IMU 2025, scadenza dell’acconto: oggi il primo appuntamento con il fisco
- di: Cristina Volpe Rinonapoli

La giornata del 16 giugno segna il passaggio obbligato per milioni di contribuenti: è tempo di versare la prima rata dell’Imu. Come ogni anno, l’imposta sulla proprietà degli immobili torna a pesare su chi non vive nella prima casa. Il saldo arriverà a dicembre, ma l’anticipo di giugno rappresenta già un test importante anche per le casse comunali.
IMU 2025, scadenza dell’acconto: oggi il primo appuntamento con il fisco
È uno di quei giorni da segnare in rosso sul calendario fiscale. L’Imu, acronimo ormai familiare anche ai non addetti ai lavori, impone il primo dei suoi due atti annuali. La prima rata, quella in scadenza oggi, riguarda il 50% del totale dovuto per il 2025 e si calcola sulla base delle aliquote deliberate lo scorso anno. Per il saldo di dicembre, invece, si terrà conto delle eventuali nuove delibere dei Comuni, che hanno tempo fino al 16 ottobre per modificarle. Intanto, oggi non si può sbagliare: la prima parte dell’imposta va versata.
Chi paga davvero
A essere chiamati alla cassa sono tutti coloro che possiedono immobili diversi dall’abitazione principale, con l’eccezione – ormai consolidata – delle prime case non di lusso. In altre parole, pagano i proprietari di seconde case, fabbricati commerciali, terreni edificabili e – in alcuni casi – agricoli. Le prime abitazioni sono escluse, salvo rientrare nelle categorie catastali di pregio (A1, A8, A9). Il principio è sempre lo stesso: chi ha un patrimonio immobiliare superiore al necessario, contribuisce al finanziamento dei servizi locali.
Un calcolo che resta nelle mani dei proprietari
Non è un sistema immediato, quello dell’Imu. Il contribuente deve partire dalla rendita catastale, rivalutarla, applicare i moltiplicatori in base alla tipologia dell’immobile, quindi l’aliquota comunale. Da qui, si ricava l’importo annuo, che per metà deve essere versato oggi. Non esistono bollettini precompilati, se non in qualche Comune particolarmente efficiente. Per molti, resta necessario rivolgersi a un Caf, a un consulente o armarsi di pazienza con il modello F24. Un sistema che, nonostante le spinte alla semplificazione, conserva ancora margini di opacità.
Rate e scappatoie locali
Chi spera in una dilazione, deve guardare alle decisioni del proprio Comune. Alcuni enti locali prevedono la possibilità di pagare in più tranches, ma si tratta di un’opzione non generalizzata. Non esiste, infatti, un diritto alla rateizzazione: ogni amministrazione decide se e come concederla. Lo stesso vale per eventuali agevolazioni aggiuntive: nel 2025 alcuni Comuni hanno introdotto riduzioni per famiglie numerose o contribuenti con basso Isee, ma si tratta di iniziative spot, che dipendono dalla politica fiscale di ciascun territorio.
Cosa succede se si paga in ritardo
Chi non rispetta la scadenza di oggi entra in un percorso a ostacoli. Il ravvedimento operoso permette di rimediare con sanzioni ridotte, ma il margine si restringe man mano che passano i giorni. Nei primi 14 giorni, la sanzione è minima; dopo tre mesi, si sale al 15%; oltre l’anno, la penalità arriva al 30%. A ciò si sommano gli interessi legali, fissati al 2,5% annuo. Un ritardo che può quindi costare caro, soprattutto in caso di dimenticanze totali o prolungate.
La spinta (lenta) alla digitalizzazione
Negli ultimi mesi, diversi Comuni hanno avviato piattaforme online per il calcolo personalizzato dell’imposta, integrando i dati catastali con quelli deliberativi. È un passo avanti verso la digitalizzazione del rapporto con i contribuenti, ma siamo ancora lontani da un sistema automatizzato e realmente accessibile a tutti. L’Imu continua a essere un tributo che grava non solo economicamente, ma anche per la sua complessità tecnica e burocratica.
Un tributo che pesa anche sulla politica locale
L’Imu rappresenta una delle principali fonti di finanziamento per i Comuni. La sua struttura – legata al patrimonio e non al reddito – ha suscitato più volte riflessioni politiche, soprattutto nelle aree dove la pressione fiscale è percepita come sproporzionata rispetto ai servizi offerti. Ma per ora resta intoccabile. E oggi, 17 giugno, resta l’unica certezza per milioni di proprietari: si paga. Poi, eventualmente, si discute.