Melisso (Fineco Asset Management): "Rispettato il Dna di Fineco, fatto di efficienza, attenzione ai clienti e trasparenza sul pricing"

- di: Redazione
 
Una realtà di gestione del risparmio nata poco più di tre anni fa, ma già diventata un punto di riferimento nel mercato italiano, grazie alla capacità di creare tempestivamente soluzioni di investimento su misura in base alle necessità del risparmiatore. Parliamo di Fineco Asset Management, società irlandese di gestione del risparmio interamente partecipata da FinecoBank e guidata sin dalla nascita, a luglio 2018, da Fabio Melisso, Chief Executive Officer. In questa intervista, Melisso ci racconta il percorso di crescita sostenibile di FAM, le caratteristiche che ne hanno decretato il successo e l’apprezzamento tra i risparmiatori, e le prospettive future.

Intervista a Fabio Melisso, Ceo di Fineco Asset Management

Dottor Melisso, come nasce il progetto di Fineco Asset Management in seno al Gruppo Fineco?
Da una precisa scelta di FinecoBank, la nostra controllante, che ha puntato da sempre su un’ampia piattaforma aperta che oggi conta oltre 6.500 fondi di investimento di circa 70 case di gestione internazionali. Con FAM abbiamo integrato questa offerta ottimizzandola, grazie a un pieno controllo della catena del valore e un continuo monitoraggio del rischio. Creando da zero la società, dai processi di business all’intera piattaforma operativa, abbiamo rispettato il Dna di Fineco, fatto di efficienza, attenzione alle esigenze dei clienti, e soprattutto trasparenza sul pricing. Oggi possiamo affermare di aver aggiunto valore ai tre attori principali del nostro business: clienti, consulenti e azionisti Fineco.

Da cosa deriva la scelta di creare Fineco Asset Management basandola a Dublino?
Fineco Asset Management ha posto fin dall’inizio al centro della sua crescita l’obiettivo di contribuire alla diversificazione e al miglioramento dell’offerta di FinecoBank, assicurando qualità ed eccellenza su tutti i prodotti/servizi a favore dei clienti.
L’Irlanda, e Dublino in particolare, non poteva che essere la sede più adatta per molteplici ragioni, a partire dalla dimensione che ha raggiunto qui l’industria dell’asset management. È un ecosistema che mette a disposizione servizi e provider dedicati e specializzati, oltre a garantire robustezza e chiarezza da parte degli organi di vigilanza. Infine, grazie all’ampiezza del mercato del lavoro in questo segmento, è possibile attrarre talenti provenienti da esperienze differenti, caratterizzati da una forte multiculturalità e di grande valore professionale.
Personalmente, sin dai primi mesi di presenza sul territorio irlandese ho constatato un ambiente estremamente fertile per la nostra industria, ideale per permettere a FAM la crescita che si è poi verificata, e le condizioni più adatte per sviluppare il nostro modello innovativo.

Come si compone oggi il vostro team?
Abbiamo recentemente trasferito i nostri uffici di Dublino perché la crescita è stata impetuosa anche dal punto di vista dei nuovi collaboratori. Oggi contiamo oltre 47 professionisti, 18 tra gestori e analisti, che rappresentano 10 Paesi, a riprova della bontà della scelta di basarci qui. Come detto, l’Irlanda offre condizioni ideali per sviluppare sia l’attività di gestione che le nostre progettualità di crescita. Tanto che in soli tre anni siamo riusciti a vedere approvati oltre 100 nuovi prodotti in gestione.

Cosa ci può raccontare del vostro percorso?
Siamo nati a luglio 2018 e in questo breve lasso di tempo ci siamo trovati ad affrontare sfide decisive per il settore finanziario e per il sistema economico in generale, ottenendo un’approvazione decisa da parte della clientela. Si sono susseguite novità legislative come l’introduzione di MiFID II, fasi di mercato complesse, tra cui il secondo semestre del 2018 che è stato tra i più complicati della storia recente, con tutte le classi di attivo colpite da movimenti generalizzati al ribasso, e, infine, dopo un 2019 positivo per i mercati, la pandemia da Covid-19 che ancora oggi continua a monopolizzare le nostre vite. Lungo questa strada siamo riusciti a crescere costantemente, in maniera sostenibile e organica, sempre ascoltando il risparmiatore tramite la rete dei consulenti finanziari di FinecoBank e proponendo tempestivamente soluzioni di investimento capaci di rispondere alle sue esigenze e al contesto di mercato del momento.

