Nel mese di maggio l’inflazione ha registrato una nuova frenata, ma le famiglie italiane continuano a sentire il peso dei rincari soprattutto quando si tratta di beni di prima necessità. Secondo i dati diffusi dall’Istat, l’indice generale dei prezzi al consumo è sceso dello 0,1% rispetto ad aprile, portando la variazione annua a +1,6%, in calo rispetto al +1,9% del mese precedente. Una riduzione, seppur lieve, che riporta il dato su livelli più contenuti rispetto agli ultimi anni di grande instabilità economica, segnata prima dalla pandemia e poi dalla crisi energetica.
Inflazione in calo ma rincari nel carrello, le famiglie sentono ancora il peso dei prezzi
Tuttavia, questa moderazione non riguarda tutti i comparti allo stesso modo. I beni che compongono il cosiddetto “carrello della spesa” – ovvero quelli alimentari, per la cura della casa e della persona – continuano a rincarare, con una crescita che passa dal +2,6% al +2,7% su base annua. Si tratta di un andamento che, seppure contenuto rispetto ai picchi inflazionistici del biennio precedente, colpisce direttamente i consumi quotidiani delle famiglie, in particolare di quelle con minori margini di spesa.
Prezzi in discesa per i prodotti ad alta frequenza d’acquisto
Nel complesso, i prodotti ad alta frequenza d’acquisto – che comprendono beni come pane, latte, carburanti, servizi sanitari e trasporti locali – mostrano un calo dell’indice, passando dal +1,6% di aprile al +1,5% di maggio. Questo dato suggerisce un primo segnale di raffreddamento delle dinamiche inflattive che hanno caratterizzato gli ultimi trimestri, soprattutto a causa dei rincari energetici e dell’instabilità geopolitica internazionale.
Tuttavia, gli esperti invitano alla cautela nell’interpretazione di questi numeri. Il fatto che i beni di consumo immediato registrino un aumento anche minimo mentre l’inflazione generale rallenta significa che le pressioni sui bilanci familiari restano forti. Soprattutto per i nuclei con redditi bassi o medio-bassi, che destinano una quota rilevante del loro reddito proprio all’acquisto di questi prodotti.
Frenano i prezzi di energia e servizi, incognita per il secondo semestre
Alla base della decelerazione dell’inflazione generale si trova il rallentamento dei prezzi energetici e di alcune voci legate ai servizi, come i trasporti aerei e i pacchetti vacanza. Anche l’abbassamento delle quotazioni del gas e dell’energia elettrica, pur con oscillazioni legate alla guerra in Medio Oriente, ha contribuito a una riduzione dei costi fissi per famiglie e imprese. Tuttavia, le tensioni attuali tra Iran e Israele e la conseguente impennata del prezzo del petrolio minacciano di invertire nuovamente il trend, rendendo più incerto l’andamento dell’inflazione per la seconda metà dell’anno.
Secondo diversi istituti di ricerca economica, la possibilità di un ulteriore calo dell’inflazione dipenderà in gran parte dalla tenuta del sistema internazionale delle forniture e dalle decisioni della Banca Centrale Europea in materia di tassi. Una BCE che, dopo una lunga fase restrittiva, ha iniziato ad aprire piccoli spiragli per un possibile allentamento monetario, proprio alla luce della discesa dell’inflazione.
L’impatto sui consumi e la fiducia delle famiglie
Il lieve calo dell’inflazione non sembra però sufficiente a stimolare una ripresa decisa dei consumi. Secondo l’Osservatorio Confcommercio, la spesa delle famiglie rimane cauta, orientata verso prodotti in offerta e marchi della distribuzione. Molti nuclei familiari continuano a tagliare sulle spese non essenziali, come cultura, ristorazione e viaggi, preferendo destinare le risorse disponibili a beni alimentari e per la casa. Una tendenza che si riflette anche nei dati relativi alla fiducia dei consumatori, ancora su livelli bassi nonostante i segnali positivi sul fronte macroeconomico.
Le associazioni dei consumatori segnalano come la percezione diffusa tra i cittadini sia quella di un’inflazione “invisibile” ma costante, che continua a erodere il potere d’acquisto, in particolare per chi vive di redditi fissi. L’Unione Nazionale Consumatori ha sottolineato che, pur in presenza di una decelerazione dell’inflazione generale, l’aumento dei prezzi del carrello della spesa resta un problema strutturale che richiede interventi mirati.
La politica dei redditi sotto osservazione
Di fronte a questi scenari, il tema del sostegno ai redditi e del rafforzamento del potere d’acquisto torna al centro del dibattito politico. I sindacati chiedono l’apertura di un confronto serio sul rinnovo dei contratti e sull’introduzione di misure fiscali in grado di alleggerire il carico sulle famiglie. Le sigle più rappresentative auspicano un ampliamento delle detrazioni per lavoratori dipendenti e pensionati, e un rafforzamento dei bonus destinati alle fasce più fragili, come quello per l’acquisto di generi alimentari o per le spese scolastiche.
Il governo, da parte sua, ribadisce l’impegno a tenere sotto controllo l’andamento dei prezzi attraverso il monitoraggio dell’inflazione e l’adozione di misure calibrate. Il ministro dell’Economia ha dichiarato che eventuali nuovi interventi saranno subordinati alla disponibilità di risorse e ai margini concessi dalla cornice europea. Ma l’attenzione resta alta, perché la tenuta sociale nei prossimi mesi dipenderà anche dalla percezione che le famiglie avranno della loro capacità di vivere con dignità.