Nel cuore di Madrid, nel quartiere storico della Latina, una famiglia con due bambini ha ottenuto in tribunale quello che nessuna normativa sugli affitti brevi era riuscita a garantire finora: il rispetto della tranquillità domestica e della vita quotidiana. Un giudice ha ordinato la chiusura immediata e definitiva di dieci appartamenti turistici concentrati in un solo edificio, pur essendo formalmente autorizzati, poiché è stato dimostrato che arrecavano “gravi danni alla dignità e ai diritti fondamentali dei vicini”. La sentenza, emessa alla fine di giugno, segna un punto di svolta nelle politiche urbane spagnole contro la diffusione incontrollata degli alloggi destinati ai turisti.
La sentenza che cambia la lotta agli affitti brevi: a Madrid chiusi dieci appartamenti per tutelare i residenti
L’edificio oggetto della sentenza conteneva circa 60 appartamenti, di cui almeno 40 trasformati in affitti turistici gestiti da società private. Secondo la documentazione presentata dalla famiglia, i disagi erano continui e sistematici: rumori notturni, sporcizia negli spazi comuni, vandalismi, molestie e situazioni ripetute di violazione della privacy. Il giudice ha riconosciuto che la convivenza con decine di turisti di passaggio, spesso dediti a feste e comportamenti molesti, ha compromesso il diritto al riposo, alla salute mentale e alla serenità familiare. Ha inoltre sottolineato che “il diritto di proprietà, per quanto tutelato, non può essere esercitato a scapito dei diritti altrui”. La proprietà degli immobili è stata condannata anche al risarcimento di circa 38.000 euro per danni morali, soprattutto nei confronti dei minori.
Un precedente che potrebbe moltiplicarsi
L’importanza della sentenza non sta soltanto nell’esito pratico — la chiusura degli alloggi — ma nel principio stabilito: l’impatto sulla vita dei residenti può avere maggiore peso delle autorizzazioni amministrative. Di fatto, si apre la possibilità per altre famiglie di intentare azioni legali simili. Gli avvocati coinvolti nel caso parlano già di un’ondata di nuove cause. Il Comune di Madrid aveva finora limitato il numero degli affitti brevi solo in alcune zone, ma questa sentenza si inserisce in un contesto più ampio di frustrazione popolare nei confronti del turismo di massa e della trasformazione dei centri storici in dormitori per vacanzieri.
Gentrificazione e turismo: un fenomeno globale
La vicenda di Madrid rispecchia una tensione ormai evidente in tutte le grandi città europee. Gli affitti brevi, favoriti da piattaforme come Airbnb, hanno contribuito alla gentrificazione dei centri urbani: le case vengono sottratte all’offerta residenziale, i prezzi salgono, i residenti storici sono spinti a trasferirsi in periferia e le comunità si svuotano. In città come Lisbona, Barcellona, Berlino, Parigi e Roma, le proteste contro questo processo si sono fatte sempre più forti. A Lisbona è stato introdotto un blocco delle nuove licenze turistiche, mentre Berlino ha previsto limiti rigidi sull’uso degli appartamenti come case vacanze. A Roma, il dibattito è in corso, ma manca ancora un intervento strutturale a livello nazionale.
L’Italia e l’assenza di una normativa nazionale
In Italia, le norme sugli affitti brevi sono frammentate e spesso inefficaci. Alcune città cercano di reagire con ordinanze locali o vincoli urbanistici, ma senza un vero coordinamento. Firenze ha tentato di vietare i nuovi affitti brevi nel centro storico, ma ha dovuto fare i conti con ricorsi e limiti giuridici. Venezia ha introdotto una tassa di accesso per i turisti giornalieri, ma la misura ha suscitato polemiche e resta di dubbia efficacia sulla questione abitativa. La mancanza di una legge nazionale capace di distinguere tra l’ospitalità occasionale e l’attività speculativa sistematica consente un’espansione senza controllo delle case vacanza, che in molti quartieri supera l’offerta di case in affitto per residenti.
Un possibile cambio di paradigma
La sentenza di Madrid potrebbe indicare una strada alternativa: l’azione giudiziaria basata sui diritti costituzionali dei cittadini, piuttosto che sulle licenze amministrative. In mancanza di una regolamentazione efficace, i tribunali potrebbero diventare l’ultimo baluardo per la tutela della vita urbana. Ma questo comporta costi, tempi e incertezza. La vera sfida, per le democrazie europee, è trovare un equilibrio tra la libertà economica e il diritto alla città: garantire il turismo come risorsa senza sacrificare la possibilità di vivere, crescere figli, riposare e partecipare alla vita quotidiana nei centri urbani. Il caso spagnolo mostra che questo equilibrio è ancora lontano dall’essere raggiunto.