Può farci qualche esempio?
All’inizio del 2020, in un periodo caratterizzato da bassi tassi di interesse che hanno reso meno attraente il mercato obbligazionario, abbiamo proposto la gamma Global Defence: fondi che investono sui titoli di Stato italiani e sulle obbligazioni dei principali istituti di credito europei; quindi, con un grado di rischio contenuto, e che al tempo stesso potevano rispondere all’interesse del risparmiatore italiano per i prodotti a cedola. Un richiamo a quel flusso cedolare che garantivano i Bot, a cui le famiglie erano abituate, reso attuale da una soluzione moderna che permette di proteggere la propria liquidità, valorizzandola e ottenendo una cedola annuale attesa dell’1% già al netto delle commissioni. Grazie a questa soluzione anche gli investitori intenzionati a mantenere un approccio cauto o che si avvicinano ai mercati per la prima volta hanno potuto mettere a frutto i propri risparmi. Un altro esempio è la famiglia Target: prodotti a decumulo, basati su un meccanismo che automatizza l’investimento. Il capitale è inizialmente investito su un fondo monetario o obbligazionario in grado di fornire già un primo rendimento, e gradualmente viene collocato in un arco di tempo da 3 a 5 anni su fondi azionari globali o di settore, come per esempio la sostenibilità o i trend che caratterizzano lo sviluppo del prossimo futuro, chiamati MegaTrend. Sono soluzioni particolarmente adatte per non subire, ma anzi sfruttare, la volatilità dei mercati, mettendosi al contempo al riparo da quei rischi studiati dalla finanza comportamentale. Queste soluzioni innovative si fondano su un approccio sistematico e quantitativo e puntano a cogliere le situazioni di mercato più favorevoli per accelerare (effetto Boost) il processo di progressiva trasformazione del capitale investito verso il portafoglio azionario, approfittando della riduzione dei prezzi per incrementare la propria esposizione, e avvantaggiarsi così al momento del rimbalzo successivo.

A livello di numeri, come sta andando Fineco Asset Management?
Gestiamo al momento oltre 23 miliardi di euro di masse, che rappresentano per noi un grande orgoglio ma allo stesso tempo una grande responsabilità: sappiamo che rappresentano il frutto dei sacrifici di chi rinuncia oggi a consumare, per risparmiare per il futuro. I primi 9 mesi del 2021 sono stati molto positivi. Dalla sola clientela retail abbiamo raccolto 3 miliardi, raddoppiando quanto registrato nello stesso periodo del 2020.

Guardando all’attualità, crescono le preoccupazioni sul ritorno dell’inflazione. Quali sono le ricadute e come possiamo proteggerci?

Dopo mesi di ridotta attività economica per la pandemia, la ripartenza è stata tanto rapida sul lato della domanda da rendere faticosa la risposta dell’offerta: ne è derivata una rapida ascesa dei prezzi, in particolare di materie prime, energia e noli marittimi. Inoltre, il sostegno alle economie da parte di Governi e Banche centrali con politiche fiscali e monetarie accomodanti ha creato una ingente massa di liquidità, favorendo uno scenario in cui le aspettative d’inflazione sono aumentate. L’inflazione riduce il valore dei risparmi sul conto corrente, e in Italia in particolare i depositi sono aumentati negli ultimi due anni: per questo investire in questo momento diventa una necessità. La teoria economica ci insegna che tra gli investimenti più adatti a questo periodo ci sono per esempio le obbligazioni indicizzate all’inflazione, o i beni reali, tra cui le materie prime. Con Global Inflation Response, offriamo una soluzione adatta a questo periodo che non ha il solo scopo di proteggere dall’inflazione, ma riesce a sfruttarla a vantaggio del risparmiatore. Il portafoglio include, infatti, un’esposizione a diverse asset class che possono trarre beneficio da episodi inflazionistici, tra cui obbligazioni indicizzate, REIT, infrastrutture quotate, esposizione a oro e materie prime. Si punta così a generare un reddito, con un obiettivo di distribuzione annua lorda del 2%, e ad avere la flessibilità adatta a proteggere il portafoglio nei periodi di forte inflazione, grazie alla capacità del gestore di modificare costantemente l’allocazione di portafoglio in base all’evoluzione dello scenario macroeconomico.

Un altro trend che da anni caratterizza l’industria del risparmio gestito è quello della sostenibilità. Qual è il posizionamento di Fineco Asset Management su questo fronte?
Il concetto di sostenibilità ci è molto caro sin dalla nostra nascita. Siamo stati tra i primi a declinarlo sul lato dei costi, rinunciando all’imposizione di qualsiasi commissione di performance, e schierandoci esplicitamente a favore di una visione trasparente nel pieno rispetto della clientela. A nostro avviso, non è possibile limitarsi a seguire i principi ESG applicando semplicemente determinati filtri nella costruzione di un portafoglio: sono aspetti necessari ma non sufficienti. Serve una visione più ampia, incentrata sul rispetto nei confronti di quanti ci affidano i loro risparmi.

Infine, cosa vede nel futuro di Fineco Asset Management?
Il prossimo futuro sarà determinante per noi, in quanto ci stiamo preparando a lanciare molte nuove soluzioni che puntano su sostenibilità e sui mercati azionari. Vogliamo continuare a fornire in maniera efficiente e tempestiva soluzioni di investimento innovative che rispondano alle reali necessità dei risparmiatori nella fase di mercato che si trovano ad affrontare. Per farlo ci affidiamo sia all’ascolto attivo delle loro esigenze, tramite la rete dei consulenti Fineco, sia alla continua evoluzione delle nostre capacità di gestione.
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