FinecoBank, l'ad Foti: "Punto d'atterraggio naturale per la gestione del risparmio delle famiglie italiane"

- di: Redazione
 
La liquidità ‘oziosa’ detenuta sui conti senza trasformarsi in opportunità di investimento, le iniziative di FinecoBank per scongelare questa montagna di ghiaccio, il vento in poppa del Gruppo, che mette a segno una crescita continua. Questo e molto altro nell’intervista ad Alessandro Foti, Ad e Dg del Gruppo FinecoBank.

Dottor Foti, la liquidità detenuta in Italia sui conti ha raggiunto cifre da capogiro, con i soli depositi bancari (in conto corrente, certificati di deposito, pronti contro termine) che a marzo 2021 ammontano a 1.748,6 miliardi di euro e che solo nell’ultimo anno sono cresciuti di oltre 146 miliardi di euro. Tantissimo risparmio fermo che non diventa carburante per la crescita. Cosa sta accadendo e che fare?
Quello dell’eccesso di liquidità sui conti correnti è un fenomeno strutturale ampiamente diffuso in Europa continentale che recentemente ha visto una notevole accelerazione. In particolare, in Italia, il contesto di generale incertezza ha avuto un impatto significativo sulla propensione al risparmio delle famiglie, che è continuata ad aumentare. Siamo storicamente un paese di grandi risparmiatori ma non sempre dedichiamo la stessa attenzione alla gestione di questo risparmio, in parte anche a causa di una scarsa cultura finanziaria. È opportuna una presa di coscienza da parte della clientela sulla necessità di impiegare questo eccesso di liquidità, presente in particolare sui conti della fascia più alta. Questo enorme ristagno di risorse che si sta generando, infatti, ha effetti negativi per l’intero sistema economico.

Chi ci guadagna e chi ci rimette con il ‘risparmio ozioso’?
Il contesto caratterizzato da un incredibile ristagno di liquidità sui conti correnti non rende nessuno vincitore. È un fenomeno che risulta gravemente dannoso in primo luogo per i clienti, poiché nel momento in cui decidono di ricorrere al conto corrente come strumento di investimento si condannano a un’inevitabile erosione del proprio potere d’acquisto causata dalla crescita dell’inflazione. Allo stesso tempo si perdono anche le opportunità legate alla crescita dell’economia globale. Una situazione che la Banca centrale europea ha deciso di contrastare anche per fare affluire liquidità all’economia, applicando tassi di interesse negativi che si traducono in costi sui depositi in eccesso.

FinecoBank ha da tempo messo in campo la propria potente ‘artiglieria’ per scongelare la montagna di ghiaccio dell’eccessiva liquidità: dalla decisione di chiudere i conti con importi eccessivi detenuti in forma liquida, all’iniziativa ‘niente costi per sottoscrivere Btp e titoli di Stato’, lanciata in concomitanza con il collocamento della terza tranche del Btp Futura. Quali finora i risultati?
La strada che abbiamo deciso di intraprendere con la manovra sui conti si conferma essere, ancora una volta, quella della massima trasparenza nei confronti dei nostri clienti, con l’obiettivo di instaurare un dialogo aperto e continuo. Dai riscontri che stiamo raccogliendo, i nostri clienti hanno apprezzato questo invito diretto a una riflessione più attenta sulla gestione del proprio patrimonio. Anche l’iniziativa sui titoli di Stato è stata strutturata per muoversi nella stessa direzione, al fine di incentivare l’investimento della liquidità in eccesso senza applicare commissioni di acquisto o vendita per chi tiene i titoli fino a scadenza o per almeno un anno. Crediamo che un approccio più consapevole alla gestione del risparmio possa rappresentare un contributo significativo anche alla ripartenza del Paese.

Quali investimenti finanziari proponete, in alternativa ai depositi sul conto corrente, a chi è avverso al rischio? E a chi invece è più propenso per il mercato azionario? Per questi ultimi consigliate la strategia che chiamate del ‘decumulo’. Può illustrarla?
Il punto da cui partire per la strutturazione di ogni strategia di investimento è la valutazione della propria propensione al rischio. Per questo da diversi anni proponiamo quella che definiamo strategia di “decumulo” con un ingresso graduale sui mercati, in tre o cinque anni. Anziché investire l’intero capitale in un solo momento, lo si destina prima a un prodotto a basso profilo di rischio, come un fondo monetario o un prodotto obbligazionario, e poi in modo graduale ci si muove verso il mercato azionario. In questo modo si diluisce la volatilità di breve periodo, superando le turbolenze del mercato. Per questi motivi i prodotti di “decumulo” risultano particolarmente apprezzati nelle fasi di mercato più complesse.

