Lettere dalla city - Nonostante l'aumento dei tassi, l'inflazione falcidia i bilanci di famiglie e imprese

- di: David Lewis
 
Mentre la Bce spara ancora bordate contro l'inflazione, usando al massimo della sua potenza l'arma dell'aumento dei tassi di interesse (ormai ai livelli più alti dall'arrivo dell'euro), il Regno Unito, davanti allo stesso problema, si pone continui interrogativi sulla relativa inefficacia delle misure per contrastare l'aumento del costo della vita.
Certo, i segnali di un miglioramento sul fronte dell'aumento dei prezzi sono positivi (al 6,8% nel corso dell'anno fino a luglio, in calo rispetto al 7,9% di giugno), ma i britannici sembrano non accorgersene nemmeno.
Anche perché, quando si va al supermercato per comprare alcuni generi di largo consumo (come latte, pane e cereali è scesa) ci si accorge in modo impercettibile che l'inflazione è scesa, perché rimane molto elevata, al 14,9%, rispetto a quella del continente.

Lettere dalla city - Nonostante l'aumento dei tassi, l'inflazione falcidia i bilanci di famiglie e imprese

Ora, se i continui aumenti dei tassi di interesse decisi dalla Bce qualche risultato l'hanno avuto sul fronte del costo della vita (ma con ripercussioni sostanziali per chi accede al credito), nel Regno Unito la stessa misura - adottata per quattordici volte di fila - ha portato il livello dei tassi di casa nostra al 5,25% .
Certo la percezione è abbastanza relativa perché se un anno fa compravamo una bottiglia di latte ad una sterlina e oggi spediamo 1,05 sterline, significa che, per il prodotto, l’inflazione annua è del 5%. Se applicate lo stesso meccanismo al resto di quel che poi mettete a tavola per mangiare i conti sono abbastanza facili. E, aggiungo, certo non tranquillizzano.

Nonostante l'evidenza, quindi, le politiche adottate dalla Banca d'Inghilterra hanno avuto un effetto relativo sulla dinamica dei prezzi, il cui andamento viene monitorato dall'Ufficio nazionale di statistica, che tiene sotto controllo quelli di centinaia di articoli di uso quotidiano, in un immaginario "paniere di merci" , costantemente aggiornato.
Quali che siano le cause (mettiamoci dentro anche petrolio e gas che hanno registrato una maggiore domanda dopo il Covid e le conseguenze della guerra in Ucraina, che ha ridotto la disponibilità di cereali), i contraccolpi sui prezzi degli alimentari sono fortissimi. Se poi ci si mette - come accaduto a febbraio, una carenza di verdure - ha una spiegazione il fatto che l'inflazione alimentare al livello più alto degli ultimi 45 anni.
Quindi l'obiettivo della Banca d’Inghilterra di mantenere l’inflazione al 2% è ancora molto lontano. Né la risposta tradizionale all’aumento dell’inflazione, fare crescere i tassi di interesse, sembra avere effetti.

Se non quelli negativi, perché i prestiti sono più costosi. Cioè, che chi ha stipulato dei mutui ipotecari ora deve pagare rate mensili più alte. In un meccanismo ''causa-effetto'' , le imprese, con il costo del denaro più alto, contraggono meno prestiti, rendendole propense in misura inferiore a creare posti di lavoro, anzi spingendole a tagliare il personale in virtù della peggiorata situazione finanziaria.
Ma i salari tengono il passo con l’inflazione?
I dati ufficiali hanno mostrato che - in media - la retribuzione regolare esclusi i bonus è cresciuta del 7,8% tra maggio e luglio , rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, ovvero come il tasso di inflazione. Il che significa che i salari reali sono rimasti stabili per la prima volta in due anni, anziché restare indietro.
Il Magazine
Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
Iscriviti alla Newsletter
 
Tutti gli Articoli
Cerca gli articoli nel sito:
 
 
Vedi tutti gli articoli