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Anticipo Irpef più pesante, inversione a U del governo

- di: Bruno Coletta
 
Anticipo Irpef più pesante, inversione a U del governo

Dopo la notizia di un aggravio da 4 miliardi di euro – anche se solo nel 2025 – data dai media e dalla Cgil, il Mef fa marcia indietro sull’aumento nascosto degli acconti Irpef. Ecco come avrebbero pagato i contribuenti. Il governo ha tentato di far passare un aumento degli acconti Irpef per il 2025 che avrebbe portato 4 miliardi di euro in più nelle casse dello Stato. Solo dopo che la notizia è esplosa sui media e la Cgil ha alzato la voce, il Ministero dell’Economia ha annunciato la retromarcia.

(Foto: il vice ministro all'Economia, Maurizio Leo, con il ministro Giovanni Giorgetti)

La manovra nascosta: +4 miliardi sulle spalle dei contribuenti nel 2025
La norma originale prevedeva che, per il 2025, gli acconti Irpef sarebbero stati calcolati con le vecchie aliquote del 2023 – più alte di quelle attuali – e con detrazioni inferiori. Un trucco contabile che avrebbe costretto milioni di italiani a pagare fino a 260 euro in più a testa, soldi che sarebbero stati restituiti solo nel 2026 con il conguaglio.
Non era un errore, era una scelta precisa: far anticipare allo Stato 4 miliardi a spese dei cittadini”, accusa Christian Ferrari, della segreteria nazionale della Cgil. Se non avessimo denunciato tutto, nessuno se ne sarebbe accorto”.

La rivolta dei CAF e lo stop forzato del governo
A far saltare il banco è stata la mobilitazione dei Centri di Assistenza Fiscale (CAF), che hanno segnalato l’anomalia. “Era una tassa occulta, un prestito forzoso mascherato da tecnicismo”, spiega Monica Iviglia, presidente del Consorzio CAF Cgil.
Dopo giorni di pressioni, il Mef ha ceduto, promettendo di modificare la norma. Ma, secondo molti, l’intenzione iniziale era proprio quella di incassare subito quei soldi, sperando che nessuno se ne accorgesse.

Le reazioni 
L’opposizione non ci sta. Elly Schlein (PD) tuona: “Hanno cercato di prendersi 4 miliardi alle spalle degli italiani, senza dirlo. È inaccettabile”. Anche Carlo Calenda (Azione) attacca: Se i media non ne parlavano, il governo andava avanti. È scandaloso”.
Dalla maggioranza il vice ministro all'Economia, Maurizio Leo (FdI), spiega la retromarcia: “Abbiamo corretto tempestivamente” e ammette: “La norma andava rivista”.


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