Nel 2020 il bilancio di Fineco è stato eccellente, con utili record e ricavi in forte crescita. E il 2021 per voi è partito con il turbo, con la raccolta netta a quota 1,2 miliardi di euro, in crescita del 13% rispetto al miliardo del primo trimestre 2020. Qual è il ‘segreto’ di Fineco? Come fate ad attrarre così tanti nuovi clienti (nel primo trimestre 2021 i nuovi clienti sono stati 39mila 204, +76% sullo stesso periodo 2020)?

Il 2020 è stato un anno di crescita molto significativa, sia in termini dimensionali che di qualità, che ha segnato un cambio di passo per Fineco. Il fattore che ci ha permesso di raggiungere questi straordinari risultati è stato, senza dubbio, l’efficacia del nostro modello di business, diversificato e basato su un sistema multicanale nelle tre aree di attività integrate di banking, investing e brokerage. Al tempo stesso, ha sicuramente influito anche la grande capacità di Fineco di affiancare i clienti in una gestione del patrimonio sempre più efficiente, consapevole e sostenibile. A questa, poi, si unisce l’attitudine della nostra Rete, in grado di intercettare le esigenze di investimento e attrarre nuovi clienti in un contesto che li vede sempre più alla ricerca di soluzioni di qualità.

In questo contesto, quali sono le sue previsioni sull’andamento di Fineco per l’intero 2021? Può fornire alcune guidance al mercato?

Nonostante il confronto con un anno straordinario come il 2020, restiamo ottimisti sulla possibilità di aumentare ulteriormente i nostri risultati nel corso dell’anno sia in termini di conto economico che dal punto di vista qualitativo del mix della raccolta, con una continua crescita percentuale della componente gestita. La nostra crescita è stata supportata dallo sviluppo di alcuni trend strutturali, e sono convinto che nel 2021 ci consentiranno un’accelerazione ulteriore. Mi riferisco, in particolare, al progressivo e irreversibile processo di digitalizzazione che sta investendo l’intero Paese, alla crescente richiesta di consulenza  per una gestione più consapevole del risparmio e, infine, alla messa in crisi del sistema bancario tradizionale che porta discontinuità nei rapporti con i clienti. Queste tendenze favoriscono enormemente l’espansione di Fineco che si pone come punto di atterraggio naturale per la gestione del risparmio delle famiglie italiane.

Dopo lo sbarco in Gran Bretagna, sembra sia la Germania il prossimo Paese in cui volete sviluppare la vostra offerta. Lo conferma? A proposito, come sta andando in UK?
Siamo molto soddisfatti dell’andamento del business in Regno Unito, che ha registrato una crescita importante sia in termini di acquisizione di nuovi clienti che di generazione di ricavi, diventando profittevole, esclusi i costi di marketing, già a febbraio. Il quadro è in accelerazione ma preferiamo continuare a concentrarci esclusivamente sul mercato britannico; al momento consideriamo i tempi non ancora maturi per guardare ad altri paesi dell’Europa continentale. Più probabile si possa iniziare a strutturare qualche ragionamento verso la fine dell’anno e la Germania potrebbe rientrare nel nostro piano di sviluppo.

Con l’uscita di Unicredit siete diventati una public company. Può fare un bilancio su vantaggi e svantaggi dell’indipendenza?

Unicredit è sempre stata una capogruppo rispettosa delle specificità di Fineco: nel periodo in cui siamo stati parte del Gruppo abbiamo lavorato molto bene e ci è stata sempre assicurata la nostra indipendenza. Da quando siamo diventati una public company siamo diventati più agili, i nostri tempi di reazione hanno subito una riduzione. Questo ci consente di prendere decisioni e attuarle rapidamente, per affrontare i cambiamenti nel mercato con una maggiore tempestività e fluidità.
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