Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha pronunciato parole nette sul conflitto israelo-palestinese che infuria ormai da mesi nella Striscia di Gaza, facendo migliaia di vittime civili, soprattutto tra la popolazione palestinese. “La situazione a Gaza è inaccettabile”, ha dichiarato in un passaggio del suo intervento di fronte ai rappresentanti istituzionali, ribadendo con forza che la soluzione dei due Stati, israeliano e palestinese, resta l’unica via credibile per garantire la pace e la sicurezza nella regione.
Mattarella: “Inaccettabile la situazione a Gaza”, il richiamo alla pace divide la politica
Il capo dello Stato ha voluto così rilanciare il messaggio già lanciato nei mesi scorsi: non c’è alternativa negoziale seria al riconoscimento reciproco e alla coesistenza di due popoli in due entità statuali distinte.
Un richiamo che assume valore politico internazionale
Le parole del Presidente non sono semplicemente un gesto formale o un commento su una crisi lontana: assumono un peso specifico dentro l’architettura diplomatica italiana ed europea. Con la sua dichiarazione, Mattarella si iscrive nel solco di una tradizione istituzionale che, a partire dagli anni Novanta, ha sempre sostenuto la necessità di una soluzione equa al conflitto mediorientale, in linea con le risoluzioni delle Nazioni Unite. La tempistica dell’intervento non è casuale: la crisi a Gaza si aggrava di giorno in giorno, mentre la comunità internazionale fatica a trovare una voce unitaria. Il presidente italiano cerca dunque di colmare quel vuoto, ponendo il tema al centro dell’agenda morale e politica.
Il cardinale Pizzaballa: “Nella Striscia si vive una disumanità quotidiana”
A queste parole si aggiungono quelle durissime del Patriarca di Gerusalemme dei Latini, cardinale Pierbattista Pizzaballa, figura centrale nel dialogo interreligioso tra cristiani, ebrei e musulmani nella città santa. “Ciò che accade nella Striscia è disumano”, ha detto con fermezza, riferendosi alle condizioni in cui vive la popolazione palestinese: bombardamenti continui, ospedali distrutti, accesso limitato all’acqua potabile e alle medicine. La condanna, pur non rivolta direttamente a Israele, ha un destinatario implicito evidente: il governo di Benjamin Netanyahu e la sua strategia militare, che il Patriarca accusa di avere oltrepassato ogni limite. Il suo intervento, pronunciato nel corso di una conferenza ecumenica a Gerusalemme, ha avuto un’eco immediata nei media arabi ed europei.
La reazione della politica italiana: silenzi e distinguo
L’intervento del Quirinale ha raccolto ampio consenso, ma ha anche diviso. Mentre i partiti del centrosinistra – a partire dal Partito Democratico – hanno salutato le parole del Capo dello Stato come un atto di responsabilità internazionale, alcune forze del centrodestra si sono mostrate più caute. Fratelli d’Italia, pur non commentando ufficialmente, fa trapelare riserve sull’opportunità di un messaggio così netto in un momento in cui l’Italia rafforza i rapporti strategici con Israele, anche sul piano della sicurezza e dell’energia. La Lega, da parte sua, resta silente, mentre Forza Italia si limita a ribadire la necessità di “una soluzione diplomatica duratura”, senza esplicitare appoggio alla formula dei due Stati. La divergenza riflette le tensioni interne alla maggioranza sul dossier mediorientale, da sempre tema sensibile e divisivo.
Un appello alla coerenza tra diritti e politica estera
Dietro l’intervento di Mattarella c’è anche un richiamo più profondo al principio di coerenza che dovrebbe guidare ogni politica estera democratica. L’Italia, che da tempo si propone come ponte tra l’Europa e il Mediterraneo, non può – questo il senso implicito del suo discorso – tacere di fronte alla sistematica violazione dei diritti umani in atto nella Striscia. Il presidente non entra nel merito delle responsabilità dirette, ma insiste su un dovere universale: tutelare i civili, in particolare i bambini, e rifiutare ogni forma di escalation militare che annienti la possibilità stessa di un futuro condiviso.
Il peso delle parole in un quadro geopolitico in fermento
Le dichiarazioni istituzionali, specie quando provengono dal Colle, si misurano anche per ciò che provocano a livello internazionale. L’intervento di Mattarella è stato rilanciato dai principali media europei e ha ricevuto attenzione anche in Israele, dove tuttavia prevale la linea dura del governo Netanyahu. Le diplomazie si muovono in equilibrio tra le pressioni interne e gli interessi strategici, ma un messaggio come quello lanciato dal Quirinale contribuisce a mantenere viva un’idea di soluzione politica che, pur oggi lontana, rappresenta ancora per molti l’unico scenario civile possibile.
Un gesto che segna la distanza tra l’Italia istituzionale e quella governativa
Infine, va segnalato che l’intervento del Presidente della Repubblica si colloca in un momento in cui la politica estera italiana appare sempre più concentrata su temi di breve periodo: migranti, rotte energetiche, partenariati economici. L’iniziativa del Quirinale riporta invece l’attenzione su una questione di lungo respiro che interroga i valori fondanti della Repubblica, dall’articolo 11 della Costituzione – che ripudia la guerra – al principio di solidarietà internazionale. Mattarella si conferma così interprete di un ruolo super partes che, però, non rinuncia a essere guida morale nei momenti in cui il silenzio sarebbe complicità.