Eats: in Italia le piattaforme digitali rappresentano una delle poche vie di accesso rapido a un reddito. Il lavoro è duro, a tratti alienante, ma almeno viene pagato. Come scrive il Sole 24 Ore, “i rider hanno orari flessibili e incassano subito. I laureati hanno orari assurdi e incassano tardi e poco”. Il paradosso è sotto gli occhi di tutti.
________________________________________
Non è solo un problema di stipendi: è un disastro sistemico
Il disallineamento tra istruzione e lavoro ha radici profonde. Le università italiane formano spesso competenze che il tessuto produttivo non sa assorbire. Mancano le connessioni tra mondo accademico e impresa, i servizi di orientamento sono fragili, e i tirocini curriculari si trasformano in forme di lavoro gratuito. Il tutto in un Paese che, secondo l’ISTAT, ha investito solo il 4% del PIL in istruzione nel 2024, contro una media UE del 5,2%.
A questo si aggiunge un sistema imprenditoriale che tende a non premiare la qualità, ma la fedeltà, la disponibilità a lavorare per poco, l’appartenenza a una rete. “L’Italia è un Paese in cui il titolo vale meno della raccomandazione”, ha dichiarato Rosy Russo, fondatrice di Parole O_Stili, a un convegno sul lavoro giovanile tenuto a Udine. Una frase che ha suscitato polemiche, ma anche consensi.
________________________________________
Giovani sempre più disillusi: rifiutano offerte da 1.250 euro
Il merito, se non viene riconosciuto, si spegne. E così accade che sempre più laureati rifiutino offerte considerate umilianti. “Una proposta da 1.250 euro al mese per un lavoro full time e qualificato? No grazie”, risponde il 60% degli intervistati da Almalaurea. Non si tratta solo di orgoglio: molti di loro sanno che, continuando la formazione o cercando all’estero, possono ambire a molto di più.
Secondo JobPricing e Glassdoor, un neolaureato in Germania guadagna in media 53.300 euro lordi annui, uno in Francia 38.000, mentre in Italia si ferma a 30.500. Siamo il terzultimo Paese in Europa per retribuzione iniziale, davanti solo a Grecia e Slovacchia. Con questi numeri, non sorprende che oltre 200.000 giovani italiani altamente qualificati abbiano lasciato il Paese negli ultimi cinque anni.
________________________________________
“Mi sono laureato per fare il rider”: storie di un’Italia capovolta
Matteo ha 28 anni, una laurea magistrale in filosofia e una specializzazione in comunicazione. Vive a Milano e lavora per Glovo: “Ho fatto cinque colloqui, mi offrivano stage da 600 euro. Ho deciso che preferisco farmi pagare subito. E intanto penso a trasferirmi in Belgio”. Silvia, 27 anni, ingegnera biomedica, ha lasciato Roma dopo un anno passato tra collaborazioni malpagate: “Ora sono in Lione, contratto a tempo indeterminato, 2.400 euro al mese. In Italia mi dicevano di pazientare”.
Le loro storie, raccolte anche da progetti come “Torno Subito” della Regione Lazio o “Brain Back” della Sardegna, mostrano un’Italia che si forma per far crescere altri Paesi. Una “migrazione selettiva” che ha un costo altissimo per il futuro nazionale.
________________________________________
L’Italia deve scegliere: meritocrazia o mediocrità
L’allarme è stato lanciato anche da Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli: “Il nostro sistema educativo sforna talenti che il sistema economico non riesce a valorizzare. È una falla sistemica che mina la coesione sociale”. E ancora: “Non si tratta solo di aumentare gli stipendi, ma di ridisegnare il patto sociale tra scuola e lavoro”.
Nel frattempo, il PNRR prevedeva fondi significativi per migliorare l’orientamento e l’incontro tra domanda e offerta. Ma la Corte dei Conti, in una relazione del 20 marzo 2025, ha denunciato ritardi e attuazioni parziali: “Il rischio è che si perdano risorse fondamentali per generare occupazione qualificata”.
________________________________________
La trappola che va smontata
Il mito della mobilità sociale attraverso lo studio, in Italia, si è inceppato. I giovani lo sanno, lo vivono, lo denunciano. E sempre più spesso si rifiutano di accettare una logica che li considera sacrificabili. A fare notizia, oggi, non è che un rider guadagni più di un laureato. È che sia considerato normale.
Se l’Italia non riforma radicalmente il modo in cui premia la competenza, non potrà lamentarsi se i suoi migliori giovani sceglieranno di andarsene. Oppure di restare, ma non partecipare. Studiare, specializzarsi, impegnarsi: tutto inutile, se il sistema è cieco al merito. E se il merito è una trappola, allora è il Paese a essere in trappola.

Notizie dello stesso argomento
Trovati 6 record
15/12/2025
Tredicesima, la liquidità di fine anno che muove consumi e conti
Dicembre porta con sé una delle principali immissioni di reddito disponibile per famiglie ...
12/12/2025
Lavoro, stop alla corsa: i segnali nei dati Istat
III trimestre 2025: l’occupazione frena (-45mila), la disoccupazione scende al 6,1% ma cre...
11/12/2025
Istat: rallenta l’occupazione nel terzo trimestre, cala anche la disoccupazione
Dopo 17 trimestri si ferma la crescita degli occupati: salgono gli inattivi
11/12/2025
Intesa Sanpaolo, accordo su uscite volontarie, assunzioni e sostegno alle donne vittime di violenza
Ricambio generazionale e responsabilità sociale al centro dell’intesa firmata con Fabi e l...
10/12/2025
Ex Ilva, l’indotto lancia l’allarme: “Altre aziende pronte a licenziare come Semat”
Aigi in audizione al Senato: “Destinare una quota dei fondi alle imprese dell’indotto”
Trovati 6 record
  • Con Bancomat, scambi denaro, giochi e ti premi.
  • Punto di contatto tra produttori, rivenditori & fruitori di tecnologia
  • POSTE25 sett 720