Ad aprile 2025 le vendite al dettaglio hanno registrato un nuovo incremento, segnando un aumento dello 0,7% in valore rispetto a marzo e del 3,7% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Lo comunica l’Istat nel suo aggiornamento mensile, sottolineando che si tratta della variazione più marcata da giugno 2023.
Crescono le vendite ad aprile: +0,7% sul mese e +3,7% su base annua, ma l’online arretra
A determinare l’impennata è stato principalmente il settore alimentare, spinto dagli acquisti pasquali che hanno intensificato i consumi soprattutto nei primi giorni del mese. In termini di volume, la crescita è stata dello 0,5% su base mensile e dell’1,9% su base annua, segno che l’aumento dei prezzi, pur presente, non è stato l’unico motore della dinamica. Il dato, letto in controluce, mostra un quadro in miglioramento ma ancora fragile, con forti differenze tra canali di vendita e settori merceologici.
Grande distribuzione in espansione, frena l’e-commerce
I numeri confermano una tendenza già emersa nei mesi precedenti: la grande distribuzione continua a espandersi, registrando un +6,8% rispetto all’anno scorso. Crescono anche i piccoli negozi e i minimarket, che segnano un +0,9% su base annua, ma l’e-commerce torna a mostrare segni di rallentamento, con un calo dello 0,7% rispetto ad aprile 2024. Un segnale che potrebbe riflettere un consolidamento della spinta digitale esplosa durante gli anni della pandemia, ormai in fase di normalizzazione. Il ritorno alla fisicità – nei supermercati, nei mercati, nei punti vendita di quartiere – sembra essere una delle tendenze emergenti del 2025, forse anche per effetto del desiderio di una spesa più relazionale, più controllata, più legata alla dimensione di comunità.
Dove e come si spende: il ritorno del “negozio sotto casa”
Se da un lato le catene della GDO continuano a macinare numeri positivi, la crescita dei minimarket e delle piccole attività di vicinato indica un ritorno parziale al modello del negozio sotto casa. Si tratta di una dinamica osservata con attenzione dagli analisti del settore, perché potrebbe indicare una nuova fase nella geografia del consumo italiano: meno dipendente da centri commerciali e piattaforme online, più frammentata e distribuita. In alcune regioni, specie del Centro-Sud, il legame tra acquisto e territorio resta molto forte, e lo scontrino medio non sempre riflette la tendenza nazionale. L’elemento distintivo è spesso il tipo di consumo alimentare: nei piccoli negozi, a differenza dei grandi ipermercati, si cercano qualità, relazioni consolidate e prodotti locali.
Alimentare in testa, ma il caro vita pesa ancora
Il vero motore della crescita resta l’alimentare. L’Istat lo specifica chiaramente: sono stati i consumi legati alla Pasqua a trainare l’intero comparto. La spesa per i beni alimentari cresce non solo in valore, ma anche in volume, segno che non si tratta soltanto di inflazione. Tuttavia, l’ombra del caro vita continua a farsi sentire: il rincaro dei prodotti di base, pur rallentato rispetto ai picchi del 2022-2023, non si è annullato, e molte famiglie mantengono una soglia di attenzione alta sulle uscite mensili. In questo contesto, i consumi non alimentari restano più stagnanti, con segnali di ripresa solo in alcuni segmenti – come l’elettronica e il comparto casa – dove però l’incertezza economica pesa ancora sulle decisioni d’acquisto.
Una fotografia in chiaroscuro per l’economia reale
Nel complesso, i dati Istat di aprile offrono una fotografia dell’economia reale ancora a due velocità. Da un lato, il consumo alimentare conferma la sua centralità nei bilanci familiari e si fa indicatore della ripresa della fiducia, dall’altro, l’online che rallenta e i non alimentari che non decollano mostrano quanto siano ancora prudenti le famiglie italiane. Il confronto con i dati del primo trimestre 2025 rafforza questa lettura: dopo un inizio d’anno moderato, aprile sembra segnare una ripartenza. Ma la strada verso una crescita solida e strutturale resta lunga, e fortemente dipendente da fattori esterni come il costo dell’energia, i tassi d’interesse e l’andamento dei salari reali.