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Istat: in settembre cala la fiducia di consumatori e imprese

- di: Redazione
 
Istat: in settembre cala la fiducia di consumatori e imprese
La complessità della situazione economica appare evidente. Non solo per il quadro fatto ieri dal ministro dell'Economia e Finanze, Giancarlo Giorgetti, in sede di presentazione della Nadef, e quindi anche dal presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, quanto per la percezione generale, di cui la fiducia dei consumatori è un indicatore attendibile. Se ieri il Governo ha parlato di numeri, miliardi disponibili o da recuperare, andando in deficit, oggi l'Istat ha dato un'altra importante indicazione, dicendo che a settembre è calata la fiducia dei consumatori (l’indice è passato da 106,5 a 105,4) e l’indice composito del clima di fiducia delle imprese, che cala da 106,7 a 104,9.
I quattro indicatori che sono chiarificatori dell'andamento della fiducia verso la situazione economica generale ci sono il clima economico, il clima corrente e il clima futuro che arretrano, rispettivamente, da 121,5 a 115,2, da 101,4 a 100,2 e da 114,1 a 113,2. Con la sola eccezione del clima personale, che aumenta passando da 101,5 a 102,2.

Istat: in settembre cala la fiducia di consumatori e imprese

Per quanto riguarda le imprese, ad eccezione del settore delle costruzioni, le riduzioni della fiducia sono altrettanto evidenti, segnando quindi il rafforzamento di un clima ''negativo''. L’indice di fiducia, quindi, scende nella manifattura da 97,7 a 96,4, nei servizi da 103,5 a 100,5 e nel commercio da 108,7 a 107,3. In controtendenza le costruzioni, che registrano un indice in leggera crescita, passando da 160,2 a 160,9.
L'Istat, sulla base delle sue rilevazioni, avverte che gli indici di fiducia calano, peggiorando, nella manifattura e nei servizi tutte le variabili peggiorano. Per quanto riguarda il commercio al dettaglio, l'analisi dell'istituto di statistica parla di un marcato deterioramento sulle vendite, con le attese che scendono non eccessivamente in presenza di un calo delle scorte.

Per le costruzioni si evidenzia un andamento discrasico, con i giudizi sugli ordini/piani di costruzioni improntati all'ottimismo e le aspettative sull’occupazione presso l’azienda che registrano una dinamica negativa.
In base ai giudizi forniti dagli imprenditori sulle condizioni di accesso al credito bancario, si stima un peggioramento delle condizioni nel terzo trimestre 2023.
L'Istat, commentando l'esito del suo rapporto, rileva che ''a settembre, la diminuzione dell’indice di fiducia delle imprese si estende a tutti i settori di attività, con l’eccezione delle costruzioni. L’indice complessivo si attesta sullo stesso valore di ottobre 2022''. Comunque ''l’indice di fiducia dei consumatori si riduce per il terzo mese consecutivo raggiungendo il valore più basso dallo scorso giugno. Si evidenzia un deciso peggioramento dei giudizi sulla situazione economica generale, un aumento delle attese sulla disoccupazione e un miglioramento delle valutazioni attinenti la situazione finanziaria della famiglia''.

Puntuale il giudizio di Confcommercio, affidato al Ufficio Studi, secondo il quale "il calo generalizzato rilevato per la fiducia di famiglie e imprese nel mese di settembre è presumibilmente espressione del permanere di una fase di estrema debolezza del quadro economico, caratterizzato ancora da molteplici elementi d’incertezza, più che la spia dell’inizio di una fase recessiva. L’ulteriore peggioramento registrato sul versante delle famiglie appare condizionato più dai timori sulla situazione generale e sul futuro del Paese che dalla situazione personale''.

Da qui una considerazione sull'andamento del fenomeno inflattivo che ''seppure in rallentamento, continua a rappresentare uno dei principali motivi di preoccupazione per le famiglie, a cui si aggiungono i timori di un possibile peggioramento del mercato del lavoro. Allo stesso tempo - ha aggiunto l'Ufficio Studi - la percezione degli imprenditori è influenzata dal rallentamento della domanda. Di conseguenza, peggiorano le aspettative lungo tutta la filiera della produzione e della distribuzione. Del resto, ormai, il discrimine tra stagnazione e recessione è affidato a qualche decimo di punto di variazione del Pil".

Confesercenti, crolla fiducia. Si preannuncia autunno freddo per famiglie ed imprese

Dopo la battuta di arresto estiva, i dati sul clima di fiducia di settembre diffusi da Istat preannunciano, purtroppo, un autunno freddo per famiglie ed imprese: crolla l’indice di fiducia che per i consumatori si riduce di 1 punto segnando il quarto calo consecutivo, mentre quello delle imprese diminuisce di ben 1,8 punti e si colloca al livello più basso degli ultimi 2 anni con ottobre 2022. Si evidenzia un quadro molto incerto, con la perdita di potere di acquisto delle famiglie che condiziona pesantemente l’andamento dei consumi peggiorandone la quota di apporto al Pil, la più bassa dal 2000. Il varo della Nadef conferma che le prospettive sono, purtroppo, in peggioramento
. Così, in una nota, Confesercenti.

Anche tutti i comparti dei servizi segnalano riduzioni: quelli di mercato -3, i turistici -4,3 che va a sommarsi al -1,1 di agosto, il commercio -1,4, dopo aver segnato -2,2 del mese scorso. E ad allarmare non è solo il peggioramento delle condizioni di accesso al credito, che stanno già incidendo pesantemente sull’operatività delle imprese: nel complesso, infatti, prevalgono elementi di decisa preoccupazione per la situazione economica sia soggettiva che generale.

L’approvazione della Nota di aggiornamento del Def da parte del Governo, ad una prima lettura, sembra non essere determinante per riaccendere quel clima di fiducia che solo una prospettiva di sviluppo potrà dare. Auspichiamo che con la legge di bilancio si possano allargare le maglie di una manovra fortemente condizionata dalle criticità del nostro debito pubblico: nel 2023 la quota di debito pubblico peserà, infatti, su ogni cittadino per più di 48.000 euro, era di 34.000 nel 2013 e di 40.000 nel 2019. Mentre lo spread è già in risalita. Alcuni interventi annunciati dall’esecutivo e legati alla riforma fiscale possono dare un impulso importante per far ripartire la domanda interna, tra cui la detassazione delle tredicesime e degli aumenti contrattuali: senza questi interventi difficilmente si potranno raggiungere gli obiettivi di crescita indicati dalla Nadef per il 2024.
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