I giudici sconfessano Bnl: illegittima la cessione del ramo It a Capgemini

- di: Redazione
 
E ora come la metterà la Bnl, che della correttezza delle relazioni industriali e, quindi, dei rapporti con la sua forza lavoro ha sempre menato vanto, ponendosi quasi come esempi rispetto ad altre banche?
Apprendere che il Tribunale del Lavoro di Roma ha dichiarato l'illegittimità della cessione del ramo IT a Capgemini (multinazionale francese della consulenza) è di per sé una brutta notizia - sia per le conseguenze pratiche, ma anche per l'immagine cui l'Istituto tanto tiene - , ma lo è ancora di più leggendo le motivazioni che i giudici hanno messo alla base della loro decisione.
Perché ogni singola frase (diremmo, ogni singola parola) è una spallata a come Bnl, guidata da Elena Goitini (nella foto), ha sempre amato mostrarsi urbi et orbi, a cominciare dalla limpidezza delle sue scelte strategiche e gestionali. Ma per i giudici la cessione - che ha riguardato non una dozzina, ma circa 800 dipendenti, 170 dei quali hanno ricorso davanti alla magistratura, ciascuno a tutela della propria storia professionale, cancellata con un tratto di bianchetto) - non ha rispettato alcuni passaggi fondamentali. Nel dispositivo della sentenza, infatti, si legge che ''non risulta che il ramo ceduto avesse autonomia operativa o decisionale nello svolgimento dell’attività''.

I giudici sconfessano Bnl: illegittima la cessione del ramo It a Capgemini

Quindi ''i servizi ceduti non consentono di qualificare come ramo autonomo la porzione dell’azienda ceduta, determinando al contrario il contratto di cessione uno smembramento tra aree non autosufficienti. Pertanto, l’operazione di trasferimento in esame si è venuta a configurare come un semplice strumento di sostituzione illegittima del datore di lavoro in una pluralità di rapporti individuali con altro soggetto''.
Parole pesantissime laddove si afferma che nulla ''consente di qualificare come funzionalmente autonoma l’attività ceduta''. Cioè, se ne si è capito il senso, quella che è stata qualificata come ''cessione di ramo d’azienda'' si riduce ad una cessione del contratto. Che però, per essere efficace, deve avere il consenso di una delle parti. Cosa che, in questo caso, come hanno gridato a gran voce i sindacati di categoria, non c'era.

Il tribunale del lavoro, quindi, decidendo per l'inefficacia dell'operazione, ha imposto a Bnl di ripristinare la situazione antecedente, restituendo i dipendenti che non hanno accettato il passaggio a Capgemini alle mansioni originarie (o comunque equivalenti al loro livello di inquadramento) con decorrenza primo aprile 2022. E siccome non si può escludere che, dopo la pioggia, cominci a grandinare, ora in casa Bnl vedono avvicinarsi un altro temporale, quando arriveranno ad essere discusse le impugnazioni - circa 400 - della cessione del back office da BNL ad AST (Gruppo Accenture). Per capire il clima che si è creato nei confronti di Bnl basta leggere quel che ha scritto, a commento della sentenza, la Fisac Cgil (come ha anche fatto l'Unisin, con altre argomentazioni) che definisce la cessione dell'It a Capgemini, come ''una modalità grossolana di risparmio del costo del lavoro, senza al contrario usare gli strumenti previsti dalla categoria sul fronte esuberi e utilizzo del fondo''.

La reazione di Bnl non s'è fatta attendere e, in fondo, è stata abbastanza scontata, dicendo che la sentenza del tribunale del lavoro di Roma non cambierà d'una virgola il senso delle scelte. Ovvero, che l'accordo è pienamente operativo, restando ''convinta del valore industriale e strategico della partnership con Capgemini''. Quindi l'annuncio che ricorrerà in appello per ''sostenere la propria posizione", specificando che il contratto di servizio con Capgemini "rimarrà operativo", allo stesso modo degli impegni presi da entrambe le parti, "al fine di continuare a perseguire un miglioramento costante e duraturo della qualita' dei servizi IT, un'efficace e tempestiva attività di manutenzione e sviluppo tecnologico, la progressiva sostituzione delle applicazioni più datate".

Bnl comunque sembra aprire a soluzioni diverse, non necessariamente conflittuali, annunciando di avere avviato un percorso di informazione e confronto con i sindacati "per procedere alla definizione di soluzioni che permettano il mantenimento della continuità operativa presso CFT/Capgemini, tenendo fede al pieno rispetto dei ruoli e della professionalità delle persone". Solo una domanda: perché non lo si è fatto prima della cessione al gruppo francese?
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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