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L’Irlanda prima al mondo a introdurre il reddito di base per gli artisti

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
L’Irlanda prima al mondo a introdurre il reddito di base per gli artisti

L’Irlanda entra nella storia come il primo Paese al mondo ad adottare in modo permanente un reddito di base per gli artisti. Il programma, denominato Basic Income for the Arts (BIA), garantirà a partire dal 2026 un sostegno stabile di 325 euro a settimana — circa 1.300 euro al mese — a 2.000 lavoratori del settore culturale.

L’Irlanda prima al mondo a introdurre il reddito di base per gli artisti

L’obiettivo è duplice: offrire sicurezza economica ai professionisti della creatività e, al tempo stesso, riconoscere la cultura come risorsa produttiva nazionale. La misura segue due anni di sperimentazione che, secondo il governo irlandese, hanno dato risultati “oltre le aspettative” sia sul piano sociale che economico.

Dal test alla legge: un modello europeo
Il progetto pilota era partito nel 2022, su iniziativa della ministra della Cultura Catherine Martin, come risposta alla crisi che aveva colpito il mondo dell’arte dopo la pandemia. L’idea: verificare se un reddito di base potesse favorire la continuità del lavoro artistico e la sostenibilità delle carriere creative.

Durante la fase sperimentale, il governo ha ricevuto oltre 9.000 candidature. Di queste, circa 8.200 risultarono idonee e 2.000 artisti vennero selezionati casualmente per rappresentare tutti i settori — arti visive, teatro, musica, danza, cinema, letteratura, architettura e design.

Il costo complessivo della fase pilota è stato di 72 milioni di euro, ma il ritorno economico stimato ha raggiunto 80 milioni, grazie all’aumento dell’attività professionale, alla crescita dei redditi artistici e a un minore ricorso ai sussidi di disoccupazione.

Il risultato ha convinto Dublino a trasformare il programma in politica pubblica permanente, diventando così il primo Paese a riconoscere ufficialmente la creazione artistica come una forma di lavoro da tutelare stabilmente.

Creatività come infrastruttura economica
“Non si tratta di assistenzialismo ma di sviluppo”, ha sottolineato la ministra Martin, illustrando il nuovo piano. “La creatività è una componente strategica dell’economia irlandese, e gli artisti sono una risorsa da sostenere come si sostiene la ricerca scientifica o l’innovazione tecnologica.”

In Irlanda, le industrie culturali e creative generano oltre 3% del PIL nazionale e impiegano più di 50.000 persone. Il reddito di base intende rafforzare questo comparto, fornendo una rete di sicurezza economica che permetta ai lavoratori dell’arte di dedicarsi pienamente ai propri progetti senza l’incertezza di redditi intermittenti.

I beneficiari continueranno a pagare tasse e contributi, ma avranno accesso al sostegno in modo stabile, con verifiche periodiche e monitoraggi sull’impatto occupazionale e sociale.

Un laboratorio per la politica culturale europea
L’Irlanda ha aperto una strada che Bruxelles osserva con attenzione. La Commissione europea ha già avviato un confronto con Dublino per valutare se il modello BIA possa essere incluso, in futuro, tra le buone pratiche di politica sociale e culturale sostenute dai fondi comunitari.

Il programma, unico nel suo genere, mette in discussione il confine tradizionale tra lavoro e sostegno pubblico. Invece di compensare la disoccupazione, finanzia direttamente la produzione di valore culturale, considerata un bene pubblico essenziale per la coesione e l’identità nazionale.

L’Italia guarda, ma resta ferma ai bonus
In Italia, il dibattito è aperto ma ancora frammentato. Nonostante il peso della cultura nell’economia nazionale — oltre 6% del PIL e 1,5 milioni di lavoratori — il sistema di tutele resta disomogeneo. Dopo gli interventi emergenziali della pandemia, non è stato sviluppato alcun meccanismo strutturale di sostegno al reddito per i professionisti dell’arte e dello spettacolo.

“Il caso irlandese mostra che un investimento stabile nella cultura produce un ritorno economico e sociale tangibile”, osserva Pierluigi Sacco, economista della cultura e docente alla IULM. “Riconoscere gli artisti come lavoratori e non come hobbisti è il primo passo per rendere la creatività una vera infrastruttura produttiva.”

Un segnale politico e culturale

La decisione di Dublino ha anche un forte valore simbolico. Dopo decenni in cui il lavoro culturale è stato percepito come marginale o precario, l’Irlanda sceglie di istituzionalizzare la dignità economica della creazione artistica.

Non un sussidio per sopravvivere, ma un reddito per poter creare, innovare e contribuire alla società. “Vogliamo che chi produce arte possa vivere della propria arte”, ha concluso la ministra Martin. È un messaggio che risuona ben oltre i confini dell’isola. E che interroga l’Europa, e in particolare l’Italia, sul valore concreto che attribuiamo a chi genera cultura.

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