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Meloni tra Washington e Bruxelles: l’Italia si candida a mediatrice nei dazi

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Meloni tra Washington e Bruxelles: l’Italia si candida a mediatrice nei dazi
Giorgia Meloni rilancia l’ambizione italiana di fungere da ponte strategico tra le due sponde dell’Atlantico. In un contesto di crescenti tensioni commerciali tra Stati Uniti e Unione Europea, la presidente del Consiglio ha avviato un nuovo colloquio con Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, per rafforzare il fronte comune europeo e mantenere aperto il canale diplomatico con Washington. “L’Italia è un Paese che crede nel dialogo transatlantico, lo promuove e lavora per rafforzarlo”, ha dichiarato Meloni, riaffermando una linea politica che ambisce a coniugare la fedeltà euro-atlantica con una postura autonoma e propositiva.

Meloni tra Washington e Bruxelles: l’Italia si candida a mediatrice nei dazi

Il rischio di una nuova stagione di dazi reciproci è tornato a farsi concreto, alimentato da divergenze su politiche ambientali, incentivi all’industria e standard tecnologici. Il pacchetto di sussidi verdi introdotto dagli Stati Uniti con l’Inflation Reduction Act, unito alle recenti misure difensive europee su alcune produzioni sensibili, sta creando un terreno di potenziale scontro commerciale. In questo scenario, Meloni ha ribadito la necessità di “coesione europea” e “voce unica dell’Unione nei confronti degli alleati americani”, evitando derive protezionistiche e rafforzando piuttosto una collaborazione industriale sostenibile e strategica.

Un asse Roma-Bruxelles per contenere Washington

Il colloquio con von der Leyen arriva in un momento cruciale, non solo per i rapporti economici globali ma anche per gli equilibri interni all’UE, in vista delle elezioni europee di giugno. Meloni si muove con attenzione: da un lato riafferma il sostegno all’industria europea e alla necessità di non cedere a pressioni esterne; dall’altro, evita lo scontro diretto con gli Stati Uniti, proponendo l’Italia come interlocutore privilegiato e costruttivo.

Le critiche dell’opposizione

L’opposizione italiana, però, non ha accolto con favore il protagonismo di Meloni sulla scena internazionale. Dal Partito Democratico arrivano accuse di ambiguità e subalternità alla linea trumpiana. “Meloni non ha soluzioni sui dazi perché è ideologicamente allineata a Trump e ai suoi metodi coercitivi”, ha attaccato Elly Schlein, evidenziando il rischio che l’Italia perda autonomia nelle scelte strategiche di lungo periodo. Anche il Movimento 5 Stelle ha accusato la premier di utilizzare il tema dei dazi come vetrina diplomatica senza avere una reale capacità negoziale nei tavoli che contano.

L’identità internazionale del governo

Questa tensione tra ambizione di mediazione e sospetto di allineamento ideologico è uno dei nodi centrali della politica estera del governo Meloni. La sua strategia appare oggi concentrata sulla costruzione di un’identità internazionale dell’Italia che non sia solo quella di un Paese membro dell’UE, ma anche di un attore rilevante e capace di iniziativa autonoma nel rapporto con gli Stati Uniti. Il governo cerca così di collocarsi in una posizione di equilibrio dinamico, giocando sull’asse Roma-Bruxelles-Washington e sperando che il suo ruolo di interlocutore venga riconosciuto da entrambi i poli della crisi commerciale.

Una visione geopolitica in evoluzione

L’Italia melonianamente concepita non si limita a essere “ponte” geografico ma aspira a diventare cerniera politica tra due mondi sempre più distanti per interessi e strategie. Ma l’equilibrismo diplomatico richiede coerenza e forza contrattuale: doti che, secondo gli analisti, vanno ancora dimostrate. Per ora, l’Italia si propone. La prova vera sarà nella capacità di influenzare realmente le scelte e non restare un semplice spettatore del duello tra Bruxelles e Washington.
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