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Vacanze negate: in Italia il 31,4% resta a casa per povertà

- di: Jole Rosati
 
Vacanze negate: in Italia il 31,4% resta a casa per povertà

Italia maglia nera per le vacanze: il 31,4 % resta a casa nel 2024

Nel 2024 oltre 18 milioni di italiani non hanno potuto permettersi una settimana di ferie. Eurostat: siamo sopra la media Ue, peggio solo Romania e Grecia. il 27 % degli europei ha rinunciato alle ferie per ragioni economiche.

Nel 2024, il 27,0 % della popolazione dell’Ue con 16 anni o più non ha potuto permettersi una settimana di vacanza fuori casa, un calo di 1,5 punti rispetto al 2023 e una diminuzione di 10,6 punti rispetto al 2014. In valore assoluto, si tratta di circa 121,3 milioni di europei.

Italia prima per numero di cittadini esclusi

L’Italia registra il 31,4 % della popolazione impossibilitata a fare una vacanza settimanale fuori casa, superando la media Ue e piazzandosi al primo posto assoluto. Significa oltre 18,5 milioni di persone coinvolte. Questa cifra evidenzia una difficoltà persistente, nonostante un lieve miglioramento rispetto al 2019, quando la quota era superiore al 35 %.

Paesi più e meno colpiti: a livello europeo

In termini percentuali, Romania (58,6 %), Grecia (46,0 %) e Bulgaria (41,4 %) sono le nazioni con la quota più alta di chi non può permettersi una vacanza. Sul fronte opposto, i tassi più bassi si riscontrano in Lussemburgo (8,9 %), Svezia (11,6 %) e Paesi Bassi (13,0 %). Anche Austria, Danimarca e Finlandia rientrano tra i meno colpiti, con percentuali inferiori al 15 %.

Lavoratori in affanno: vista la solidarietà, peggiora la qualità del lavoro

Secondo un report della Confederazione Europea dei Sindacati (CES), nel 2023 circa il 15 % dei lavoratori occupati (circa 42 milioni) non ha potuto permettersi una vacanza di una settimana. In Italia il tasso tra lavoratori è circa il 17 %, superiore alla media Ue; Spagna 18 %, Francia 12 %, Germania 11 %.

“After working hard all year, it is the least working people should be able to expect…” ha dichiarato Esther Lynch, segretaria generale della CES, denunciando un vero e proprio “emergency for quality jobs”.

Le radici del fenomeno: inflazione, redditi bassi, disparità culturali

Secondo Eurostat, quasi 68 % dei casi dipende da reddito disponibile troppo basso, il 21 % dall’aumento del costo della vita, mentre l’11 % è legato a debiti o impegni finanziari in corso. L’inflazione ha aggravato il contesto: tra il 2021 e il 2024, i trasporti sono aumentati in media del 23 %, l’energia del 39 %, e i servizi turistici del 15 %.

In Italia, dove il costo della vita è meno sostenuto dai sussidi pubblici rispetto agli stati nordici, la vacanza è percepita spesso come un lusso, non come un diritto. Nel Mezzogiorno la percentuale supera il 45 %, con punte in Sicilia e Calabria.

Cosa si sta muovendo: misure e politiche in discussione

In Paesi come Francia e Germania, si sperimentano voucher vacanze o agevolazioni fiscali per famiglie a basso reddito. In Portogallo, il programma di “vacanze sociali” riguarda pensionati e disoccupati. In Italia, il Fondo per il turismo sociale previsto dal PNRR è stato ridimensionato nel 2024: la CISL chiede almeno 200 milioni annui per sostenere 2 milioni di famiglie con basse risorse.

Trend positivo, ma fragilità strutturali

Dal 32,9 % nel 2014 al 27 % nel 2024, la precarietà delle ferie cala ma resta una realtà allarmante per oltre cento milioni di persone nell’Ue. In Italia il dato supera anche il Sud d’Europa, segnalando un bisogno urgente di politiche strutturali di conciliazione tra lavoro e qualità della vita.

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