Un’accusa del 1996 sepolta dall’Fbi e riemersa trent’anni dopo.
“Ho aspettato trent’anni, ora nessuno potrà più chiamarmi bugiarda”. La voce di Maria Farmer si spezza quando scopre che, tra le migliaia di carte desecretate dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, c’è anche la sua denuncia del 3 settembre 1996. Un documento che accusa Jeffrey Epstein di pedopornografia e minacce, rimasto per decenni inascoltato.
Secondo Farmer, se quelle accuse fossero state prese sul serio, oltre mille ragazze avrebbero potuto essere risparmiate dagli abusi. Tra loro anche la sorella minore Annie, appena sedicenne quando finì nella rete del finanziere e della sua complice.
Una denuncia archiviata e il peso del silenzio
La documentazione resa pubblica nel dicembre 2025 conferma che l’Fbi ricevette la segnalazione ma non avviò indagini significative. Per anni le sorelle Farmer hanno sostenuto di essere state ignorate, se non apertamente screditate. In più occasioni, hanno raccontato di investigatori che le avrebbero accusate di essersi inventate tutto.
“Mi sento in parte vendicata, ma il cuore resta spezzato. L’Fbi dovrebbe vergognarsi”, ha dichiarato Maria Farmer dopo la diffusione delle carte, parole riportate da agenzie internazionali e rilanciate dalla stampa statunitense il 20 dicembre 2025.
Dall’arte all’incubo
Negli anni Novanta Maria Farmer studiava alla New York Academy of Art, dove Epstein sedeva nel consiglio direttivo. Era una presenza costante: visitava gli studi, partecipava agli eventi, osservava gli studenti. Nel 1995, in occasione della mostra di fine corso, la direzione della scuola la incoraggiò a vendere un suo dipinto al finanziere e a Ghislaine Maxwell.
L’opera, ispirata a un celebre quadro di Degas noto anche come Lo stupro, raffigurava un uomo che osserva una donna nuda su un divano. Dopo forti pressioni, l’artista accettò la vendita. Da quel momento iniziò la discesa: inviti, viaggi, un incarico come consulente d’arte e, infine, le molestie.
Minacce e pedopornografia
Nella denuncia del 1996 Farmer racconta che Epstein le avrebbe sottratto fotografie di nudo delle sue sorelle minori, scattate per motivi artistici, e che le avrebbe chiesto di fotografare giovani ragazze in piscina. Alla sua resistenza sarebbero seguite minacce esplicite, tra cui quella di incendiarle la casa se avesse parlato.
Da allora, ha raccontato, la paura è diventata una compagna quotidiana. “Ho vissuto nel terrore per anni”, ha spiegato in interviste rilasciate alla stampa americana tra il 2019 e il 2025.
Il contesto politico e le nuove rivelazioni
Le sorelle Farmer sono state anche tra i volti più visibili della battaglia delle vittime a Capitol Hill, che ha portato all’approvazione della legge per la divulgazione dei file legati al caso Epstein. Una svolta arrivata dopo la morte del finanziere in carcere nel 2019 e la condanna di Ghislaine Maxwell nel 2021.
Le nuove carte, analizzate da testate come il New York Times e il Washington Post tra dicembre 2024 e dicembre 2025, mostrano una catena di omissioni che ha permesso a Epstein di continuare indisturbato per anni.
Una verità che chiede giustizia
Oggi la storia di Maria Farmer non è più una voce isolata. È un atto ufficiale, nero su bianco, che conferma come un allarme precoce sia stato ignorato. Una denuncia che avrebbe potuto cambiare tutto e che ora riapre il dibattito sulle responsabilità delle istituzioni.